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#93

di Fabio Furlanetto

 

Crisi di coscienza

 

New York City

Il sole sta sorgendo sulla città che non dorme mai, e Wendell Vaughn si sta godendo lo spettacolo seduto sulle travi di un edificio in costruzione. Non indossa il suo costume di Quasar, ma degli abiti civili in condizioni decisamente vissute.

L’unico modo per identificarlo come qualcosa di più di un newyorchese spericolato sono le Bande Quantiche che porta ai polsi. Alle sue spalle c’è un uomo dalla pelle dorata, lo sguardo impassibile ed un costoso ed elegante completo. Il modo in cui resta in piedi sulla punta di una trave dovrebbe essere fisicamente impossibile, ma l’uomo dorato non sembra interessarsene.

-Mi chiedevo quanto ci avresti messo prima di farti vedere – commenta Wendell, senza nemmeno voltarsi.

-Impressionante. Stai abbassando i tuoi schermi mentali.

-So che non è abbastanza da superare la tua paranoia, ma volevo che la nostra chiacchierata fosse onesta. E se tu l’avessi voluto, immagino saresti riuscito a leggermi il pensiero anche se io avessi cercato di fermarti.

-Non ho bisogno di rendere impari il nostro rapporto, Quasar. Facendo così, ti metti in una posizione di svantaggio: io posso conoscere quello che tu pensi, ma non il contrario. Una strategia discutibile.

-Hey, tu sei Adam Warlock. Qualcuno è mai riuscito a capire quello che pensi?

C’è un momento di silenzio tra i due uomini, mentre il sole continua la propria lenta ascesa. Wendell sospira:

-A volte è dura, lo sai? A volte realizzo quanto sia fragile questo mondo, quella che la gente comune considera la realtà. Tu lo sai quanto sarebbe facile distruggere questo pianeta, o persino questo sistema solare? A volte penso sarebbe stato meglio non avere la più pallida idea di quanti invincibili signori del male capaci di polverizzare la galassia con un gesto della mano esistono.

-Quarantadue in questa dimensione soltanto – risponde Adam, quasi per riflesso.

Wendell si volta, mostrando all’uomo dorato un mezzo sorriso.

-Una battuta? Tu?

Adam Warlock non risponde. Sulla sua faccia non si muove nemmeno un muscolo, finché non cambia discorso:

-So cosa hanno fatto i Celestiali.

-Certo che lo sai. Ed in puro stile Adam Warlock, hai visto un’opportunità che non potevi lasciarti scappare.

-I Celestiali, potenti creature semi-astratte che intervengono negli affari mortali solo su scale di tempo geologiche, si sono mobilitati in massa per intimidire i Protettori dell’Universo, un’organizzazione gestita alla giornata vecchia di pochi anni che comprende super-esseri potenti quasi quanto l’intera Guardia dell’Infinito , e per costringerli ad abbandonare la propria attività. Nonostante il loro leader e fondatore avesse appena salvato l’intero multiverso per conto del Tribunale Vivente, e nonostante la loro direttrice ed influente entità cosmica avesse dato tutta se stessa per impedirlo. Mi biasimi per essermi interessato, Quasar?

-“Quasi” quanto la Guardia dell’Infinito?

-Nonostante i nostri obiettivi abbiamo quasi sempre coinciso, Quasar, non mi hai mai particolarmente impressionato. Applichi la tua morale personale all’intero universo, pensi più con i pugni che con il cervello, hai una prospettiva limitata ed infantile del grande disegno cosmico, e tenti di risolverei problemi su una scala molto più grande di quanto tu possa gestire. In ultima analisi, sei solo un essere umano...eppure, se dovessi scegliere qualcuno per reggere sulle spalle il peso dell’intero universo, sono costretto a riconoscere che anche io farei la stessa scelta di Eon.

-Doveva essere un complimento?

-In puro stile Adam Warlock – ripete l’uomo dorato, senza la minima emozione.

Per un attimo, Wendell sembra pronto a lasciarsi scappare una risata. Invece si alza in piedi, e con espressione triste dirige lo sguardo verso le persone che stanno camminando per strada, decine di metri più in basso.

-Loro non lo sanno che ho appena salvato l’universo, e non gli importa. Le entità cosmiche lo sanno, e non gli importa. I Celestiali lo sanno, e mi hanno praticamente detto “non farlo più”. In questo stesso momento forse qualcuno sta cercando di distruggere tutte le forme di vita di una galassia lontana, ed io non posso alzare un dito per fermarli. Non c’è più nessuno ad informarmi, e con il Salto Quantico disabilitato non potrei nemmeno fermare una rivolta su Alpha Centauri. Sono il Protettore dell’Universo, e l’universo mi sta dicendo di non voler essere salvato.

-Hai ancora le Bande Quantiche e molta più esperienza in faccende cosmiche di quasi chiunque altro. Potresti entrare nella Guardia.

-Dici sul serio? Non hai già abbastanza gente in quel gruppo?

-Mai.

-Vi ho tenuti d’occhio, Adam, lo sai...niente di personale. Avete agito molto sulla Terra, e vi siete spinti a malapena al di là della Via Lattea. Era perché sapevi che alle altre minacce avremmo pensato noi Protettori, e vi avremmo chiamato se avessimo avuto bisogno di aiuto?

-L’universo è molto grande. Non possiamo salvare tutto e tutti; non è nemmeno il ruolo del Protettore dell’Universo. Capitan Marvel era stato scelto per fermare Thanos, e non gli è mai stato chiesto di assumersi la responsabilità di tutto l’universo. Lo stesso è accaduto con te: ti si chiede di fare la differenza, non di risolvere ogni problema dell’universo.

-Ho scoperto sulla mia pelle che non posso salvare tutti, credimi...e che ci sono cose che nemmeno io posso risolvere.

-La tua esperienza con il potere assoluto. Dare un pugno al Tribunale Vivente è stato ammirevole, però – annuisce Warlock.

-Come hai fatto a...Adam, sul serio: a volte mi fai paura.

-Vedere il grande disegno ed agire di conseguenza è quello che faccio meglio. E quello che tu fai meglio è salvare l’universo. Tu sai che esiste un modo per ricostruire i Protettori nonostante l’opposizione dei Celestiali, ma ti rifiuti di cercarlo.

-Voglio tornare a salvare l’universo, Adam, credimi. Ma ho abbandonato la mia vita per fare questo lavoro, e mi sono accorto di una cosa...fare veramente la differenza su scala cosmica è impossibile. E’ per questo che la Guardia non interviene mai in certe cose, vero? Hai capito molto tempo prima di me che non possiamo avere un vero impatto. Salviamo l’universo, e che cosa capita? A nessuno importa, ed il mese prossimo dovremo salvarlo ancora.

-Nemmeno io sono così cinico, Quasar.

-Per te è diverso, forse: io avevo una vita, prima di dedicarmi ad essere Quasar. Un lavoro, amici, una famiglia...ho gettato via tutto, per la mia missione. Era solo un lavoro, capisci? Nessuno mi ha detto di salvare l’universo, ma io sapevo di poterlo fare e l’ho fatto. Ed in cambio cosa ho ottenuto? Ho rovinato chissà quante vite, compresa la mia, e non sono riuscito a fare la differenza. Forse i Celestiali hanno ragione: stiamo solo interferendo in cose che non ci riguardano.

-E cosa succede quando non fai il tuo lavoro? – chiede Adam Warlock.

Il silenzio che segue sembra interminabile. Il sole si alza sempre di più, e nella mente di Wendell si agitano infiniti pensieri. Se Adam Warlock li sta leggendo, non lo da sicuramente a vedere.

-Adam, devo chiederti un favore.

-Normalmente non presterei mai la Gemma del Tempo a nessuno, ma nel tuo caso farò un’eccezione.

-Ho rialzato gli schermi mentali, come...davvero, Adam, mi fai molta più paura di qualsiasi conquistatore del mondo.

-Lo prenderò come un complimento.

-In puro stile Quasar – sorride Wendell.

 

Poche ore dopo

Sulla quarantaduesima strada, un taxi si ferma. Il tassista non fa molta attenzione all’uomo dal volto ricoperto di cicatrici a forma di saetta che sta aiutando una donna in avanzato stato di gravidanza a scendere dal veicolo: questa è New York, dopotutto.

-Tenga il resto – si congeda Owen Reece, porgendo al tassista una massa informe di oro massiccio appena apparsa nel palmo della sua mano.

-Cos’è questa roba? – si lamenta il tassista.

-Oro. Ho dimenticato a casa il portafoglio.

-E come faccio a sapere che è vero? Per quel che ne so, potresti avermi ipnotizzato. Accetto solo contanti.

-Solo a New York – sospira Molecola, infilando una mano in tasca e faticando per ritrovare un penny. Fissa attentamente la moneta, fino all’ultimo atomo, ed il blocco informe di oro si trasmuta in una cospicua quantità di monete perfettamente identiche.

-Contento adesso? Credo che il valore sia parecchio più basso di quello che avrebbe guadagnato tenendosi l’oro – puntualizza Molecola, voltandosi per commentare l’avvenuto con Nuvola.

Ma la donna non è più alle sue spalle: sta entrando nel Four Freedoms Plaza.

Nuvola vola verso la reception, superando la folla di visitatori e dirigendosi direttamente verso la centralinista robotica.

Molecola fa lo stesso; ma non appena mette piede nell’edificio, la reception viene illuminata da una luce rossa intermittente mentre le sirene iniziano a suonare.

-Attenzione: allarme livello Omega. Stand-by per teletrasporto di emergenza. Protocolli di quarantena attivi.

Con una luce abbagliante, tutti i visitatori sono teleportati all’esterno del grattacielo mentre potenti generatori di campi di forza isolano completamente il Four Freedoms Plaza dal resto di New York City.

-Questo non è un buon segno – commenta Molecola.

Le porte di uno speciale ascensore si aprono, e la Torcia Umana entra volando nella stanza. Come prima cosa avvolge Molecola in un muro di fiamme, poi atterra di fianco a Nuvola.

-Esca subito di qui, signora! Reed ha riservato questo allarme alle minacce più pericolose nel suo database.

-Non voglio attaccarvi, Torcia, non sono più un criminale da parecchio tempo.

-Ci conosciamo? Hai un aspetto familiare, ma non posso ricordarmi tutti i super-criminali del mondo.

-Voglio solo parlare con il dottor Richards – continua Molecola, spegnendo il muro di fiamme con un pensiero e facendo un passo in avanti.

-Adesso mi ricordo di te...l’Uomo Molecola, giusto? Credevo avessi cominciato a rigare dritto, ma hai scelto posto sbagliato per ricominciare la carriera.

La Torcia Umana risponde aumentando il calore del fuoco che avvolge il suo corpo...ma Nuvola appoggia una mano sulla sua spalla, senza esserne minimamente danneggiata.

-Spegni il tuo plasma o lo farò io.

-Nuvola? Che cosa ci fai qui? – chiede la Torcia Umana spegnendosi.

-Hey, com’è che la riconosci al volo mentre non ti ricordi neppure il mio nome!? – si innervosisce Molecola.

-Tu non sei uno schianto come lei.

 

Peru

In una valle nascosta agli occhi del mondo moderno, Makkari sta osservando le impressionanti rovine di una civiltà scomparsa da tempo.

I templi sono ancora intatti, così come le due pesanti colonne che durante la Quarta Coorte hanno sostenuto il peso di Arishem il Giudice. Makkari si ricorda questa città come brulicante di vita, dove la meraviglia dello spazio si mescolava con la semplice mortalità di tutti i giorni.

Oggi la Città degli Dei è deserta, e a ricordare i suoi costruttori umani restano solo pietre impolverate. Chissà se i Celestiali se ne sono accorti.

-Non avrei mai pensato di assistere ad una scena simile: il veloce Makkari in silenziosa contemplazione – commenta l’Eterno in armatura.

-Ajak. Speravo proprio di trovarti ancora da queste parti.

-Qualcuno deve preservare la Città. Un giorno gli Dei dello Spazio torneranno per il giudizio finale della Quinta Coorte...ma non penso che tu sia venuto qui per parlare dei Celestiali.

-In realtà, sono qui proprio per questo: in passato tu sei stato il loro messaggero, hai visto le loro menti.

-Mi dai troppo credito, Makkari...la mente di un Celestiale agisce su di un livello impossibile da comprendere, persino per un Eterno.

-Sì, lo so. Ho parlato con loro, di recente.

-Allora considerati fortunato ad essere sopravvissuto; rispetto alla vastità della coscienza di un Dio dello Spazio, la percezione della propria individualità può perdersi fin troppo facilmente.

-Ajak...sappiamo che un giorno i Celestiali torneranno per dare il giudizio finale sulla Terra, che hanno sospeso dopo la Quarta Coorte. Come pensi che ci giudicheranno?

L’Eterno Inca riflette per qualche secondo sulla risposta, pensando più alla ritrovata religiosità di Makkari che ai misteri dello spazio.

-Io credo che se tutte le creature dei Celestiali saranno in grado di dimostrare di essersi evolute rispetto alla visita precedente, Arishem non potrà che giudicarci degni di continuare a vivere. Ma il pensiero dei Celestiali è un mistero, quindi meglio non perdere il sonno su questi pensieri oscuri.

-Ajak, noi siamo Eterni. Non abbiamo bisogno di dormire.

-Una ragione in più per non rifletterci troppo. Che cosa ti turba, Makkari?

-Non ho mai creduto molto nel giudizio dei Celestiali...insomma, chi può dire quando torneranno? Cosa sono un milione di anni, o cento milioni di anni, per esseri più vecchi del pianeta? Ma immagina di aver appena scoperto il tuo vero ruolo nell’universo, di aver scoperto di poter fare molto di più in pochi anni di quanto tu abbia fatto in millenni.

-Ti riferisci al tuo operato con i Protettori dell’Universo? Ne ho sentito parlare; Zuras e Thena in particolare ne sono molto fieri, a quanto ne so.

-Ma i Celestiali no. Un’intera Schiera, guidata da Colui-Che-E’-Sopra-Tutti, ci ha costretto a scioglierci. Avevo trovato il mio ruolo nel grande ordine delle cose ed il mio intero Pantheon mi ha costretto a lasciar perdere, Ajak. Non è una cosa da cui ci si riprende facilmente.

-Come ho detto, Makkari, i Celestiali non pensano come noi. Sei certo di aver interpretato correttamente le loro intenzioni?

-Non lo so. E’ difficile a dirsi. Ma tutto ciò che i Protettori dell’Universo volevano fare era salvare delle vite, ed io non voglio credere in nessun dio che lo trovi sbagliato.

-Non puoi essere tu a dire ad un dio cosa è giusto o sbagliato, Makkari.

-Perché no? Siamo molto superiori agli umani che ci considerano dei, ma non siamo perfetti e possiamo commettere errori. Forse i Celestiali stanno a noi come noi stiamo agli esseri umani, ed anche loro possono sbagliarsi.

-Vorresti dire a Colui-Che-E’-Sopra-Tutti che si è sbagliato? E se non si lasciasse convincere, come potresti piegare la volontà di un Dio dello Spazio?

-So fin troppo bene quanto sia immenso il potere dei Celestiali, Ajak. Ma non è il potere a definire un dio, è come lo usa.

-La tua sembra una missione disperata, Makkari, ma ti auguro buona fortuna. E se tu riuscissi ad ottenere udienza da Arishem...cerca di mettere una buona parola per noi. Hai sempre avuto un dono per riuscire nelle missioni disperate – sorride Ajak.

 

Four Freedoms Plaza

All’interno di uno degli innumerevoli laboratori di Reed Richards, la Cosa e la Torcia Umana tengono sotto controllo Molecola.

-Così adesso ti sei messo a fare l’eroe insieme a Quasar? – commenta la Cosa.

-Ora che ci penso, i Vendicatori ci avevano detto qualcosa del genere...Reed si sarà dimenticato di toglierti dalla lista di minacce inarrestabili da prendere a calci nel sedere – sottolinea la Torcia Umana.

-A dire la verità, non siamo passati solo per chiedere una consulenza a Mister Fantastic...i Protettori dell’Universo si sono sciolti, e ci stavamo chiedendo...insomma, se vi poteva servire una mano.

-A fare che? – chiede la Cosa.

-A salvare il mondo, l’universo, insomma a fare quello che fate.

C’è un silenzio teso per qualche secondo, prima che la Cosa gli ricordi:

-Ti ricordi che una volta ci hai lanciato in testa una montagna, vero?

-Potrei lanciarle in testa ai vostri avversari, invece...

-Nah, i “Fantastici Cinque” non funzionano mai. Dovremmo cambiare tutto il merchandising – replica la Torcia.

-E poi cosa siamo, gli X-Men? Prima di farti entrare nel gruppo, dovremmo prima essere sicuri che adesso tu sia davvero uno dei buoni.

-Ho salvato l’universo più volte, non basta?

-Sì certo, insieme a mia zia Petunia. Puoi dimostrarlo? – lo schernisce la Cosa.

-Beh, l’universo c’è ancora – alza le spalle Molecola.

 

Durante la discussione, intanto, Reed Richards ha completato i preparativi per l’analisi dell’attuale situazione di Nuvola. Sua moglie Susan, invece, è rimasta accanto all’eroina visibilmente incinta.

-Reed, sono davvero necessarie tutte queste macchine? Sono sicura che Nuvola apprezzerebbe qualcosa di più discreto.

-Non ho bisogno di conforto emotivo, Donna Invisibile. Sono pronta.

A sottolineare l’affermazione, i suoi vestiti scompaiono per essere sostituiti da nuvole di fumo bianco posizionare per coprire solo l’assolutamente indispensabile.

Nuvola non ha problemi nel trovarsi in questo stato, anche se l’improvvisa transizione spiazza i due esseri umani.

Poi la nebulosa umanoide si sdraia sul lettino antigravitazionale, e quando il sensore si avvicina all’ombelico, su uno schermo gigante del laboratorio appaiono una infinita sequenza di dati. Poco dopo, i computer più potenti del pianeta ne ricostruiscono l’immagine di una nube iridescente di gas che si condensa in una sfera dall’atmosfera turbolenta.

-Affascinante; non avrei mai pensato di assistere in tempo reale allo sviluppo di una protostella – commenta Reed Richards, mentre il suo fantastico cervello si prepara a riscrivere tutto ciò che conosce di astrofisica.

-Reed, penso che Nuvola sia più interessata alla salute di suo figlio che all’impatto sulla comunità scientifica – lo redarguisce sua moglie.

-Ah...naturalmente. Da quanto posso vedere, lo sviluppo è perfettamente normale per una stella di classe F; il peso alla nascita dovrebbe raggiungere le 1,3 masse solari. Da quanto tempo hai detto di essere “incinta”, Nuvola?

-Da quanto ho potuto ricostruire, l’influenza gravitazionale del Sole ha dato inizio allo sviluppo della stella circa un anno fa.

-Sei incinta del Sole!? – si meraviglia Susan.

-Come ho già spiegato a diversi umani si tratta di genesi stellare, non di gravidanza.

-Hm. Nuvola, durante l’ultimo anno sei stata esposta ad energie fuori dal comune?

-Ho viaggiato nel tempo, tra le dimensioni, in diversi universi, multiversi e dimensioni parallele, combattuto entità cosmiche, esseri con poteri di manipolazione della realtà, sono stata...

-C’è qualcosa che non va, Reed?

-La stella dimostra almeno un’età di 100.000 anni. Forse il tempo scorre diversamente nella dimensione tascabile in cui si trova, e la cosa non dovrebbe interferire con il parto...cioè l’accensione solare. Tuttavia, la crescita sta accelerando esponenzialmente: quando la temperatura raggiungerà i 10 milioni di gradi, inizierà la reazione a catena protone-protone per la fusione del...

-Credo di cominciare a capire, dottor Richards. Quanto tempo manca?

-Secondo i miei calcoli, la stella si accenderà entro 48 ore superando le barriere dimensionali...e Nuvola esploderà con una forza considerevole. Non è un calcolo semplice, ma considerando le variabili interdimensionali..stimerei che sarà un’esplosione pari ad un miliardesimo di miliardesimo di una supernova.

-Non sembra poi molto – commenta la Torcia Umana, nel tentativo di sdrammatizzare.

-Non per una stella, ma stiamo comunque parlando di 12 miliardi di megatoni. Dubito che resterà molto del pianeta Terra – conclude Reed.

-Che razza di sviluppo rivoltante! – aggiunge la Cosa.

-Non l’avrei mai detto, ma stavo pensando la stessa cosa – risponde Nuvola.

 

CONTINUA!