LA GUERRA DEGLI DEI
Parte 1:
Intelligenza militare
La
conoscenza è potere.
Francesco
Bacone
Epoch ha predetto che qualcuno tenterà di ucciderla per
impossessarsi della Coscienza Cosmica. Quasar ha scoperto che l’assassino proviene
dal Sistema Solare e che le sue origini hanno qualcosa in comune con il
precedente Assassino Cosmico, Maelstrom.
Il messaggio di Deathurge, per quanto
oscuro, aveva una conseguenza chiara: Quasar doveva tornare sulla Terra.
Non che avesse bisogno di convincersi
troppo. Prima di tornare, però, doveva svolgere un ultimo compito.
Fece un salto quantico in prossimità di
tutti i pianeti del Sistema Solare e creò delle boe di segnalazione, che lo
avrebbero avvisato se avessero rilevato delle energie anomale. Il principio era
lo stesso secondo cui un tempo aveva creato una rete di sorveglianza attorno
alla Terra (che era ancora attiva, ma non gli segnalava più automaticamente
ogni intrusione).
La sola vista del suo pianeta natale dopo
tanto tempo quasi lo fece piangere dalla gioia di essere di nuovo a casa.
Impaziente di tornare a casa, volò fino a New York ed
atterrò sulla Statua della Libertà. New York non era esattamente casa sua, ma
era l’ultimo posto che aveva considerato tale. In lontananza poteva vedere il
Four Freedoms Plaza, dove un tempo aveva la sua azienda. Sulla sua cima non
c’era più il grande quattro,e se è per questo nemmeno il suo ufficio. L’ultima
volta che era stato sulla Terra, pochi mesi prima, aveva saputo che il palazzo
era stato gravemente danneggiato dai Signori del Male, che avevano cambiato
nome in Thunderbolts. La prima cosa che fece fu recarsi alla base dei
Vendicatori. Il lavoro veniva prima di tutto.
Una volta davanti alla porta mostrò la sua tessera di
identificazione ad un sensore e disse:
-Quasar, Vendicatore di riserva. Tessera di riconoscimento
numero 571 600 2.
Vi fu un breve ronzio che indicava l’accettazione del codice
e poco dopo la porta si aprì, aperta da Edwin Jarvis, il maggiordomo dei
Vendicatori.
-Padron Quasar, che piacere rivederla !
-Mai quanto lo è per me, Jarvis. I Vendicatori sono in casa?
-Solo il Capitano. La prego di seguirmi…
-Certamente. Come vanno le cose sulla Terra, ultimamente?
-Se si riferisce all’attività dei Vendicatori, signore, è
stato un periodo molto movimentato. Se mi è concesso, mi hanno detto che il suo
impiego di Guardiano della Galassia la impegna molto.
-Protettore dell’Universo. Sì, è un periodo molto
movimentato anche il mio.
Erano arrivati davanti alla sala di allenamento. Capitan America
era all’interno: stava evitando dei cavi d’acciaio che stavano cercando di
bloccargli le gambe, mentre lanciava lo scudo per mettere fuori uso alcuni
droidi.
Quasar entrò nella stanza e bloccò gli altri due droidi con
delle catene di forza quantica.
-Quasar! Non mi aspettavo visite, specialmente da parte tua.
Si voltò verso di lui e lanciò lo scudo alle sue spalle, che
colpì i cavi recidendoli e rimbalzò su tre pareti per arrivare a pochi centimetri
dalla sua mano, dove lo afferrò al volo con la massima naturalezza.
-Che cosa ti porta sulla Terra, Quasar? Considerando il
genere di nemici che tratti, spero che tu non abbia bisogno di aiuto.
-Beh...veramente sì, signore.
-Chiamami Cap. Dopo il problema con Justice non voglio che
neanche tu ti crei dei complessi di inferiorità.
-Justice? Il ragazzo che alla riunione di tutti i
Vendicatori mi ha chiesto un autografo?
-Sì, lui e Firestar sono entrati nella squadra quando tu te
ne sei andato.
-Wow.Mi piacerebbe molto che questa fosse una visita di
cortesia, Cap, ma vorrei consultare gli Archivi.
-Va bene. Anche se credevo che il tuo amico cosmico, Eon,
fosse in grado di avere qualunque informazione.
-Epoch ha grandi risorse, sign…Cap, ma vorrei dare
un’occhiata al quadro generale.
-D’accordo. Ti senti bene, Quasar? Mi
sembri un po’ disorientato. Come vanno le cose nello spazio?
-Bene, Cap. Non è niente. E’ solo il dovermi riabituare al
pensiero di essere sulla Terra.
Quasar consultò gli archivi per più di un’ora, prima di
partire. Prima che si alzasse in volo, si voltò e chiese a Cap:
-Cap, volevo farti una domanda. Senti mai che il tuo compito
sia troppo difficile?
-Ogni giorno. Ma poi capisco che nessun altro può fare il
mio stesso lavoro e mi sforzo per far sì che la fiducia che la gente ripone in
me non sia sprecata. Tu fai un buon lavoro, Quasar. Dovresti essere fiero di te
stesso. Noi lo siamo.
-Grazie, Cap. Questo significa molto per me.
Quasar passò il resto della giornata a far visita a sua madre
in Wisconsin ed al suo ex dipendente Kenjiro Tanaka.
-Sembra che le cose ti siano andate bene, Ken.
-Credo di sì, capo. Dopo che Kayla e H.D se ne sono andate
dopo quella storia cosmica ero rimasto solo io alla Vaughn Security Systems.
Per un po’ ho fatto fatica a trovare lavoro, ma quando Stark ha fondato la
Stark Solutions e ha scoperto che io ero un dipendente di Quasar mi ha assunto
al volo…anche se poi ho cambiato ditta, le mie referenze erano delle migliori.
-Almeno la ditta ha dato qualche frutto, alla fine. Pensavo
che…
-Tutto okay, capo?
-Si, Ken. Ho ricevuto una chiamata mentale…devo andare, ma
ti prometto che cercherò di tornare più spesso.
-Ehi, il cosmo prima di tutto, no?
Salutami Kayla quando la vedi!
Quasar aveva riconosciuto la chiamata
mentale che aveva ricevuto. Non aveva alcun bisogno di rintracciare la chiamata
dato che sapeva benissimo da dove proveniva. Gli ci vollero quasi due ore per
giungere a destinazione ma ora poteva finalmente vedere chiaramente le montagne
della Grecia. In lontananza si poteva vedere il mitico monte Olimpo, la dimora
degli dei.
Ma non erano quelli gli dei che stava
cercando. Si avvicinò ad una delle valli ed emise un particolare segnale
energetico.
Quasi istantaneamente nell’aria apparve
una forte luce gialla, della grandezza di un uomo.
Quasar la attraversò e davanti a sé non
vide più la valle ma una grande città, i cui palazzi erano persino più maestosi
di quelli che aveva visto su Titano.
Quella era Olympia, la più antica città
del pianeta, anche se pochi esseri umani ne erano a conoscenza.
La città aveva oltre venticinquemila anni
ma il suo aspetto era sempre imponente. Le strade erano deserte, come lo erano
da alcuni anni ormai. La razza che abitava quella città era composta da una sottospecie
della razza umana, gli Eterni, i cui corpi sono potenziati dall’energia
cosmica.
Per una frazione di secondo Quasar sentì
un acuto sibilo e vide una macchia rossa muoversi in lontananza. Fece appena in
tempo a notarla perché quella macchia era un Eterno, Makkari, che passò da
quattrocento a zero chilometri orari più in fretta di quanto l’occhio potesse
vedere.
-Quaze! Da quanto tempo!
Makkari lo abbracciò calorosamente e gli
diede una pacca sulle spalle.
-Lo sapevo che prima o poi saresti tornato!
Dì, hai salvato l’Universo di recente?
-Un paio di volte, sì. Come hai fatto a
capire che ero sulla Terra?
-E’ stata Thena ad avvertire la tua
presenza, ed appena l’ho saputo ti ho mandato un messaggio telepatico.
-Credevo avessi perso tutte le tue capacità
Eterne quando ti sei concentrato sulla tua velocità.
-Storia vecchia! Mi sono solo dovuto
allenare un po’. Allora, che si fa adesso? Acchiappiamo un supercriminale?
Andiamo a cercare un paio di ragazze? So che Sersi sta dando una festa a New
York!
-Come sempre, no? Beh, già che sono qui
tanto vale portarmi avanti col lavoro.
-Sempre a proteggere l’Universo, Q-Man? Da
chi, stavolta?
-Non lo so. C’è un altro Assassino
Cosmico.
-Brutta faccenda. L’ultimo per poco non ci
uccideva. Anzi, se non ricordo male l’ha fatto.
-Già. Il fatto è che mi servono
informazioni e…
-Allora ti serve dare un’occhiata alla
Sala della Conoscenza. Scommetto che arrivo prima io!
Si allontanò oltre l’orizzonte alla
massima velocità. Per qualche minuto era come se gli ultimi mesi passati da
solo nello spazio non fossero mai trascorsi. L’entusiasmo di Makkari era
decisamente contagioso.
Volò alla massima velocità seguendo la
scia lasciata da Makkari, senza peraltro riuscire a stargli dietro.
Probabilmente a Makkari quella città era più
familiare che a chiunque altro, ma a Quasar tutti gli edifici sembravano
uguali.
Trovò Makkari dentro un edificio dalla
porta aperta. All’interno vi erano diversi computer giganteschi e dai
meccanismi incomprensibili. Makkari era seduto ad uno dei terminali, tenendo i
piedi sulla tastiera.
-Ce ne hai messo di tempo. Allora, che ti
serve?
-Non lo so di preciso. Lo Straniero mi ha
detto che l’Assassino ha avuto origine nel Sistema Solare.
-Hmmm. Questo include un sacco di gente.
Non hai altre informazioni?
-Dammi tutte le informazioni che avete su
Maelstrom. Deathurge dice ha qualcosa in comune con il nuovo Assassino.
-Allora…figlio dell’Inumano Phaedar e
della Deviante Morga…presunto padre di Ransak…
-Questo non lo sapevo.
-Ci è stato rivelato da lui dopo un
tentativo di resuscitarlo che è fallito. Non è che ne siamo poi così convinti…
Maely non era proprio un santo…
-Per fortuna Maelstrom non può essere
resuscitato in nessun modo: la sua morte, come quella di Eon, faceva parte di
un patto tra le maggiori entità cosmiche.
-Sì, ma questi particolari iper-cosmici li
lascio a te, Quaze.
-Comunque in questi archivi non c’è niente
che già non sapessi. La battaglia con la Cosa, quella con i Vendicatori…non mi
viene in mente niente.
A meno che…Deathurge ha parlato di
origini. Maelstom era il figlio di un Inumano e di una Deviante, no? Ce ne sono
altri?
-Non che io sappia. Cercherò…
-Non c’è bisogno di cercare, Makkari.
Era la voce stentorea di Ikaris, l’attuale
leader degli Eterni. Al suo fianco c’era la leader precedente, Thena, la figlia
del padre storico degli Eterni, il defunto Zuras.
-Non ci sono altri ibridi del genere.
-Non essere così duro, Ikaris. Quasar, mi
dispiace non averti ricevuto con gli onori dovuti al Protettore dell’Universo.
-Non fa niente. Quindi secondo voi la mia
idea di base è errata?
-Assolutamente.
-Non far caso a faccia-di-pietra, Quaze.
-Allora escludiamo che si tratti di un
ibrido del genere. Ci sono ibridi di Eterni con altre razze?
Ikaris guardò Thena con occhi minacciosi e lei distolse lo sguardo, rispondendo
ad alta voce.
-I miei figli. Sono ibridi tra Eterni e
Devianti. Ma ora vivono nel mondo esterno.
-Capisco. Non è che io li accusi, ma
sarebbe più sicuro se tornassero qui. L’Assassino potrebbe sfruttare il loro
potere.
-Come fece Ghaur, capisco. Potrebbe essere
una precauzione utile. Andrò io, e chiederò a Kro di raggiungerci.
Si allontanò di pochi passi e scomparve in
un lampo di luce, teleportandosi all’esterno di Olympia. Avrebbe fatto il
viaggio per Wundagore in volo, però, dato che un trasporto di tale portata era
decisamente stancante.
-Quali sono le intenzioni di questo
Assassino, Quasar?
-Veramente non lo so. Però mi sareste veramente utili nelle indagini.
-Perché non i tuoi compagni Vendicatori?
-Sono occupati. E’ un problema, Ikaris?
-Sì. Noi dobbiamo restare qui, a difendere
ed onorare Olympia.
-Già, certo. Non sia mai che il grande
capo metta il naso fuori da Olympia.
-Al contrario di te, Makkari, io ho delle
responsabilità. Non lascio la città ad ogni occasione.
Makkari scattò in piedi e diede un pugno a
Ikaris, senza nessun successo.
-Ho quasi venti anni più di te, Makkari, e
molta più esperienza in combattimento. Non pensare nemmeno di vincere con me.
Quasar si mise tra i due e li separò,
tralasciando il pensiero che un anno Eterno equivale a mille anni umani.
-Ehi, ehi! Calmatevi, voi due!
Makkari ed Ikaris si lanciarono
un’occhiata di sfida, e poi Makkari sfrecciò fuori dall’edifico. Quasar lo
seguì.
Si fermarono vicino ai confini di Olympia.
-Vuoi spiegarmi che accidenti è successo?
-Sei mancato per molto tempo, Quasar, ma
qui non è cambiato niente. Io e Sersi siamo gli unici a non restare sempre in
questa città, a non marcire ripensando ai gloriosi tempi passati. La verità…
Afferrò un sasso e lo lanciò in aria alla
massima velocità, lanciandolo in orbita.
-La verità è che da quando la maggior
parte di noi ha lasciato la Terra nell’Uni-Cervello ci siamo lasciati morire. E
sono anni che l’Uni-Cervello non ci contatta.
-Non è ancora detto. Potete…
-Cosa? Credi che possa fargli cambiare
idea? Sono duemila anni che ci provo! Ci siamo posti così in alto rispetto
all’umanità e non sappiamo più neanche chi siamo. Ci credevamo dei, ma chi ha
giudicato la Quarta Coorte? Gli umani, ecco chi.
Quasar gli mise una mano sulla spalla.
-Non mi avevi mai raccontato niente del
genere.
-Perché c’era sempre qualcosa da fare, un
posto dove andare…e potevo evitare di pensarci.
-Non è finita, Makkari. Avete davanti a
voi decine di migliaia di anni. Riuscirete a ricostruire la vostra civiltà.
-Credi?
-Ma non vi rendete conto di quanto siete
fortunati? Io sto perdendo gli anni migliori della mia vita a viaggiare nello
spazio a fare lavori di cui spesso non comprendo neanche il significato! Se
avessi io tutti quegli anni da vivere…
-Allora abbandona il tuo lavoro. Torna ad
essere solo un super-eroe.
-Non…non posso. Devo prima trovare
l’Assassino.
-Allora troviamolo. Io ti aiuterò.
-Lo sai che prima o poi dovrò tornare
nello spazio, e che non potrai seguirmi.
-E allora che stiamo aspettando, Q-Man?
Mentre I due si stringevano la mano,
davanti a loro atterrò Ikaris, con un volto ancora più scuro del solito.
-Che c’è, Ikaris?
-I Devianti…i Devianti stanno attaccando
la città!
-Allora, Q…sembra che ci sia un lavoro da
fare!
I Devianti avevano trovato un modo per
entrare nella città anche senza conoscere il segnale. In centinaia penetravano
in città, e dato che non c’erano mura in pratica non avevano ostacoli.
Anche se largamente surclassati, i
Devianti si stavano difendendo bene. Gli Eterni rimasti, una cinquantina,
avrebbero dovuto essere in grado di fermare un’invasione grossolana come questa
con estrema facilità.
Eppure i Devianti sembravano resistere fin
troppo bene ai colpi nemici. Quasar ne stava intrappolando diversi in varie
gabbie, mentre Makkari si sbizzarriva nell’usare un trucco diverso per ogni
Deviante.
I Devianti sembravano non sentire il
dolore dei colpi che gli venivano inferti e le loro ferite guarivano molto in
fretta.
-E’ molto strano. Questa battaglia avrebbe
dovuto concludersi da tempo ormai. Eppure stiamo facendo molta fatica a
sconfiggerli…
-Non credo, amico Ikaris- disse Karkas, un
Deviante alleato degli Eterni- più questa battaglia procede, più mi sento rinvigorito.
E guarda Ransak!
Ransak sembrava anche più rabbioso del
solito. Si accaniva contro un nemico, colpendolo diverse volte, prima di
stancarsi e di colpire il Deviante più vicino. Quasar rabbrividì all’idea che
potesse essere veramente il figlio del suo peggior nemico.
-Ransak ha ragione, Quaze! Per dieci che
ne abbattiamo, altri quindici riprendono le forze! E non stanno neanche usando
delle armi!
-E’ vero- disse Sprite, il più giovane
degli Eterni presenti, mentre volava tra i Devianti- questo non è il loro
comportamento tipico! Mi sarei aspettato un’orda del genere, ma composta di
mutati!
-Qui c’è qualcosa che non quadra, questo è
ovvio.
Quasar volò verso l’alto per qualche
decina di metri per essere sicuro di non essere disturbato dai Devianti.
-Mi sta venendo il sospetto che questi non
siano Devianti. Sarà meglio analizzarli…
Le Bande Quantiche risplendettero per
qualche secondo prima di dare il loro risultato, decisamente inaspettato.
-Questi sono veramente Devianti, ma…stanno
usando dell’energia cosmica? Non credevo fosse possibile!
Ikaris lasciò il campo di battaglia e volò
verso Quasar.
-I tuoi dati devono essere falsi, Quasar.
I Devianti non sono stati progettati geneticamente per assimilare l’energia
cosmica come noi.
-Forse non sono stati progettati per
farlo, ma è quello che sta accadendo. Potrei assorbire la loro energia, ma
rischierei di ucciderli…
-Se solo Thena fosse qui, potrebbe
facilmente renderli inoffensivi. Io sono più inesperto in questo genere di
cose. D’altra parte…Sprite!
Era un ordine chiaro. Sprite lasciò stare
i Devianti che stava combattendo e volò verso di lui.
-Che c’è, capo?
-Questi Devianti stanno usando
dell’energia cosmica. Quasar può assorbirla, ma tu dovrai preservare i loro
corpi. Io proteggerò Karkas e Ransak.
-E perché dovrei? Dov’è il divertimento?
-Fallo e basta!
-Okay, okay…Puoi cominciare, Quasar. La
battaglia era veramente noiosa.
Quasar si concentrò e dai corpi dei
Devianti fuoriuscì l’energia cosmica, sotto forma di una serie di aree
circolari nere che si muovevano come bolle in mezzo a luce gialla. L’energia si
concentrò nelle Bande e fu trasportata nella vastità della Zona Quantica. I
Devianti caddero facilmente sotto i colpi degli Eterni, mentre Makkari raccolse
quelli svenuti e li concentrò in una delle molte piazze.
-Devo ringraziarti per il tuo aiuto,
Quasar. Avremmo fatto molta più fatica se tu non fossi stato qui.
-Che ne farete dei Devianti?
-Probabilmente li lasceremo andare. Questi
attacchi si sono ripetuti diverse volte nei secoli ma non hanno mai causato
seri danni, ed in fondo non possono fare niente per sconfiggerci. D’altra
parte, anni fa imprigionammo diverse decine di loro in un blocco solido di
materia, in seguito portato nello spazio dall’Uni-Cervello.
Quasar e Makkari si lanciarono un’occhiata.
-Io sono un po’ più preoccupato di te,
Ikaris. I Devianti erano già pericolosi, se iniziano anche ad essere potenziati
dall’energia cosmica…Ed inoltre ho rintracciato un qualche tipo di segnale
proveniente da Lemuria, la capitale Deviante.
-Credo che dovremmo investigare, Quaezy.
-Verrò anch’io.
-Senza offesa Ikaris, ma credo che sia
meglio se andiamo noi due. Servirà molta, molta discrezione.
-Forza, Q-Man!
Makkari iniziò a correre e fu subito oltre
l’orizzonte.
-Un’ultima cosa, Ikaris. Proteggete i
figli di Thena, temo che questo possa essere un sistema per distrarci.
Si udì un forte vento e Makkari tornò,
fermandosi tra Ikaris e Quasar, dicendo a quest’ultimo:
-Tu non vieni?
Note
L’ultima volta in cui Quasar ha incontrato
Capitan America e i Vendicatori è stato su Iron Man & I Vendicatori #1-4,
l’ultima apparizione di Quasar prima di questa serie.
Maelstrom ha tentato di resuscitare in un
numero inedito di Fantastic Four Unlimited, dove dichiarava che il Deviante
Ransak è in realtà suo figlio.
La maggior parte degli Eterni Terrestri ha
formato l’ Uni-Cervello ed ha lasciato la Terra in Capitan America & I
Vendicatori #30-31.