QUASAR ANNUAL 3
E IL SETTIMO GIORNO…
Per quanto possa sembrare strano dal punto di vista di una razza ancorata ad un piccolo planetoide bagnato, lo spazio a volte è troppo grande.
Lo spazio è troppo, e il tempo troppo poco, perché tutto lo spazio venga sfruttato anche dai più imponenti imperi stellari. Gli Skrull ad esempio, una delle più antiche razze viventi, solo in epoche recenti si sono interessati ad altre galassie dopo aver ottenuto il controllo pressoché totale di della Galassia di Andromeda.
I loro unici veri concorrenti nel tentativo di occupare tutto lo spazio disponibile sono stati gli altrettanto espansionisti Kree e Shi’ar, ma neppure queste tre razze messe assieme sono arrivate a conquistare tutto.
Esplorare, analizzare, fondare colonie e difenderle quando si è separati da distanze abissali dalla propria stella d’origine richiede una quantità di energia, tempo e impegno.
Non dovrebbe stupire così tanto, quindi, che nessun grande
impero abbia mai considerato seriamente l’opportunità di colonizzare
Le risorse naturali sono ormai futili per queste civiltà galattiche. M33 non ha una posizione militare favorevole, pochi governi indigeni ed altamente isolazionisti, ed in generale non ha motivo per essere interessante.
Pochi nell’universo sanno che a reggere veramente le fila di tutta la politica di M33 è la misteriosa ed inavvicinabile UNION…o meglio, era.
Un umanoide dall’ampia veste bianca ed il cranio completamente calvo osserva l’enorme distesa di stelle, in silenzio. Sotto i suoi occhi la brulicante vita di una miriade di piccoli stati indipendenti.
Una luce rossa illumina il suo gigantesco volto. Davanti ai suoi occhi, l’attuale incarnazione di tutta l’energia divina originale. Un tempo era un mortale di nome Wendell Vaughn, un tempo era il designato Protettore dell’Universo. E’ ancora Quasar, ed è forse l’ultima certezza che gli resta.
-Salve. Niente di interessante da queste parti, ultimamente ?
L’alieno volge lo sguardo verso l’ex umano, dato che questo incontro è degno di essere osservato. Ma non risponde.
-Egma l’Osservatore, posso leggerlo dalla tua mente. E tu sai già chi sono io. Credevo che alla tua gente fosse proibito osservare questo particolare settore…
-La mia razza crede nella non-interferenza come ben sai. Scegliemmo di non osservare questa galassia, perché le conseguenze avrebbero portato alla distruzione di tutto l’osservabile e ciò sarebbe stato…inopportuno.
-
-Secondo gli accordi, non avremmo mai osservato
-Tu sai che casino ho combinato di recente, vero ?
-Io osservo solo questo settore di spazio.
Quasar incrocia le mani dietro la schiena, camminando sul nulla. Dopo tutto questo tempo, non avere nulla di solido a sostenerlo lo spiazza ancora. L’assurdità della situazione lo colpisce…a questo si è ridotto ? Riuscire ad aprirsi solo parlando ad un alieno impassibile ?
-Sono morto dentro al motore divino del nucleo di Drylon, e tornato come dio. Ho preso il posto di Epoch come Protettore della Vita e… ho fatto un’idiozia dopo l’altra, portando un’intera galassia sull’orlo della distruzione. Ho praticamente costretto Epoch a tradirmi nel modo più basso possibile perché non facessi anche di peggio…e credo di aver cominciato a perdere il contatto con la realtà. Non che sia un grosso problema, tra sette giorni tornerò pienamente umano.
-Dunque, sei qui per ritrovare te stesso ?
-No. Vedi, sapevo di non avere abbastanza esperienza con
questi livelli di potere da attaccare a testa bassa
Quasar si ferma. Davanti ai suoi occhi si ripete la scena: un’immensa, interminabile distesa del vuoto più assoluto in ogni direzione.
-…non c’era più nulla. Ho fatto il possibile per trovare una traccia, qualcosa che mi facesse capire dove fossero scappati…invece niente. L’unica cosa buona che poteva essere uscita dalla divinità, e sono al punto di partenza. Non so assolutamente niente della UNION, ed ho solo sette giorni per scoprire un mistero vecchio di miliardi di anni.
-Anche se volessi aiutarti, Quasar, temo che la tua crociata sia già perduta. Non si combattono i segreti con le armi, ma studiando il passato.
-Hhm. Sai, mi hai dato una grande idea temo. Buona visione…
Un’esplosione di energia rossa, e l’Osservatore è di nuovo solo.
Tre mesi prima
Quasar appare nella stessa posizione in cui era già. A parte l’assenza di Egma, tutto sembra precisamente identico…l’universo non ha nemmeno potuto sbattere le ciglia, ma il tempo è decisamente diverso.
Delle lettere scorrono alla rovescia sul polso sinistro di Quasar, un bizzarro orologio digitale dalle lettere rosse incise sulla sua carne.
6 giorni, 22 ore, e pochi secondi che continuano a scendere.
Se lo aspettava. Viaggio nel tempo o no, il Tribunale ha detto sette giorni e sette saranno. Non se la caverà con un cavillo, non questa volta.
Quasar osserva
Controlla un’altra volta la sua posizione. Sì, è il passato. Sì, è la linea temporale giusta. E questa è M33 prima che lui la spostasse… identica a quella che ha appena lasciato, battito di palpebre a parte. E nessun segno della UNION.
-Okay. Questo non dovrebbe essere impossibile o altro ? Sto
combattendo a Drylon, adesso. So che
Rapidamente, Quasar concentra il suo potere per rendersi inaccessibile alla Coscienza, nel limite del possibile. Un trucco che ha dovuto imparare per mettere in atto il suo “colpo di stato cosmico”, e di cui non è necessariamente fiero.
-Non mi importa se
Un solo pensiero, e si è spostato.
Drylon, a 254
anni-luce dalla Terra.
Ore.
E’ quanto ci impiegano le navi degli Xantheani a lasciare l’enorme pianeta artificiale, grande quanto Giove. Un pianeta che sta cadendo a pezzi sotto la furia distruttrice della Risposta… un super-androide con un nucleo a particelle F2, capace di processare l’energia dell’intero universo.
Il nucleo in fusione può fare la stessa cosa, ed inizia a generare sempre più energia per la vicinanza del suo simile.
Raggi oculari che accendono i soli, muscoli di metallo che staccano intere placche tettoniche, e cinque Protettori che fanno l’impossibile per fermarlo in una lotta disperata.
Ore. Ci era voluto davvero così tanto ?
Più volte, Quasar vorrebbe semplicemente andarsene. Quanto sembravano facili le cose, all’epoca…con che ingenuità pensava di aver capito come fregare il cosmo, come far tornare i conti nella grande bilancia truccata.
Ma non è per nostalgia che non riesce a distogliere gli
occhi, è per la rabbia dell’essere stato ingannato: non c’è nessun agente UNION
ad assistere. Avrebbe giurato di sentirne l’odore, ma è solo. Epoch e svariati
altri esseri cosmici osservano, ma nemmeno loro vedono
Mai pretendere di fregare il miglior giocatore del mondo seguendo le sue regole, del resto. A questo punto può solo sbirciare le carte dell’avversario.
Il Quasar del passato, quello ancora umano, riesce a gettare
Quello attuale, il dio decaduto, osserva la reazione del nucleo. La formazione dell’energia divina sfruttata e rifinita dalla UNION, nell’unica occasione in cui potrebbe vederla nascere.
E’ così concentrato sulla reazione da non fare caso al sé stesso del passato tentare di controllare la reazione con un tentativo a dir poco suicida.
Per un solo, folle istante, è in entrambi i luoghi. E’ all’interno della reazione, ma la osserva anche dall’esterno. Dell’energia appare dal nulla, e poi scompare.
L’intero pianeta esplode con la forza di una supernova, ma la cosa non lo tocca. Ora distoglie veramente lo sguardo, non vuole vedere i suoi compagni che lo cercano e sospettano la sua morte. Ma in parte, si vergogna anche.
Per quanto concentrasse i suoi poteri, non è riuscito a capire da dove provenisse l’energia divina rossa. Credeva di aver assorbito l’energia del nucleo di Drylon, ma ora capisce che la reazione è responsabile solo di un millesimo del suo potere. Ha visto le carte ma non ha capito la strategia.
Guarda l’orologio. Sei giorni e 18 ore. Sempre al punto di partenza.
“Non è possibile, come fanno a non farsi vedere !? Sono l’incarnazione della loro fonte di potere !!! Forse qualche meccanismo di difesa nel nucleo di Drylon, o forse… forse sapevano che sarei tornato. Sapevo già che possono viaggiare nel tempo ma…” [3]
Una nuvola di detriti lo oltrepassa, facendogli capire una
cosa. Drylon è la chiave. L’unica
volta in cui
I Protettori hanno impiegato mesi per scoprire anche solo i più basilari dettagli della civiltà estinta. Lui ha meno di una settimana…ma è anche quasi onnipotente.
Cinque miliardi di anni fa
Quasar barcolla sul nulla, desiderando ardentemente una sedia. Non è certo la prima volta che viaggia nel tempo, persino con il suo stesso potere ma… cinque miliardi sono pur sempre cinque miliardi.
Non impiega molto a riprendersi…ma quando posa i suoi occhi sullo spettacolo meraviglioso che gli si para davanti, quasi ha di nuovo le vertigini.
Un mondo artificiale, più grande di un gigante gassoso, ricoperto di colossali placche metalliche continentali. Sulla sua superficie una distesa infinita di città, le cui strutture a guglia si possono vedere fin dallo spazio.
C’è un Celestiale al centro di un grande agglomerato industriale, immobile e indifferente ai giganteschi cavi che lo collegano ad ogni sorta di strumentazioni.
-Drylon – comprende Quasar, mentre tutta la magnificenza della civiltà perduta lo lascia senza altre parole.
Sapeva delle leggende, di come fosse una delle più avanzate civiltà mai esistite in tutto il cosmo… ma vederla di persona è ben altra cosa. Cerca di ricordarsi di aver visto cose ben più impressionanti, anche civiltà ben più avanzate; ma da che riesce a ricordare, nessuna si è mai innamorata tanto del mettere in mostra la propria grandezza.
La curiosità ha il sopravvento: non può evitare di vedere più da vicino, e atterra sul pianeta.
Dentro una delle città, diventa il primo a vedere di persona un dryloniano da una quantità infinita di tempo. Sono umanoidi, la cui pelle di chitina tradisce la loro discendenza dagli insetti. Rispecchiano la loro civiltà e i loro mondi, e non solo per il colore grigio scuro che è onnipresente: i dryloniani stessi sono ovunque, nonostante la popolazione di cinquanta miliardi di abitanti sia poca cosa per la vastità della superficie. Instancabili, nutriti da microscopici generatori nel proprio sangue. Taciturni, ma veementi nelle proprie azioni.
Quasar non può che provare compassione per loro. Ogni loro
singola azione sembra gridare all’universo “noi siamo i padroni di tutto e lo
dimostriamo”… ma un giorno non più di mille persone in tutta
Si perde nel suo studio per quasi due ore. Poi qualcosa gli esplode in faccia… letteralmente in mezzo agli occhi, senza alcun preavviso.
La forza dell’esplosione gli provoca persino dolore, qualcosa che non prova da quando è trasceso. Lo stupore è tale da non fargli intercettare l’attacco successivo, né i tre seguenti.
-Attenzione, suddito
– annuncia una voce che tuona nell’aria – La
tua presenza su questo luogo graziato dal cosmo è considerata un atto di
guerra. Deponi ogni forma di tecnologia o verrai considerato nemico
dell’Onnipotente Drylon, e verranno utilizzate armi di distruzione.
Il fumo si dirada in un grande fungo atomico, e Quasar si alza in piedi. Non sa con che cosa l’abbiano colpito, ma un’energia del genere avrebbe sbriciolato una piccola luna.
Eppure, la città è intatta. La polvere la attraversa, e la vita continua come se nulla fosse.
-Utilizzate armi nucleari sul vostro suolo ? Rendendo intangibili le città !?
-Giura fedeltà
all’Onnipotente Drylon. Resistere significa essere distrutti.
-Chi sta parlando !? Voglio parlare con un responsabile ! – urla Quasar in mezzo alla piazza intangibile. Un silos si apre alle sue spalle, inghiottendo parte della polvere e rilasciando una sorta di grande cannone pronto a fare fuoco.
Quasar stringe i pugni, ribollenti di energia rossa.
-Scordatevi una stretta di mano.
-Questo non è il tuo posto – interrompe qualcuno che gli appoggia una mano sulla spalla, un secondo prima che il cannone faccia fuoco vaporizzando l’intera città in un secondo.
A due anni-luce di
distanza, su un asteroide alla deriva
Quasar si volta togliendosi di dosso la mano, rendendosi conto che è molto più grossa della sua. Guardando verso l’alto, i suoi occhi incontrano quelli di un alieno dalla grossa testa calva…un Osservatore.
Agli occhi di un umano, tutti gli osservatori sono uguali. Ma Quasar possiede tutta l’energia divina rossa dell’Universo, e vede qualcosa di familiare…
-Uatu ? Mi hai seguito !?
-Non so di cosa tu parli, straniero, né ti conosco. Ho solo evitato che il mondo da me osservato fosse distrutto da una forza esterna…che, sospetto, ha molto in comune con la mia razza. Fino alla provocazione, anche tu stavi osservando senza interferire.
-Ma credevo che tu fossi…oh, giusto,
-Suppongo di no, dato che per te tutto questo è passato e con il tuo potere potresti certamente scoprirlo da solo….
Per un istante, Quasar prova un leggero senso di colpa. E’ così che inizieranno i guai di Uatu ? Infrante le regole per la prima volta, diventa tutto più facile… ma indagare da solo sarebbe molto più rischioso, ed impiegherebbe molto più tempo.
-Voglio sapere tutto quello che sai su Drylon.
Entrambi gli esseri cosmici si spostano su un livello diverso della realtà, osservando l’intero Gruppo Locale… il sistema di galassie più vicine alla Via Lattea.
Quaranta galassie grandi e piccole, più di settecento miliardi di stelle di ogni grandezza e tipo.
-Ecco…Drylon. Un unico impero che si espande per tutte le galassie di questo angolo di universo. 250 miliardi di mondi abitati sono sotto la sua giurisdizione, anche se solo un milionesimo di essi sono abitati da dryloniani. Sebbene non siano l’unico impero stellare di queste regioni, ne sono di fatto la potenza assoluta. Nessuna razza senziente composta di materia ha più influenza; essi non dettano legge, ma pretendono tributi e soprattutto il solenne giuramento di fedeltà.
-In altre parole tutto quello che gli interessa è che tutti siano d’accordo sul fatto che sono i più forti, anche se non gliene importa niente di esercitare il potere ?
-Precisamente, straniero del futuro. La loro potenza è tale che ben poche razze possono rivaleggiare con loro, e tutte hanno trasceso la mortalità…gli Osservatori stessi che per politica si dichiarano neutrali, ed i Celestiali che sono forse l’ultima razza a non averli riconosciuti come rivali.
-Nessuno che si ribella ?
-E come potrebbero ? I Dryloniani hanno armi in grado di distruggere le stelle. I loro confini spaziano ovunque, accerchiano chiunque, terrorizzano chiunque. Le loro navi pattugliano incessantemente il loro spazio. I loro architetti sono perennamente occupati a costruire opere sempre più titaniche, i loro militari vivono per creare armi dal potenziale distruttivo sempre maggiore. La loro egemonia dura da milioni di anni, rendendola la razza più vecchia ed esperta di queste zone.
Mentre parlano, i sensi cosmici di Quasar si allargano per afferrare l’enormità di quell’impero. Come può un qualcosa del genere cadere ed essere completamente dimenticato ? E se una razza così ricca e potente può svanire senza quasi lasciare traccia, che speranze hanno razze ancora neonate come quella umana ?
-Sembri triste, straniero del futuro. Anche io li compatisco.
Lo sguardo di Uatu, infatti, sembra aver perso la sua stoica impassibilità per lasciare spazio alla compassione…e forse al disprezzo.
-Sono malvagi, secondo te ?
-Sono…malati. Normalmente, quando lo sviluppo di una razza raggiunge e supera una certa soglia, essa trascende i bisogni materiali ed apprezza un nuovo livello di esistenza. I dryloniani sono un’aberrazione. Hanno la forza di abbattere le montagne, ed urlano contro le stelle che non gli rispondono. Nella loro smania di lasciare un segno nella storia hanno innalzato costruzioni sempre più grandi, costruito armi sempre più potenti, e portato a termine imprese così cosmiche da far vergognare persino gli dei per la propria arretratezza… ma sono vuoti dentro. Non hanno altro per cui vivere. Esistono per moltiplicarsi ed urlare sempre più forte, sperando che le stelle rispondano.
-Uatu…hai detto che non c’è nessuno in grado di rivaleggiare con loro. Nel mio tempo esisterà un impero anche più potente, anche più pericoloso. E sta per nascere proprio ora. Credi che Drylon mi aiuterebbe a sconfiggerli ?
Il silenzio che segue è prolungato. Quasar può avvertire la mente di Uatu cercare di spiare la sua, ma le difese mentali reggono.
-Non so dirlo. Per Drylon, non esistono nemici. In una galassia vicina hanno distrutto una costellazione per scrivere nel cielo “tutto è Drylon, sarà Drylon, o non sarà”… il loro mantra. Distruggerebbero qualsiasi cosa, compresi loro stessi, se avessero il più vago sospetto di non essere considerati i signori assoluti. Nella loro lingua c’è una sola parola per indicare un essere vivente, “suddito”, ed una sola per ogni animale, “schiavo”. Sei potente, ma loro sono i signori di 7500 miliardi di senzienti.
-C’è un centro organizzativo ? Qualcuno con cui possa trattare ?
-Quella che hai visto è solo la capitale di questa provincia galattica. Drylon è una colossale federazione, e le posizioni chiave ruotano rapidamente per evitare che una fazione ne prenda il sopravvento. Esiste, tuttavia, una carica altamente cerimoniale e dal quasi inesistente potere politico… situata nella galassia capitale, a tre milioni di anni-luce da qui. E’ chiamato l’Arconte, e potrebbe essere l’unica autorità di Drylon con cui sia possibile dialogare.
-Tre miliardi di…
-Ho già interferito troppo con i miei oggetti di studio, straniero del futuro. Esiste, tuttavia, un essere dalla conoscenza quasi infinita e dall’incommensurabile amore per la vita; se l’impero futuro minaccia così tanto l’universo, egli ti aiuterà senz’altro. Posso condurti da esso.
-Ti ringrazio infinitamente, Uatu. Chi…sarebbe questo tizio ?
-Il suo nome è Eon, Colui Che Attende.
Eon-verso, cinque
miliardi di anni fa
Quasar è nervoso. Gli restano esattamente sei giorni di tempo, ed ha già sprecato il primo.
Contattare Eon è stato facile; prepararsi all’incontro, decisamente no. Quasar sa quale sia il rischio di alterare la storia, e sa benissimo quanto possa essere complicato sottrarsi alla Coscienza Cosmica. Non gli piace il pensiero di dover ingannare il suo futuro mentore…
Colui Che Attende mostra allo straniero una mappa che segnala la posizione della capitale di Drylon, e l’immagine di un essere umanoide dalla pelle completamente nera. Non ha né un naso né una bocca, ma i suoi occhi giallo acceso rivelano una profonda intelligenza.
-Costui è l’Arconte, forse l’uomo più influente dell’intero
quadrante…millenni fa. Ha aiutato Drylon a raggiungere il suo stato di
egemonia, ma le varie fazioni sono sempre più restie a riconoscerne la
superiorità e lo relegano a un ruolo largamente cerimoniale. Secondo
-E’ immortale o cosa ? – chiede Quasar. Si sta rendendo conto di quanto gli mancasse Eon; più pomposo di Epoch forse, ma paradossalmente più umano.
-Ha più di due miliardi di anni, ed è l’ultimo sopravvissuto
della sua razza. Il suo desiderio compulsivo-ossessivo di regnare gli ha
concesso un arco vitale potenzialmente infinito, ed in cambio
-Un Antico dell’Universo.
-Li conosci ?
-Sembra che non possa liberarmene. Pensi sia possibile ragionarci, allora ?
-E’ un uomo complicato, ma ragionevole. Sa che Drylon è destinata a cadere, e non fa troppe pressioni per distruggerla…il suo desiderio è regnare, ma non gli importa su cosa o chi; accetterà facilmente un’alleanza che gli assicuri la sopravvivenza del suo regno, o di qualsiasi regno su cui possa mettere le mani.
-Puoi farmici parlare, senza che scoppi una guerra ?
-Senza problemi; ci siamo già incontrati milioni di anni fa, del resto. Ora voglio essere io a farti delle domande, straniero del futuro. Se con il tuo potere non puoi sconfiggere il tuo nemico, come speri che possa aiutarti l’Arconte ?
-Perché il mio nemico si aspetta un attacco diretto, non un sotterfugio. E a proposito…tu sai da dove proviene il mio potere, vero ? Tu sai tutto o quasi sull’energia divina.
-Mia è
-Mi insegneresti a usare il potere ?
Nelle ore che passano, Quasar ed Eon lavorano a stretto contatto analizzando e sperimentando nuovi usi dell’energia divina. Quasar apre la sua mente all’universo, che gli appare al tempo stesso infinitamente più semplice e più complicato di quanto non avesse fatto finora.
Prova un brivido a pensare che, in fondo, è grazie a lui se Eon potrà tramandare ad Epoch tutte queste informazioni sull’energia rossa…e causare la sua stessa caduta.
Al tempo stesso, troverebbe supremamente ironico il fatto che questa sia la prima volta che Eon lavora spalla a spalla con un essere finito, trattandolo quasi da amico…e che il suo tentativo di salvare da solo l’universo sarà di grande ispirazione.
Allo scadere della giornata, Quasar ha perfezionato il suo
potere. Se avesse avuto a sua disposizione
Mancano cinque giorni. Incontrerà l’Arconte in mattinata.
Archeonia, Capitale
Suprema dell’Onnipotente Drylon. Galassia del Triangolo, cinque miliardi di
anni fa.
Un sistema stellare artificiale, formato da una dozzina di pianeti metallici in lenta rotazione. Su uno di essi, il più antico e fatiscente, c’è un palazzo la cui superficie calpestabile supera quella di ogni continente terrestre.
Dal terrazzo è possibile osservare la gloria di tutta l’egemonia dryloniana.
-E così…
Agili dita nere afferrano il bicchiere, scuotendolo per far mescolare per bene il liquido al suo interno. L’umanoide cammina con lentezza verso Quasar, avvolto nel suo mantello rosso. Mancano quattro giorni e ventidue ore.
-…tu vieni dal futuro… cinque miliardi di anni. Chissà cosa starò facendo.
-Se posso arrivare direttamente al punto, Arconte…
-Per favore…niente titoli. Gli altri Antichi preferiscono i propri soprannomi, ma io non ho dimenticato il mio nome di nascita. Chiamami Helicon.
-Non ho molto tempo, Helicon. So che la tua passione è governare, ma per farla breve… tra cinque miliardi di anni, tutto questo non esisterà più. Drylon sarà a malapena un ricordo, una leggenda. La sua caduta è vicina, non ne conosco la data esatta ma al più mancheranno poche decine di migliaia di anni.
-Lo sapevo già…”Quasar”, giusto ? E’ inevitabile. Le stelle più grandi bruciano di più e muoiono prima. Quando presi il controllo di Drylon qualche milione di anni fa lo immaginavo, ma ultimamente ne sono diventato certo… la loro fissazione con la distruzione sarà la loro fine. Che cosa vuoi da me ?
-Nel mio tempo, una gigantesca organizzazione di dei terrà in scacco tutti i maggiori poteri galattici ed estorcerà un patto di non aggressione con le entità concettuali. Sono in grado di nascondersi da me, ma so di per certo che erano già all’opera in questo tempo. Ho intenzione di batterli sul tempo, mettendomi al lavoro per scoprire le loro origini e debolezze per poterli fermare sul nascere. Il problema è che posso restare nel passato per un periodo limitato…ed ho bisogno della tua assistenza.
Helicon stringe il bicchiere, trasformandone il contenuto in energia cosmica ed assorbendolo attraverso i pori della pelle.
Sembra pensieroso per mezzo secondo, poi si decide:
-Dimmi cosa hai in mente di fare.
-I tuoi poteri possono essere limitati, ma so che hai accesso a tutte le informazioni di Drylon. So che un giorno saranno contattati dai miei nemici, ed ho intenzione di darti i mezzi per individuarli. Eon mi ha insegnato a concentrare il mio potere in alcuni avatar artificiali. Non essendo un’emanazione diretta del mio potere, possono continuare ad esistere fino all’editto del Tribunale… storia lunga, ma può funzionare.
-E’ pericoloso, te ne renderai conto. Se i dryloniani scoprissero che faccio il doppio gioco…
-Non lo faranno. Segreto.
C’è un’esplosione di luce rossa, ed un essere dalla forma umana composto di energia dello stesso colore esce dal corpo di Quasar per avvicinarsi all’Arconte.
-Questo è il primo. Questo avatar può nascondersi a tutto,
compresa
Un’altra grande esplosione, a cui segue un altro avatar. Se Helicon avesse una bocca, starebbe sorridendo.
-Sudditi interessanti…
-Loro sanno che cosa cercare, Helicon. Voglio che tu gli dia tutto il sapere di Drylon. Ritornerò tra…mille anni, diciamo, per verificare il tutto.
-Mi sembra accettabile. Altre condizioni ?
Le trattative procedono per quasi sei ore, in cui vengono poste le basi per un sistema di osservazione cosmica molto simile alle stazioni di ricevimento quantiche usate dei Protettori.
Con rammarico, Quasar è costretto dal tempo a congedarsi. Per lui non passa che un attimo prima del suo ritorno, mentre per Helicon mille anni…anche se, probabilmente, gli fanno molto meno effetto.
Il palazzo è già cambiato. Il personale dryloniano è scomparso, e tutto quanto è automatizzato. Solo Helicon e gli avatar vivono nel palazzo.
-Novità ?
-Quasar !!! Mi sei mancato un po’. Ci è voluto un po’ per far funzionare tutto, ma abbiamo postazioni di ricevimento in ogni singolo sistema stellare di Drylon.
-Da quanto tempo ?
-Un paio di secoli.
-E non avete ancora trovato niente ? – chiede guardando apprensivo “l’orologio”.
Passano mille anni. Non si è trovato nulla.
Passano cinquemila anni. La rete viene potenziata, e Drylon inizia a smantellare alcune delle colonie di frontiera. Non si è trovato nulla.
Passano diecimila anni. Drylon ha deciso di non usare più una capitale fissa, così tutta Archeonia è sotto il controllo diretto di Helicon. Non si è trovato nulla.
Sono passati quindicimila anni dalla sua prima visita, e Quasar guarda l’orologio. Mancano quattro giorni.
-Così non va, ho trascurato qualcosa. Qualche metodo
indiretto per individuarli… usano le mie stesse energie, ed ormai le
controlliamo allo stesso modo. Cosa ho dimenticato ? Ci deve essere una… ma
certo. Risposta.
Sedicimila anni dopo aver incontrato Quasar, Helicon osserva l’enorme sfera vuota di metallo che contiene un nucleo pulsante di energia. Al suo fianco quelli che sembrano due dryloniani, ma che in realtà sono gli avatar di Quasar. Da tempo hanno imparato a nascondersi da soli…
-Quasar, vecchio mio. Che accidenti è questa roba ?
-Forse ho trovato la risposta giusta. Se posso rendere i miei avatar manifestazioni indirette dell’energia divina, forse i miei nemici non possono rilevarli…mentre potrebbero impedirmi attivamente di vederli. Così ho creato questa macchina perché siano gli avatar stessi a creare altri avatar e continuare la ricerca.
-Spero che questo non significhi che mi togli il controllo dell’operazione… di fatto non governo più Drylon, ed io devo governare qualcosa.
-La loro caduta dev’essere vicina…ho perso troppo tempo con questa macchina – capisce Quasar, guardando l’orologio. Meno tre giorni e dodici ore, infatti.
-Di questo passo non avrai più tempo per combatterli una volta trovati, dico bene ?
-Helicon, ammetto che ero scettico... ma hai fatto un ottimo lavoro. Questa volta devi riuscire a trovarli. Ti ho dato tutto il potere che potevo, ed ora ti dovrò dare anche un bel po’ di tempo per lavorare. Altri diecimila anni almeno…Drylon sarà caduta, per allora. Puoi resistere ?
-Sono un Antico dell’Universo, Quasar. Non posso morire finché non voglio. E adoro il mio lavoro…
I due colleghi si stringono la mano, ed Helicon ritorna ad aspettare.
Galassia del
Triangolo, 4.999.974.000 anni fa.
Quasar riappare, aspettandosi un pianeta artificiale che non c’è. In ogni direzione, solo e unicamente una distesa di detriti.
-Drylon è caduta – capisce.
Aguzza i suoi sensi cosmici in ogni direzione. Non avverte quasi più le energie delle armi di Drylon, una volta onnipresenti. Alcune galassie stanno ricadendo nella barbarie, e si può quasi sentire nello spazio l’odore della morte.
-Le stime sulla caduta di Drylon erano tutte ottimiste… stiamo parlando di decine di miliardi di morti, forse centinaia ! Possibile che non ci fosse un modo di… Helicon ?
Attorno alla stella c’è una piccola nave da guerra, di una tecnologia che Quasar non ha mai visto.
Si teleporta al suo interno, sul ponte di comando. Grossi uomini di pietra rivolgono le proprie armi contro di lui, ma si allontano a un cenno della mano dell’ex Arconte.
-Da quanto tempo, collega…
-Helicon, chi è questa gente ?
-Una piccola federazione di cui ho preso il controllo il secolo scorso… roba di poco conto. Contavo di trasferirmi in un’altra galassia, ma dovevo parlarti un’ultima volta…
-Che cos’è successo ? Avete trovato…
-E’ successo che il tuo network di osservazione mi ha cacciato fuori, Quasar – risponde Helicon con rabbia…la prima volta in cui Quasar gli ha visto manifestare un’emozione che non fosse il divertimento.
-Come ? Chi ne ha preso il controllo !?
-I tuoi avatar, chiaramente. Prima mi hanno cacciato, cercando anche di uccidermi… poi, una volta caduta Drylon, l’hanno distrutta. Non avevo idea di quanto fossero potenti.
-Sei impazzito !? I miei avatar non sono senzienti ! Sono
solo costrutti di energia divina ! Deve essere stata
-Mi stai prendendo in giro !? – sbraita Helicon, i cui occhi si illuminano di energia cosmica.
-Ti avevo dato il controllo proprio perché non se ne appropriassero ! – risponde Quasar con altrettanta rabbia – Ora abbiamo dato alla UNION solo altre armi !
-“Network Non Allineato di Osservazione e Intelligenza Universale” – scandisce Helicon, sottolineando ogni parola.
-Che…che cosa ?
-Così hanno deciso di chiamarsi. Universal Non-aligned Intelligence and Observation Network… U.N.I.O.N.
La realizzazione colpisce Quasar duramente. Il suo cuore smetterebbe di battere, se ne avesse ancora bisogno.
-Posso sopportare di perdere un regno…ma odio essere ingannato. Ci volessero cinque miliardi di anni, Quasar, ci rivedremo.
Quasar vorrebbe rispondere qualcosa. Le parole non gli escono dalla bocca. Si limita ad uscire dalla nave, volando senza una direzione precisa.
-Capitano, massima potenza ai motori – comanda Helicon.
-Per quale destinazione, Arconte ?
-Lontano. Molto lontano.
Meno tre giorni.
La stella di Archeonia esplode, distrutta da un grido di pura rabbia e frustrazione. Quasar rilascia in un’unica fiammata cosmica tutta la tensione e l’energia divina che ha contenuto negli ultimi giorni, letteralmente disintegrando i sistemi stellari vicini.
Non gli interessa. Vuole spaccare la faccia a qualcuno e non sa chi.
-Spero si possa giungere comunque a un accordo – dice la voce calma e profonda di un uomo anziano.
Quasar si guarda attorno; si trova in un ufficio dalla foggia terrestre, male illuminato, di fronte ad una scrivania di legno nero su cui è inciso un triangolo rosso.
-Che posto è questo !? Chi è lei !?
-Questa è
Quasar cerca di aumentare la luce nella stanza, ma non ci riesce. Seduto alla scrivania c’è un uomo, ma la scarsa illuminazione non gli permette di vederlo. Al suo fianco una donna il cui volto è coperto da un velo nero, sul cui vestito c’è un simbolo che ha già visto: un punto al centro di un’ellisse.
Dei passi si avvicinano alle spalle di Quasar. Un uomo biondo che fuma una sigaretta. Un uomo in impermeabile marrone. Un calvo con il simbolo ( sulla nuca, ed un uomo dai capelli rossi con tre linee parallele rosse sulla fronte.
-Vi siete fatti attendere un bel po’…
-Non le conviene scherzare. Quasar, le presento i miei Dei
Univerali… avatar artificiali creati utilizzando la tecnologia che lei stesso
ha creato per
-Come fa a sapere tutto questo !? Accadrà tra cinque miliardi di anni !
-Io sono il Dio dei Segreti, Quasar. Il solo fatto che lei non me ne parli fa sì che io lo sappia. E la nostra natura ormai trascende il tempo, dovrebbe averlo capito nella sua prima visita in questo remoto passato…
-E’ tutto un altro trucco, vero ? Deve esserlo ! Io ho
creato gli avatar per trovare
-Il passato può anche essere causato dal futuro e viceversa…credimi, ci sono stati casini peggiori – si intromette l’uomo in impermeabile.
-E questo chi è ?
-Mi sorprende che non lo riconosca, Quasar, è stato lei stesso a crearlo. Può chiamarlo Powder, Dio dell’Energia, e lo ringrazi…le ha tolto di mezzo una terribile seccatura [5]
-Ma non ha alcun senso ! Come avete fatto a diventare senzienti ? E perché avete cercato di uccidermi per tutto questo tempo !?
-Quando lei ci ha creato, ci ha dato l’ordine di trovare
-Quindi…
-Esistiamo noi sei Dei, con un nostro protettorato. I suoi
ordini includevano la clausola che nessun
altro avrebbe dovuto scoprire
-Altre bugie ! Altri segreti !!! Se è vero, è tutto quanto
un paradosso !
-Forse non c’è un inizio, ma c’è una fine – ammette il Dio
dei Segreti – Possiamo avere certi vantaggi perché siamo emanazioni secondarie
dell’energia divina, ma nel suo presente l’energia divina semplicemente non può
più esistere. Se siamo esistiti, siamo morti con l’editto del Tribunale
Vivente. Nessuno sapeva di noi e nessuno ci ricorderà… Drylon è caduta e
dimenticata, e
-E qualunque cosa io faccia a questo punto…
-Si è rivelato un intreccio molto appassionante, Quasar. Posso avere l’onore di…stringerle la mano ?
Il Dio dei Segreti si alza, allungando una mano. Quasar risponde teleportandosi via.
-Beh, è stato bello finché è durato – nota Lagrange accendendosi una sigaretta – Abbiamo qualche miliardo di anni da buttare via. Non vi dispiace se fumo, vero ?
Il vuoto extra-galattico
Quasar piange, e pensa.
Può razionalizzare quanto vuole, ma ha indirettamente
causato la morte di miliardi di persone. Drylon,
Vorrebbe liquidare il tutto come l’ennesima menzogna ma ha tutto
tremendamente senso…
Ecco perché nessuna entità li ha mai fermati. Nemesi non c’entrava niente; avrebbero causato il padre di tutti i paradossi temporali, distruggendola prima della sua creazione.
Lo stesso motivo per cui il Tribunale Vivente non lo ha destituito dopo il suo “colpo di stato cosmico”, molto probabilmente.
Tutto ha senso, ma è tutto così incompleto. Ci deve essere un’origine. Il cerchio deve essere completato.
L’energia divina, pensa. E’ quella l’origine. Aveva già scoperto che tutto, nella UNION, veniva ricondotto alle particelle F2…che solo ora capisce di aver creato generando gli avatar.
Ma è tutto solo un pallido riflesso dell’energia divina… e c’è un solo luogo per studiarla, ora: il passato.
Ma non adesso.
Dieci miliardi di anni fa
La rabbia ha reso il viaggio nel tempo più agevole, ma non
meno faticoso. E’ stato difficile, ma doveva
farlo… in parte perché non poteva fare quello che ha in mente in un periodo in
cui Eon era ancora vivo. In parte perché avrebbe distrutto
Si concede qualche minuto per osservare il Gruppo Locale in questo distante passato. L’universo ha poco più di cinque miliardi di anni, e tutti i suoi giocatori principali non sono ancora nati. Ben pochi, al momento, gli sbarrerebbero la strada.
Fa un ampio respiro…e l’Universo lo nota.
Nel suo tempo, Quasar ha assorbito tutta l’energia rossa esistente. Nel suo tempo.
Ora, tutta l’energia rossa dell’universo…nelle astronomiche quantità in cui esisteva nel passato… converge verso di lui. Non c’è nessuno abbastanza potente e volenteroso da impedirglielo, in questo passato primordiale.
Lo aveva scoperto al suo primo viaggio temporale di questi sette giorni: più si torna indietro, maggiore è la concentrazione universale di energia divina.
Anche con molti meno miliardi di anni di espansione, l’universo era già dannatamente grande.
Serve quasi mezza giornata per radunarne l’energia rossa. Quasar stesso è stupefatto da quanta riesce a trovarne.
Quasar la stringe a sé, soppesandola e analizzandola. Andando sempre più a fondo nella struttura della realtà, davanti ai suoi occhi si rivelano risposte a domande mai immaginate… nella cui contemplazione si perde per il resto della giornata, finché non capisce: neanche questo è sufficiente.
Ora capisce tutto dell’energia rossa. Ne comprende gli strani riflussi, le conseguenze sulla causalità… capisce tutto tranne una cosa: la sua origine.
Il rosso è solo uno dei tre spettri dell’energia divina, della struttura del reale. Questo lo sapeva già.
Ma non è il momento giusto per risolvere il problema.
Quattordici miliardi di anni fa
Solo mille milioni di anni dopo il Big Bang, Quasar appare. Mancano due giorni.
L’universo è molto più piccolo e molto più caldo, adesso. Ci sono già le prime stelle e galassie… ma manca ancora un po’ di tempo alla vita.
Non ci vuole molto a racimolarla. L’universo è piccolo, oggi.
Le ore corrono veloci, in questi tempi primigeni. In un altro tempo, Quasar non sarebbe riuscito a tenere assieme le due energie contraddittorie… ma in un altro tempo, non avrebbe accesso a tutto quello che ha imparato.
Questa volta sa già che la risposta sarà incompleta, quindi non analizza il blu troppo a fondo.
Manca un giorno e mezzo. Ci si avvicina, ma non è ancora il momento.
Due milioni di anni dopo il Big Bang
Quasar vorrebbe urlare a squarciagola, per il dolore che prova ad usare le due energie insieme. Lo stanno dilaniando dall’interno.
Ma ha capito un altro tassello: ecco perché le energie divine erano più potenti in passato. Era lui a rubarle e portarle sempre più indietro… ma non potrà proseguire in queste condizioni, non senza essere completamente distrutto.
*Chi sei ? – chiede…qualcosa.
La materia è giovane, in questi tempi. L’universo è piccolo. I sensi di Quasar soverchiati…come quando parlava con Eternità, solo…molto di più.
-Mi chiamo Quasar, vengo dal futuro...molto dal futuro…tu chi sei ?
*Non ho un nome. E’ la prima volta che parlo con qualcuno.
-Non c’è nessun altro qui ?
*Entità…concetti…nessuno. Ci sono solo io. Sono sempre stato solo…fin dall’inizio…
C’è qualcosa, nel potere di quest’essere, che a Quasar è straordinariamente familiare. La sua energia è infinita, legata indissolubilmente alla struttura della realtà. Nella sua voce c’è una solitudine indescrivibile…
-Ti conosco. Sei…cioè, sarai…le Gemme dell’Infinito. Da dove provieni ? Qual è la tua origine ?
*Non credo che tu possa capire. Ci sono sempre stato…da solo. Perché sei venuto quaggiù ?
-Per avere delle risposte. Ho bisogno dell’ultimo spettro di
realtà…l’energia gialla. Solo in questo tempo posso averla senza distruggere
tutto, perché
*Come ? Sono sempre stato solo. Non posso aiutare nessuno.
-Sei sei chi credo, hai il controllo totale della realtà. Puoi bilanciare le mie energie in modo da permettermi di…
*Fatto. Non ho mai fatto niente per nessuno, perché non c’è mai stato nessuno…ma tu mi hai fatto compagnia. Grazie.
-So di non poterti convincere a non suicidarti ma…vorrei ci fosse un altro modo.
Altre sei ore volano veloci, recuperando anche l’energia gialla.
Quasar sente scivolare via la propria umanità, mentre si fonde sempre di più con la base dell’universo. Manca ancora un tassello, per lui…
Trecentomila anni
dopo il Big Bang
Quasar riappare in un universo incredibilmente più piccolo, una sfera di energia ribollente. La materia non esiste ancora; il caos e l’ordine sono ben lontani dall’arrivare.
Non resisterà molto in questo luogo, probabilmente.
C’è qualcosa alle sue spalle…e davanti, e intorno, e ovunque. Lo spazio ha un significato diverso in quest’era, e non c’è proprio posto perché il Tribunale Vivente si manifesti in tutta la sua gloria. Ma c’è.
-Ti stavo giusto aspettando… - dice Quasar, sorpreso dal tono della propria voce.
-NON C’E’ MOLTO TEMPO PER DISCUTERE, WENDELL VAUGHN. LE TUE
CONTINUE SCORRERIE NEL TEMPO STANNO CAUSANDO UNA SERIE DI PARADOSSI TEMPORALI A
CATENA CHE COMPROMETTONO L’INTEGRITA’ DEL CREATO. HO RICHIAMATO CON ESTREMA
URGENZE LE TRE ENTITA’ DELL’UNIVERSO PERCHE’ ESPRIMANO UN GIUDIZIO…INFINITA’,
ENTROPIA, ANOMALIA…ESPRIMETE
-Che prosegua. Senza di lui, l’universo subirà una grande perdita.
-Un cerchio chiuso non
ha entropia. Quasar deve essere fermato.
-Mah sì, non vedo l’ora di scoprire come va a finire. Adoro gli imprevisti.
-Di che state parlando !? – chiede Quasar.
-WENDELL VAUGHN, PER IL POTERE CONFERITOMI DALL’ENTITA’
SUPREMA, TI AFFIDO
C’è un’esplosione di luce rossa, blu e gialla, ma la cosa non si nota nell’universo in formazione.
Nella rapidità della creazione, il tempo è passato in fretta.
Manca un solo giorno.
Un giorno prima del Big Bang
Quasar apre gli occhi, e non c’è nulla.
Nelle sue mani custodisce tutta l’energia divina che esisterà mai nell’universo. Tutto lo spettro della realtà è dentro di lui…e non c’è nient’altro.
L’universo non esiste ancora.
Ecco la vera risposta. Ecco perché
L’energia divina è l’Universo. Niente di più semplice, di più cristallino.
E’ sempre stato così ? Come è nato l’universo prima che lo creasse lui ? C’è stato un prima ? Nemmeno
L’Universo si è creato da solo. Si è immaginato da solo, ed ha fatto sì che uno dei suoi figli desse la scintilla iniziale.
Quasar avverte un senso di completezza, di realizzazione. Come possono i mortali essere insignificanti per il cosmo, se vengono scelti per crearlo ?
Controlla l’ora. Mancano venti ore, deve darsi da fare.
E’ solo pensiero, perché non c’è ancora assolutamente niente. Se non fosse per l’editto del Tribunale non avrebbe da temere lo scorrere del tempo, perché non c’è ancora il tempo…
L’Universo precedente è morto, ed il suo sta per nascere. Si trova nell’attimo intermedio, in cui tutto era fermo.
Pensa che dovrebbe rimettere a posto un paio di cose, probabilmente…ma si sono già sistemate durante il viaggio. Non ha nient’altro da fare che aspettare.
Il tempo passa, senza che lo faccia.
Poi Quasar capisce. Che razza di idiota è stato !!! Ha sprecato tutto questo tempo a bearsi della sua importanza, ma la vera missione gli è sfuggita fino ad adesso !!!
-L’Universo non ha bisogno che io lo crei, se c’è già stato !!! Se le entità hanno fatto tutto questo casino… - parla da solo, con nessuno.
Si ferma un attimo. Manca soltanto un’ora.
-Vogliono che un frammento di energia divina si salvi !!! Scomparirà tutta quanta tra un’ora… anche se lo farà tra quindici miliardi di anni.
Continua a riflettere. Deve nascondere una parte dell’energia divina, non importa quanto microscopica ! E’ l’unica cosa sensata !!! E capisce.
UNION.
Sono esistiti per mandargli un messaggio. C’è un modo per nascondere quelle energie…e lui lo ha già visto.
-Li ho visti prendere forma mortale. Concentravano tutto il loro potere in un singolo nome e si trasformavano in esso… l’ho visto fare a Warp. Era un semplice umano, ma pronunciando il suo nome divino diventava un Dio Universale. Devo fare la stessa cosa !!!
Non c’è molto tempo per imparare a farlo. L’universo ha molta fretta di nascere.
Mancano solo dieci minuti quando capisce finalmente come
fare. Per questo gli hanno dato
-Credo di aver capito come si fa…come ho fatto a non pensarci prima…
I preparativi sono lunghissimi. Fa un ampio respiro. Manca un minuto.
-LUCE.
E luce fu, finalmente.
Quindici miliardi di
anni dopo
Via Lattea, terzo
pianeta del sistema Sol.
Lara Winters sente un urlo agghiacciante provenire dal salotto del suo appartamento, e si precipita. Il suo uomo, Wendell Vaughn, è appena apparso nudo sul pavimento.
-Wendell !!! Che ti è successo !? – chiede aiutandolo a rialzarsi.
-Non ne sono sicuro…ho la testa annebbiata…
-E’ stata
-No...non esiste più…e stavolta sul serio. L’abbiamo sconfitta, Lara…è finita.
-E il potere ? L’hai perso, vero ?
-Credo…credo di sì…accidenti, tornare umano fa schifo. Sto morendo di fame…
-Non avevi detto che il potere sarebbe scomparso dopo una settimana, Wendell ? E’ passato solo un giorno.
-“Solo” ? Credimi, Lara…
Quasar…no, Wendell Vaughn si sdraia sul divano, riscaldato da una coperta che la donna gli ha subito porto.
-Un giorno può essere un’eternità…
E finalmente, il settimo giorno, si riposò.
Senza che nessuno, almeno per il momento, notasse che un fatidico orologio si era fermato al momento sbagliato: meno 60 secondi di onnipotenza.
FINE
[1] Su Quasar 67 !
[2] Tra i numeri 65 e 75, se ve ne siete scordati.
[3] Come visto nella saga dal #51 al #54
[4] Nell’ordine, eventi visti su Quasar 51, 57 e 50
[5] Come sa chi ha letto Starbrand Marvel IT !!!