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#94

di Fabio Furlanetto

 

Ancora vivi

 

Filiale statunitense della Fondazione Scientifica. Sede di Manhattan.

Una donna dalla pelle verde si affaccia alla finestra per guardare il sorgere del Sole, ma non sembra particolarmente impressionata dallo spettacolo. Un uomo in costume fluttua fino ad accostarsi alla finestra, parlando con la donna senza guardarla.

-Non ti facevo una sentimentale, Gamora.

-Sai quanto sono numerosi i pianeti dove il sorgere della propria stella è considerato un’immagine di bellezza straordinaria? Dopo un po’ di tempo, tutte le albe si assomigliano.

-Allora perché incontrarci qui?

-Perché ho usato la Gemma del Tempo per avere una visione. Adam si fida abbastanza di te da chiedermi di prestarti la Gemma, ma sono io la sua Guardiana.

-Questo lo capisco. Ma non hai risposto alla mia domanda.

-La visione mi ha mostrato che mi avresti riconsegnato la Gemma all’alba. Se proprio devo consegnartela, preferisco ridurre il più possibile la separazione. Ti rendi conto di che cos’è la Gemma vero? Non è una qualsiasi macchina del tempo. Utilizzarla senza la necessaria esperienza potrebbe distruggere l’intero spaziotempo.

-Eppure la visione ti ha mostrato che andrà tutto bene.

-Ho imparato a non fidarmi ciecamente di ciò che si può solamente vedere. L’universo potrebbe cessare di esistere per colpa di un paradosso temporale cinque secondi dopo la riconsegna della Gemma. Devo essere sicura che tu sia capace di evitarlo.

-Cioè vuoi delle credenziali. Lo capisco. Dunque, l’ultima volta che ho viaggiato nel tempo ho incontrato l’essere che un giorno si sarebbe suicidato causando la creazione delle Gemme dell’Infinito. E subito dopo sono andato ancora più indietro per assistere al Big Bang. Può bastare?

Gamora si volta verso Quasar, e solamente ora si guardano negli occhi. L’aliena continua a fissarlo per un intero minuto, senza dire altro. Poi allunga una mano verso di lui, aprendo lentamente il pugno.

-Se cancelli per sbaglio l’esistenza, ti farò pentire di non essere mai nato.

Sul palmo della mano verde, una gemma viola riflette la luce dell’alba.

 

Caspian Lake, Vermont

In una vecchia casa in riva al lago, Lara Winters si lascia contagiare dalla bellezza del paesaggio. Anche se è già stata in altre galassie ed altre dimensioni, lasciarsi alle spalle l’aria di New York è sempre un piacere.

-Non riesco a credere che ti fossi dimenticato di avere una casa del genere.

-Saranno passati ottant’anni dall’ultima volta che sono stato qui, e poi lo sai che non sono il tipo da restare a lungo nello stesso posto – si scusa Makkari.

-Di certo è meglio di un appartamento a New York...

-Hey, che fine ha fatto la ragazza di città?

-Forse ha cominciato ad apprezzare l’idea di non dover traslocare in un’altra dimensione una volta al mese.

-Potrei venderti la casa, sai? O meglio, ufficialmente il mio bisnipote te la venderebbe.

-Dovrei prima convincere Wendell a trasferirsi, ed è già abbastanza difficile convincerlo a restare sulla Terra.

Il sorriso di Makkari si affievolisce, nel rispondere a Lara:

-Sarebbe la tua occasione migliore, in realtà. Ultimamente siamo un po’ con i piedi per terra, no?

-In effetti, mi sembri tu quello con il morale a pezzi...per quanto possa sembrare impossibile.

-Sto cercando di capire come poter uscire da una situazione da cui non dovrei avere scampo. Il solito, insomma.

-Credevo aveste già provato di tutto per poter aggirare l’ultimatum dei Celestiali.

-Io credo di aver finito le idee, Molecola sembra crederci ancora meno, e Nuvola ha ben altro per la testa. Quanto a Quasar, chissà cosa gli passa nel cervello di questi tempi.

Il bracciale quantico al polso dell’Eterno si illumina ad intervalli regolari, e Makkari sorride.

-Neanche a farlo apposta: sembra che uno degli altri abbia chiamato a raccolta tutti i Protettori. Ti va bene se rispondo alla chiamata invece di riportarti prima a New York? Ci metterei un nanosecondo, ma sembra che anche tu abbia bisogno di pensare e questo è uno dei posti migliori che conosco per farlo.

-Sì, è un’ottima idea. Grazie ancora, Makkari; so che hai cose più grandi a cui pensare, ma per me la nostra amicizia è importante.

-E per me Quaze è un pazzo a metterci più di un nanosecondo a scegliere di passare più tempo sulla Terra.

Detto questo Makkari scompare con un bagliore di luce quantica, lasciando Lara a contemplare la bellezza del lago.

E a chiedersi perché non ha ancora colto l’occasione di parlare con Wendell del loro futuro.

 

Base dei Vendicatori

Capitan America si sta allenando, volteggiando sulle parallele con l’agilità dei migliori ginnasti della storia. Quando completa la serie di esercizi senza aver versato più di un paio di gocce di sudore, atterra accorgendosi che qualcuno è entrato nella stanza senza che lui se ne accorgesse.

-Quasar. Non ti ho sentito entrare.

-Non ero del tutto sicuro che i sistemi di sicurezza mi avrebbero riconosciuto. Cap, non c’è un modo semplice per dirlo, ma non sono lo stesso Quasar che hai incontrato durante la Guerra dei Mondi. [1]

-Vuoi dire la guerra con i marziani?

-Già, immagino che la stampa non le abbia ancora affibbiato il nome definitivo. Per me sono trascorsi alcuni anni; mi trovavo in quest’epoca per dare la caccia ad un viaggiatore del tempo, ed ho pensato di fare una visita.

Quasar detesta dover mentire al proprio idolo, ma ne sa abbastanza su come funziona il tempo da sapere che rivelare a Capitan America che morirà tra pochi giorni farebbe più male che bene. [2]

Per un attimo, sembra quasi che Capitan America colga la menzogna. Ma se fosse così, è molto bravo a nasconderlo.

-Un tempo ne sarei stato sorpreso, ma con le cose che mi sono successe in questo lavoro...Sei ancora il Protettore dell’Universo, nel futuro? Perché una visita di cortesia nel passato non è troppo nel tuo stile.

-Ad essere onesto sono in grossi guai, Cap. Se c’è qualcuno che può aiutarmi ad uscire dall’empasse degli ultimi tempi, quello sei tu. Non mi ricordo di nessuna battaglia per salvare il pianeta oggi; spero che non sia troppo disturbo se facciamo due chiacchiere in un luogo un po’ più appartato...non vorrei esagerare con i paradossi temporali.

-Capisco; la sala riunioni?

-No, ho un posto particolare dove vado a riflettere quando ne ho proprio bisogno – risponde Quasar, e le Bande Quantiche si illuminano di luce dorata.

Sia il Protettore che Capitan America sono avvolti da bozzoli di energia quantica. Al massimo dieci secondi dopo, quando scompaiono, persino la Leggenda Vivente della Seconda Guerra Mondiale resta a bocca aperta.

-Santo cielo.

Sotto una notte stellata molto più luminosa di quanto sia possibile vedere dalla Terra, la Luna appare in tutta la sua magnifica desolazione. In lontananza, il modulo lunare dell’Apollo 11 riflette la luce solare molto meglio dello sterile terreno grigio che lo circonda.

-Sei già stato sulla Luna in passato – commenta Quasar, che non si aspettava una simile reazione dal proprio idolo.

Illuminato debolmente dal campo quantico che gli permette di respirare e di non congelare, Capitan America si china verso una delle impronte lasciate dagli astronauti, indisturbate da decenni.

-Quando ero ragazzino, i racconti di fantascienza erano pieni di missioni spaziali per altri mondi. Quando mi sono risvegliato dall’ibernazione ed ho scoperto che nel frattempo l’America aveva messo degli uomini sulla Luna...ci sono tante guerre e disgrazie a cui non ho assistito, Quasar, ma anche cose meravigliose a cui nessuno fa più caso.

-Ci sono parecchie razze aliene che conoscono la Terra, Cap, ed in molte si chiedono come abbia fatto una razza così arretrata da muoversi a malapena oltre l’orbita del proprio pianeta a diventare così importante su scala galattica. Ti ricordi la guerra Kree-Shi’ar? Pochissimi di loro sanno del nostro coinvolgimento, oggi.

-Non facciamo quello che facciamo per il riconoscimento – sottolinea Capitan America – Ricordo che il nostro fallimento nell’impedire che in quella guerra morissero milioni, forse miliardi di persone ti fece lasciare i Vendicatori.

Quasar non guarda più Capitan America, né il modulo lunare. Guarda le stelle, con un’espressione di malinconia e di rammarico.

-Mi fece lasciare la Terra. Mi fece lasciare la mia vita. [3]

-Stiamo arrivando al motivo per cui hai deciso di parlarmi, vero?

-Sono successe tantissime cose dall’ultima volta che mi hai visto, Cap. E non mi riferisco alle avventure e alle battaglie...mi riferisco a Wendell Vaughn.

-Certe battaglie cambiano una persona molto più di quanto vecchi combattenti come me siano disposti ad ammettere – annuisce Capitan America.

-Sono morto. Più volte. Ho tradito i miei amici, sono diventato un manipolatore, un tiranno, un dio. Ho visto con i miei occhi una distruzione così grande da non riuscire ad accettarne la portata, ho parlato con esseri rispetto ai quali gli dei non sono niente, ho visto e fatto cose che porterebbero chiunque alla pazzia. Come si fa a far convivere tutto questo con la routine quotidiana di un normale essere umano?

-Se temi di essere impazzito, l’aver deciso di parlarmene è già un buon segno – risponde Capitan America, non nascondendo la preoccupazione nella propria voce.

Passano diversi secondi prima che Quasar riprenda la conversazione, durante i quali Capitan America si chiede quanto sia veramente cambiato il suo compagno di squadra.

-Lo sai quante vite hai salvato durante la tua carriera, Cap? Come ti sentiresti nello scoprire che quelle che non hai potuto aiutare sono dieci volte tanto? O mille? O un miliardo?

-Non possiamo salvare tutti, Quasar, nemmeno qualcuno con il tuo potere può. Ci chiamano eroi, ma dobbiamo stare attenti a non considerarci dei. Da quanto tempo non hai una vita civile, Quasar?

-Non capisco cosa c’entri.

-Io invece credo di sì. Un soldato che pensa solo alla guerra e non torna mai a casa perde la giusta prospettiva. In passato anche io ho rinunciato alla mia identità civile...una sorta di viaggio in cerca di me stesso.

-Non sono un recluso, Cap. Non faccio sempre il Protettore dell’Universo. Ho conosciuto una ragazza che è molto importante, per me. Una terrestre, prima che tu me lo chieda.

-Da come ne parli, sembra una cosa seria. Ho capito cosa ti sta logorando, ti stai dividendo tra la tua missione nello spazio e la tua casa sulla Terra.

-Non ho una casa sulla Terra. Almeno credo. Non sono più sicuro di sapere dov’è la mia casa.

-Ecco il problema – annuisce Capitan America.

Un’altra pausa, forse anche più lunga delle precedenti. I due eroi sono seduti sul suolo lunare, a guardare le stelle con il sorgere della Terra alle proprie spalle.

-Amo Lara. E vorrei darle la vita che si merita sulla Terra. Ma sono il Protettore dell’Universo.

-C’è una cosa che non ho mai capito, Quasar. Quando Capitan Marvel mi parlò della sua posizione, mi disse che Eon gli conferì l’incarico per fermare Thanos. Dopodiché, non si fece mai più risentire. Perché le cose sono così diverse con te?

-Perché l’ho scelto io.

-Cosa vuoi dire?

-Una volta sconfitto Maelstrom...la prima volta, almeno...il mio dovere di Protettore era compiuto. Ma con Epoch appena nata, non potevo andarmene. Considerala una sorta di ferma prolungata.

-Ma il tuo incarico era solamente di fermare una minaccia; nessuno ti ha incaricato di salvare l’intero universo per il resto della vita, Quasar.

-Nessuno ha incaricato un giovane americano di sottoporsi ad un esperimento per trasformarlo in una leggenda. Nessuno ti ha mai chiesto di salvare vite per il resto della tua vita. E’ questo che ci rende eroi, no? Anche se nessuno ce l’ha chiesto, noi facciamo quello che facciamo perché qualcuno deve pur farlo.

-Non a rischio della nostra sanità mentale, Quasar. Nella tua posizione sarei il primo a gettarmi in prima linea per fare la differenza, ma ci sono dei limiti.

-Quindi stai dicendo che dovrei smettere di essere Quasar?

-Nemmeno per sogno. Sto dicendo che dovresti costruirti una vita per quando non sei in costume...e se sei stato abbastanza fortunato da trovare la donna giusta, sei sulla buona strada. Ma è stato Wendell Vaughn ad essere scelto per salvare l’universo, non Quasar; non devi mai lasciare che la tua missione ti faccia dimenticare chi sei davvero.

Quasar considera a lungo le parole del Vendicatore, e poi si alza in piedi.

-C’è una cosa che ho sempre voluto chiederti. Se Eon avesse contattato te, e ti avesse offerto di diventare il Protettore dell’Universo...avresti accettato?

-Anche se non credo che sia giusto affidare ad un uomo solo una tale responsabilità ed un tale potere, probabilmente mi sarei offerto volontario per salvare l’universo. Ma fare quello che hai deciso di fare tu...ho letto i tuoi rapporti, so con quali esseri ti sei scontrato. E chissà cos’altro hai visto e di cui non mi hai parlato. Ci sono cose che non dovrebbero essere nelle mani di nessuno.

-Tu credi in Dio, vero?

Capitan America è un po’ sorpreso dalla domanda. Questo è lo stesso ragazzo che pochi anni prima gli dava del “signore”, non si aspettava che la conversazione prendesse una piega così personale.

-Sì. E con quello che ho visto, a volte mi chiedo come faccia ad andare avanti chi non crede.

-Io sono stato un Dio, Cap. Sono stato presente al Big Bang. Il mio nome è stato invocato in preghiera. Ho aiutato a cambiare la struttura stessa della realtà in più di una occasione. Ed ho incontrato dozzine di dei e concetti incarnati infinitamente più potenti ed incomprensibili. Nessuno di loro è veramente buono o malvagio; per lo più sono indifferenti.

-E credi che uno di loro sia Dio?

-Forse tutti o nessuno. Forse sono tutti emanazioni della stessa cosa. Epoch crede che l’intero Omniverso sia in realtà un essere senziente, la somma di tutte le cose che si autoregolamenta su una scala impossibile da afferrare persino per lei. In  questa realtà, gli esseri umani sono insignificanti...interi imperi galattici sono insignificanti. Vuoi sapere perché sono il Protettore dell’Universo, Cap?

-Perché noi non siamo insignificanti.

-Esatto. E che Dio esista o meno, qualcuno deve dimostrarlo all’universo.

Le Bande Quantiche iniziano a brillare, come a sottolineare il discorso di Quasar. La frequenza con cui si illuminano non è casuale, ma è stata attentamente programmata da chi le sta indossando.

-Parli dell’universo...mi dispiace tagliare corto, Cap, ma devo tornare nel futuro.

-Certo, capisco – risponde Capitan America allungando una mano – Qualunque sia il problema, Wendell, sei un Vendicatore. Sei un amico. Non farti problemi a chiedere il mio aiuto, in questa o qualunque altra epoca.

-Grazie Cap; significa molto per me – risponde Quasar, stringendo la mano al proprio idolo.

 

Four Freedoms Plaza, New York

Molecola si mangia nervosamente le unghie, osservando Reed Richards ultimare gli ultimi preparativi per l’astronave.

Nuvola sembra invece calma ed imperturbabile come sempre.

-Potremmo contattare altre nebulose senzienti; servirebbero parecchi giorni per progettare e costruire un dispositivo capace di rintracciarle, ma con il tuo aiuto sono sicuro di poter restringere notevolmente i tempi – propone Richards.

-La ringrazio, Mister Fantastic, ma non è possibile. Le nebulose non hanno una vera e propria società, non tutte raggiungono lo stesso grado di coscienza di sé entro la stessa era geologica, ed in ogni caso non avrebbero soluzioni da proporre. La nascita di una stella comporta sempre la distruzione della nebulosa che l’ha generata.

-Questo è impossibile; se fosse vero, la vostra popolazione non potrebbe mai crescere.

-Con tutto il rispetto, Mister Fantastic, lei sta pensando ancora su scala planetaria. Gli astri si generano autonomamente per collasso gravitazionale, e non abbiamo alcun tipo di riproduzione sessuata. La mia sarà semplicemente una trasformazione da nebulosa a stella; la distruzione del mio corpo ne è una parte integrante.

-Senza i progressi della scienza medica, la percentuale di esseri umani deceduti subito dopo la nascita sarebbe molto più alta di quella attuale. Se la scienza può aiutare gli umani a superare i propri difetti biologici, può fare lo stesso con una stella.

-Apprezzo la sua dedizione, Mister Fantastic, ma mi permetta la franchezza: per quanto siano avanzate le sue macchine, non ha i mezzi per manipolare miliardi di tonnellate di materia con precisione atomica.

-Non ho problemi a riconoscerlo. Fortunatamente, abbiamo a nostra disposizione una persona con una certa esperienza nel campo.

Nuvola sembra perplessa, come se non avesse compreso il suggerimento. In realtà è tutto più che chiaro, e sia lei che l’uomo più intelligente del mondo si voltano per osservare una conoscenza comune.

-Oh cacchio – realizza Molecola mordendosi un labbro.

-Mister Reece, so per esperienza diretta che in passato lei ha acceso delle stelle. Su quale scala può operare il suo potere?

-Uhm...

-In passato è riuscito a far collassare una galassia – ricorda Nuvola.

-Impressionante. Ho sempre sospettato che il suo potere fosse ben oltre qualsiasi scala conosciuta, ma non immaginavo potesse spingersi fino a questo punto – commenta Richards, con un misto di curiosità scientifica e di consapevolezza della distruzione che quell’uomo apparentemente innocuo potrebbe causare.

-Hey, aspettate un attimo! Ti riferisci a quella volta che abbiamo provato a fermare Nemesi, vero? [4] Ti ricordo che lo sforzo mi ha quasi ucciso. Non credo proprio di avere ancora abbastanza potere da rifare una cosa simile.

-Fortunatamente non dovremo agire su scala galattica.

-Temo di dover concordare con Molecola su di un punto, Mister Fantastic: anche se possedesse il potere necessario per salvarmi, non ne ha un controllo sufficientemente preciso. Senza offesa, ma potrebbe persino peggiorare la situazione.

-Il che è esattamente il motivo per cui non agirà da solo – risponde una voce inumana.

-Epoch, presumo – commenta Reed Richards senza scomporsi troppo, osservando la figura femminile alta tre metri composta di un materiale organico senza equivalenti terrestri, appena apparsa dal nulla.

Immediatamente dopo, qualcosa di rosso che si muove più velocemente dell’occhio umano ed un lampo di luce gialla preannunciano l’arrivo di altri due ospiti inattesi.

-Dottor Richards, da quanto tempo. Suppongo che Nuvola sia già vicina alle doglie?

-Benvenuto, Quasar. Makkari. Vi chiederei come avete fatto ad eludere i sistemi di sicurezza, ma sono più interessato a sapere come avete fatto a sapere di dovervi recare proprio qui.

-Ho inviato un messaggio di richiesta di soccorso alcuni minuti indietro nel tempo...anni, nel caso di Quasar. Purtroppo i miei accordi con i Celestiali mi impediscono di intervenire direttamente per risolvere la situazione, ma nulla mi vieta di avvertire i miei amici.

-Capisco, Epoch. Suppongo che tu conosca Uatu l’Osservatore, o almeno avete lo stesso stile nel trovare il cavillo giusto.

 

Nebulosa di Orione

1270 anni-luce dalla Terra

L’astronave emerge dall’iperspazio a pochi mesi-luce dal limite esterno della nebulosa, illuminata dagli ammassi stellari e dalle protostelle al suo interno.

Susan Richards alias la Donna Invisibile osserva lo spettacolo astrale da uno degli schermi, godendosi un posto in prima fila negato alla maggior parte degli esseri umani.

-E’ meraviglioso – si lascia sfuggire ad alta voce.

-Sì sì, non è che io abbia qualcosa contro i bei paesaggi alieni romantici, ma qualcuno di voi è riuscito a capire la spiegazione di Gommolo ed Epoch sul perché questo posto dovrebbe essere d’aiuto alla ragazza? – chiede la Cosa, che ha passeggiato nervosamente su e giù dall’astronave per tutto il viaggio.

Nuvola, seduta a gambe incrociate e con perfetta calma, spiega la situazione:

-Questa nebulosa è una delle più grandi nursery stellari della Via Lattea. Centinaia di nuove stelle e sistemi solari stanno nascendo nelle vicinanze.

-E tu puoi “sentirle”? Questa nebulosa è “viva”? – chiede Susan, incerta sulla terminologia.

-No, non sono  a conoscenza della presenza di altre nebulose senzienti in questa Galassia. Ed anche se fossero vive, queste stelle nascenti sono troppo giovani per poter comunicare; ho solo avvertito la loro presenza gravitazionale.

Ad un occhio umano, Makkari è altrettanto calmo; ma questa è solo un’impressione, perché l’Eterno continua a muoversi troppo rapidamente per essere visto tranne per i pochi, lunghissimi secondi in cui se ne resta in un angolo a braccia incrociate.

-Se solo non fossimo stati così lenti; Nuvola potrebbe partorire da un momento all’altro.

-Abbiamo lasciato la Terra mezz’ora fa – gli ricorda la Torcia Umana, che poi si rivolge a Nuvola con tono preoccupato chiedendo: -E’ normale che la tua temperatura stia salendo così tanto?

Susan avvicina una mano alla fronte di Nuvola, ritraendola immediatamente.

-Ow! Mi sono quasi ustionata nonostante i guanti...sei incandescente.

-E’ vero, la mia temperatura superficiale è di circa 250 gradi: non me ne ero nemmeno accorta – ammette Nuvola, socchiudendo gli occhi mentre si concentra per risolvere il problema. A giudicare dall’espressione di sorpresa sul suo volto, qualcosa non quadra.

-Oh no – si lascia sfuggire Nuvola, prima di sfondare il sedile senza nemmeno muoversi.

I presenti accorrono verso di lei per aiutarla a rialzarsi, ma Nuvola non riesce a reggersi in piedi. La Cosa la prende tra le braccia, sorreggendola con difficoltà.

-Lo so che rischio la vita a dirlo a dirlo ad una donna incinta, ma sbaglio o stai aumentando di peso? – chiede Ben Grimm, e dalla voce è facile capire che non riuscirà a sorreggerla a lungo.

-Credo di aver perso il controllo della mia stabilità gravitazionale. Non posso più contenere l’energia gravitazionale della mia massa o di quella della stella.

-Abbiamo un problema bello grosso, letteralmente: Nuvola pesa molto di più della Terra – ricorda Makkari.

-Non basta spegnere la gravità artificiale? – suggerisce la Torcia Umana.

-Temo che non potrò mantenere la mia massa nella dimensione tascabile a lungo; tra poco sarò anche molto più grande della Terra – precisa Nuvola, senza nascondere lo sforzo necessario per parlare.

-Non preoccuparti, Nuvola, ci pensiamo noi – interviene Quasar, che si avvicina a Nuvola insieme a Molecola.

-Quaze, avete trovato un sistema per salvare sia Nuvola che la stella? – chiede Makkari.

-Ci stiamo lavorando, ma mi è venuto il mal di testa cercando di seguire le teorie di Reed ed Epoch. Ci penso io, Ben – prosegue Quasar, creando una sorta di lettino di energia quantica su cui la Cosa poggia il corpo di Nuvola.

-Quasar, non dovreste rischiare la vita così. La mia distruzione fa parte della nascita di mio figlio. Dovreste allontanarvi il più possibile.

Makkari stringe la mano di Nuvola, incurante della sua temperatura attuale, e le sorride.

-Non mi importa cosa dicono i Celestiali, le stelle senzienti o il destino: siamo i Protettori dell’Universo. Abbiamo sfidato l’impossibile in passato, e siamo ancora vivi. Non pensare neanche ad arrenderti.

Le porte a tenuta stagna dell’astronave si aprono, ed i Protettori escono nello spazio.

 

Riescono ad allontanarsi solo di alcuni miliardi di chilometri, prima che Nuvola stringa i denti stringendosi l’addome e comunicando via radio:

-Non riesco più a mantenere questa forma. Devo lasciarmi andare.

Quasar fa un ampio respiro, poi dà piena energia alle Bande Quantiche e torna a dare ordini con sicurezza.

-Epoch, collegamento telepatico con Reed per superare le interferenze radio. Reed, voglio sapere il secondo esatto in cui si accenderà la stella. Molecola, Nuvola sta perdendo massa rapidamente; mi servono settecento milioni di chilometri cubi di idrogeno ionizzato. Makkari, preparati a correre.

Per Nuvola, mantenere la forma umanoide è ormai impossibile. Il suo corpo riprende la propria forma originale di gas ionizzato, che inizia a fuoriuscire in questa dimensione con un flusso costante di materia.

Quasar la racchiude in una bolla quantica, e dato che la velocità con cui la massa di Nuvola aumenta esponenzialmente la bolla raggiunge le dimensioni della Terra in meno di due minuti.

Makkari si trova sulla superficie della bolla, la cui temperatura esterna cresce sempre di più ed il cui orizzonte si allontana rapidamente.

-Cos’è che dovrei fare, esattamente?

A rispondergli telepaticamente è la voce di Epoch:

-Il vero corpo di Nuvola è una massa gassosa custodita in una dimensione tascabile, separata dalla nostra da una particolare vibrazione dimensionale. Nuvola perderà quasi tutto il proprio peso per dare vita alla stella, se vogliamo fare una trasfusione di plasma ionizzato dobbiamo prima adattarlo; in qualità di Eterno, hai il completo controllo sulle proprietà vibratorie dei tuoi atomi. Dovrai aiutare Molecola ad adattare la vibrazione della Nebulosa di Orione per la trasfusione.

-Avrei preferito non sentire la spiegazione. Non c’è un piano B?

-Non secondo la Coscienza Cosmica e l’uomo più intelligente del tuo pianeta.

-Temevo che lo avresti detto. Quanto veloce devo correre e vibrare, esattamente?

-Alla velocità della luce.

-Grande. Quattromila anni sulle spalle e non ho ancora imparato a stare zitto...

 

Molecola si trova all’interno della Nebulosa di Orione, ma non è dell’umore giusto per godersi il panorama. Non è la prima volta in cui i Protettori hanno bisogno del suo potere, e non è la prima volta in cui deve spingere al limite il proprio potere.

Ma raramente la vita dei suoi amici è stata così direttamente nelle sue mani. Ed ancora più raramente ha avuto la responsabilità di usare le proprie capacità su questa scala in modo non distruttivo.

Non c’è nessuno nel raggio di miliardi di chilometri. Ma se ci fosse, si sorprenderebbe nel vedere così tanta determinazione negli occhi di Owen Reece che si rivolge alla Nebulosa di Orione ordinando:

-Vieni qui.

Il meraviglioso spettacolo cosmico si deforma sotto il suo comando, e più materia di quanta la maggior parte degli uomini possa immaginare si dirige verso di lui muovendosi come un serpente luminoso più grande della Terra. Il colossale fiume in piena di plasma ionizzato circonda Molecola, ruotando attorno a lui beffandosi delle leggi della fisica.

Questa è la parte facile.

Allo stesso tempo, Molecola studia gli atomi del corpo di un Eterno che sta correndo alla velocità della luce su di un campo di forza quantico. Ed ordinare agli atomi della frazione di nebulosa di cui si è impossessato è persino meno semplice di quanto si possa pensare.

Owen non è mai riuscito a spiegare a parole il suo rapporto con le molecole: controllarne così tante è semplice se il comando è elementare, come “spostati” o “riscaldati” o “trasformati in un’altra molecola”. Quello che deve fare è molto più complesso, e non ha idea di quale possa essere il margine di errore: una vibrazione sbagliata potrebbe corrispondere ad un gruppo sanguigno sbagliato durante una trasfusione.

 

A bordo dell’astronave, allontanatasi dalla bolla quantica per non essere attratta dal campo gravitazionale in espansione, Reed Richards tiene sotto controllo i dati raccolti dai sensori. Per gli standard galattici la nave è estremamente rudimentale, ed è necessario l’intervento di Epoch per poter superare le interferenze.

Se il computer non sta registrando i dati raccolti è quasi sicuramente colpa di Epoch, ma Reed non ha tempo di preoccuparsi del tesoro di informazioni che gli sta sfuggendo di mano: la vita di Nuvola è più importante.

-La stella sta per accendersi. Non c’è tempo per effettuare la trasfusione; Quasar, dovete allontanarvi!

-Sono d’accordo con il dottor Richards, Quasar. Non potete sopravvivere all’accensione di una stella ad una distanza così ravvicinata – avverte Epoch.

-Vi ho detto che voglio il secondo esatto dell’accensione! Datemi quello e basta! – protesta Quasar, la cui voce tradisce lo sforzo nel trattenere la massa nebulosa in espansione.

-Avete settantadue secondi – precisa Epoch.

-Ho capito che cosa vuole fare Quasar – realizza Reed Richards, allungandosi per spingere la Donna Invisibile e la Torcia Umana di fronte al portellone a tenuta stagna ed ordinando alla Cosa:

-Ben, vai ai comandi! Tienici il più vicino possibile a Molecola!

-Ti è dato di volta il cervello, Gommolo? Se sfioriamo soltanto quella roba stellare incandescente che gli sta attorno...

-Sessanta secondi – sottolinea Epoch.

-Okay, okay! Ed io che credevo fossimo tutti sotto pressione quando Suzie era incinta...

 

Quasar è al limite delle forze: mantenere la bolla stabile è persino più difficile di quanto avesse immaginato, e probabilmente al limite delle capacità delle Bande Quantiche. Nessuno gli ha chiesto di rischiare così la propria vita, nemmeno Nuvola. Ma qualcuno deve farlo: lui non si perdonerebbe mai di aver lasciato morire di parto una propria amica senza nemmeno aver tentato di salvarla.

All’interno della bolla, ormai larga il doppio della Terra, c’è una nebulosa in costante espansione che scalpita per essere rilasciata. Quando le barriere dimensionali si rompono, la protostella lascia la propria dimensione tascabile nativa.

-Dieci secondi – dice Epoch, ma Quasar la sente a malapena: è necessaria tutta la sua forza di volontà per spingere le Bande Quantiche ben oltre il loro limite di utilizzo.

La bolla si espande, e le sue pareti si fanno sempre più sottili ed incandescenti. Gli ultimi dieci secondi durano un’eternità.

-Zero. Il nucleo stellare è acceso – annuncia Epoch, ma non ce n’è veramente bisogno: il nucleo inizia il processo di fusione nucleare grazie al calore e alla pressione.

La nebulosa che circondava e nutriva la stella, ovvero quello che finora è stata Nuvola, viene colpita da un vento stellare così potente da scuotere la stella stessa.

Cercare di bloccarne l’onda d’urto è come voler imprigionare l’oceano in un bicchiere. Contenerla all’interno della bolla è impossibile.

Quello che Quasar riesce a fare è mantenere la bolla per un intero secondo dopo l’accensione, usandola per incanalare tutto il materiale espulso dalla stella in un unico gigantesco flusso di materia, prima di perdere i sensi per lo sforzo.

Makkari riesce ad afferrarlo e portarlo in salvo giusto in tempo per evitare che il Protettore dell’Universo sia vaporizzato.

 

Nel frattempo, Molecola ha osservato tutto quanto da lontano. Attorno a lui rotea il plasma ionizzato alla giusta vibrazione, ed è l’unica persona a poter assistere alle prime luci della stella neonata.

Per quanto sia uno spettacolo romantico, il fatto che tutto il materiale espulso sia stato incanalato verso la sua posizione è estremamente preoccupante.

-State cercando di uccidermi!? Ho in mano una nebulosa, qui! Non posso occuparmi anche di un’altra!

-I Fantastici Quattro hanno tutto sotto controllo, Molecola. La stella è nata, ora dobbiamo aiutare Nuvola a resuscitare – cerca di tranquillizzarlo Epoch.

Infatti l’astronave si avvicina pericolosamente alla sua posizione, evitando la collisione con il plasma grazie alle doti di pilota di Benjamin Grimm alias la Cosa.

Non appena si ferma, la Donna Invisibile e la Torcia Umana escono nello spazio aperto protetti dalle proprie tutte spaziali di molecole instabili.

-E’ tutto a posto, Owen, fai quello che devi: ti proteggeremo noi – lo rassicura la Donna Invisibile.

-Reed, bella l’idea della tuta spaziale, ma dovevi proprio farla così scomoda? – si lamenta la Torcia Umana; dato che la tuta sintetizza una bolla di ossigeno attorno al suo corpo, restare avvolto dalle fiamme non è un problema.

-Forse è meglio non unirmi al vostro gruppo: siete anche più fuori di testa dei protettori – commenta Molecola.

Ma il momento è troppo serio per continuare a scherzare. Il materiale stellare investe il campo di forza invisibile che circonda Molecola e metà dei Fantastici Quattro, mentre la Torcia Umana assorbe tutto il calore residuo.

 

Pur impegnato ad assorbire così tanto calore senza andare in Nova, Johnny Storm lancia un’occhiata a Molecola. L’uomo apparentemente inoffensivo è avvolto da energia cosmica, e le cicatrici a forma di saetta sul suo volto sono illuminate di rosso.

-Nuvola, se puoi sentirmi, ho bisogno del tuo aiuto per rimetterti assieme.

Molto più rapidamente di quando dovrebbe essere fisicamente possibile, il materiale residuo della stella ed il plasma rubato alla Nebulosa di Orione si mescolano e si contraggono, spostando gran parte della propria massa in una dimensione tascabile.

Questo non è visibile dalla posizione in cui si trova Johnny, fino a quando non capisce cosa sta succedendo. Per colpa della prospettiva, non ha capito subito che la nuova nebulosa aveva assunto la forma di una donna.

Più si comprime, più la nebulosa diventa bianca. Bastano pochi minuti e tutto ciò che ne resta è una nuvola bianca di forma femminile, il cui strato più esterno si dirada dolcemente per lasciare il posto ad una Nuvola dall’aria visibilmente stravolta dopo essere stata ricostruita molecola per molecola.

La donna fluttua verso Molecola per un caloroso abbraccio.

-Questa dev’essere stata una delle cose più pazzesche che abbiamo mai fatto – sono le sue prime parole.

-Ne è valsa la pena, direi – sorride Molecola, osservando l’alba di una nuova stella che illumina la Nebulosa di Orione.

L’espressione sul volto di Nuvola è indecifrabile. Come si sente l’universo quando nasce una nuova stella in mezzo a miliardi di galassie? In questo momento, a lei non importa. Osservando i primi raggi di sua figlia, in mezzo ai suoi amici, il resto dell’universo non ha importanza.

 

Due giorni dopo

Caspian Lake, Vermont

Wendell Vaughn atterra di fronte alla casa, appoggiando a terra il frigorifero di energia quantica che contiene la spesa. Le Bande Quantiche alterano la luce attorno a lui, rendendolo invisibile per evitare di attirare l’attenzione dei vicini.

Seduto di fronte all’entrata, Owen Reece sta parlando al cellulare.

-Marsha, non è che posso costruire una casa schioccando le dita. Sì, lo so che posso, ma ci sono permessi da ottenere e...no, non credo sia il caso di chiedere aiuto ad Epoch. Oh ciao Quasar. Sì, glielo dico; ti saluta Marsha.

-Ti ho messo nei guai con il trasloco?

-No, sono anni che mi dice di trovare un posto fuori Detroit, ma mi sono deciso soltanto adesso. Non so perché ci ho messo tanto prima di mettere la testa a posto.

-Dillo a me. Non stava piovendo a dirotto quando sono uscito?

-Ho cancellato le nuvole. Sì sì, sono ancora qui, stavo solo parlando con Quasar.

Wendell scuote la testa divertito, entrando in casa seguito da cibarie che fluttuano a mezz’aria avvolte da energia quantica. Appena oltre l’ingresso trova Makkari intento a divorare un trancio di pizza.

-Ce ne hai messo di tempo. Se vuoi faccio un altro salto a Napoli per portarne una anche per te.

-Non dovevi preparare una lista di tutto quello che sappiamo dei Celestiali? Vi ho invitati a cena per progettare la controffensiva, non per uno spuntino.

-Salvo l’universo meglio a stomaco pieno.

Wendell non commenta, così come non dice niente sulla stella appoggiata sul tavolo del soggiorno che illumina a giorno l’intera stanza, tenuto d’occhio da Nuvola che si è sdraiata sul divano a leggere un libro.

-Sicura che sia una buona idea tenere una stella neonata in soggiorno?

-E’ solamente un ologramma. In realtà si trova a 1270 anni-luce di distanza, ma così la posso tenere d’occhio. Che ne pensi di “Almeisan”?

-Mai sentito.

-Significa “la splendente”. Anche conosciuta come Gamma Geminorum o HIP31681.

Comprendendo la confusione di Wendell, Lara entra nella stanza per spiegare la situazione:

-Nuvola sta scegliendo un nome per la stella. Credo che al momento si stia concentrando sui nomi arabi. Nessun suggerimento?

-Temo di essere una frana nei nomi...mi facevo chiamare Marvel Man, ricordi?

I due si baciano, allontanandosi per restare un po’ da soli. Wendell non può fare a meno di notare che Lara non smette di sorridere.

-Che c’è?

-Niente. E’ da parecchio tempo che non ti vedevo così rilassato.

-Dopo tutto quello che è successo, forse avevo davvero bisogno di tornare un po’ sulla Terra. Quando avremo riconquistato la Zona Quantica e ricostruito la Struttura, penso proprio che aprirò un portale dimensionale per poterci arrivare direttamente da questa casa.

-Makkari era sicuro che ti sarebbe piaciuta. Chi avrebbe mai detto che sareste finiti a salvare l’universo in Vermont?

-Devo anche ringraziare Capitan America per avermi messo un po’ di sale in zucca. A proposito, ricordami di presentartelo uno di questi giorni.

-E’ davvero il caso di viaggiare nel tempo per una cosa del genere? Voglio dire, il Capitan America originale è morto, vero?

-Se conosco abbastanza Epoch, le sue risposte vaghe significano che è ancora vivo ma non vuole dirmi dove si trova. Dovrò parlarle di questa cosa.

-Questo non è il momento migliore per farlo – risponde la voce di Epoch, che aleggia nell’aria.

-Hai invitato anche lei? – chiede Lara con un minimo di preoccupazione.

-No, ma probabilmente ci ascolta sempre. Ho imparato a convivere con l’idea – alza le spalle Wendell.

-Mi rendo conto che i Protettori dell’Universo si sono ufficialmente sciolti, e potrei suscitare l’ira dei Celestiali continuando a contattarvi, ma c’è bisogno del vostro aiuto ai limiti più esterni di questo universo.

-Okay – risponde Wendell, dando un bacio sulla guancia di Lara e trasformando i propri abiti civili nel costume di Quasar con un bagliore di luce gialla.

-Andiamo a salvare l’universo. Però ricordati che mi devi una pizza.

 

CONTINUA!

 

 

Note

So cosa state pensando: “note”? Su questa serie!?

Questo è l’ultimo numero “regolare” di Quasar, perché dal prossimo numero comincia Verdetto Universale: una saga in sei parti più epilogo, che tirerà le somme delle avventure MarvelIT di Quasar e porterà a compimento la serie.

Un ringraziamento a rossointoccabile per l’uso semi-autorizzato dei Fantastici Quattro, e a Carlo Monni per Capitan America.

 

 

[1] Sugli Guerra Dei Mondi #1-2 e su Quasar: Speciale GdM, ovviamente

 

[2] O almeno così credono tutti. Seguite Capitan America MIT per altri dettagli (si spera!)

 

[3] Dopo il crossover “Operazione: Tempesta nella Galassia”

 

[4] Su Quasar #31