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#101

di Fabio Furlanetto

 

Grazie per aver salvato l’universo

 

 

Viviamo su un insignificante pianeta di una stella monotona

di una galassia accantonata in un angolo dimenticato dlel’universo

che contiene molte più galassie che persone

Carl Sagan

 

 

Una ragazza è in piedi sul cornicione di un palazzo, osservando la bellezza di New York City di notte.

Le luci della città nascondono la luce delle stelle, ma una di esse riesce comunque a risplendere a sufficienza. Forse perché non è una stella ma una persona, un uomo  che sta volando verso di lei. I due non si sono mai  incontrati prima.

Lui indossa un costume rosso e blu, un mantello ricolmo di stelle ed un paio di bracciali dorati che brillano di luce propria.

-Faith, presumo?

-Wendell Vaughn, alias Quasar, attuale Protettore dell’Universo.

L’uomo fa del suo meglio per nascondere la propria sorpresa, fallendo miseramente. I bracciali dorati aumentano la propria luminosità in quantità impercettibile, ma Faith sa perfettamente cosa sta succedendo.

-Non c’è bisogno di usare le Bande Quantiche per analizzarmi. Non sono un’aliena o un’entità cosmica. Non ti sto leggendo la mente, non provengo dal futuro o da una realtà alternativa, non sono un ologramma o un costrutto mistico e non sono un frammento della tua immaginazione. Chiedi anche ad Epoch e ti confermerà che sono quello che sembro. Una ragazza di vent’anni che sta per buttarsi dal cornicione.

-E che conosce non solo la mia identità segreta, ma anche altre cose su di me che non dovrebbe.

Quasar si avvicina, facendo scomparire il proprio costume e sostituendolo con abiti civili. L’unica cosa a contraddistinguerlo da una persona normale sono i bracciali che porta ai polsi. Quello ed il fatto che stia fluttuando a mezz’aria, ma a New York City questo non lo rende esattamente unico.

-Stare qui è piuttosto pericoloso. Perché non entriamo e parliamo un po’ della lettera che mi hai spedito?

-Ah, bel trucco. Cercare di mettermi a mio agio facendo scomparire il costume.

-Così ovvio?

-Solo per chi ti conosce bene. Non salvi molti aspiranti suicidi, vero?

-Non proprio. Ma non penso che tu voglia davvero buttarti. Hai scritto “Se non ti farai vivo mi ucciderò“, ed eccomi qui. Che cosa vuoi?

 

Faith si siede sul cornicione, e Quasar fa altrettanto. Gli occhi della ragazza sono tristi ed il suo sguardo basso, come se stesse cercando di non provare nostalgia per i vecchi tempi.

-Quando avevo dieci anni ho iniziato a fare degli strani sogni. Sognavo di essere un super-eroe spaziale. Sognavo di essere Quasar, Protettore dell’Universo. All’inizio era difficile ricordarmi tutto una volta sveglia, ma col tempo tutto diventava più nitido. Poco tempo dopo scoprii che c’era veramente un Quasar, e che aveva lo stesso volto e gli stessi poteri del mio sogno. Entrasti persino nei Vendicatori, e nei miei sogni eri un ex Vendicatore.

-Non ero nei Vendicatori dieci anni fa.

-Lo so. Ed avevi un costume diverso, quindi pensavo fossero solo sogni. Ti ho visto combattere i Celestiali e Thanos. [1] A scuola tutto quello a cui potevo pensare era chi fosse realmente l’Assassino Cosmico, e non vedevo l’ora di scoprire un nuovo indizio con il nuovo sogno. All’epoca ne facevo almeno due al mese, almeno fino a quando non hai distrutto l’universo con lo Starbrand [2]. E’ stato quando ho visto sui giornali che avevi cambiato costume, per indossare lo stesso che avevi nei miei sogni, che ho cominciato a sospettare qualcosa.

-Tutto questo è successo circa due anni fa. Stavi sognando il futuro.

-Non l’ho capito subito, eri quasi sempre nello spazio all’epoca. Ho saputo dell’invasione marziana [3] con anni di anticipo, ma a chi avrei potuto dirlo? Nel frattempo nei miei sogni tu avevi costruito una squadra e ti eri anche trovato una ragazza. E’ stato un po’…imbarazzante cercare di costruirmi una mia vita sentimentale al liceo mentre sognavo la tua, per dirla tutta. Non dirlo a Lara, non so se capirebbe.

-Non sono nemmeno sicuro di capire neanch’io. Ancora non capisco che cosa tu voglia da me, Faith, sembri sapere tutto quanto.

-Ci sto arrivando. Mentre tu ti ricostruivi una vita sulla Terra e ti facevi nuovi amici, io non riuscivo a pensare ad altro che alle tue avventure. Avevo capito che erano reali. Pensi sia facile concentrarsi sulla scuola o uscire con gli amici quando sai che nel prossimo sogno potresti scoprire che il mondo finirà tra qualche anno?

-Penso di capirne qualcosa; c’ero io a rischiare la pelle, se ricordi.

-Non è la stessa cosa. Tu eri nel mezzo dell’azione. Tu potevi fare qualcosa per impedire che Nemesi divorasse l’intera realtà [4] , io potevo solo stare a guardare. Poi, poco tempo dopo aver salvato tutta la realtà, ti sacrificasti a Drylon [5] per salvare l’universo…ed i sogni sparirono completamente. Per un anno intero non sognai più niente su di te. Forse c’era stato un lieto fine, dopotutto. [6]

-Ma i sogni ripresero.

-Sì, e tu non eri più lo stesso. Rubasti il potere di Epoch per diventare un dittatore, fino a scatenare una guerra intergalattica. Avevo costruito tutte le mie certezze morali attorno a te, nel corso degli anni, ed ora non eri più l’eroe perfetto di un tempo. So che da allora hai compreso i tuoi errori…ma da allora sono io a non essere più la stessa.

Quasar è visibilmente colpito dal fatto che questa totale sconosciuta lo capisca così bene da fare accenno così casualmente ad un conflitto morale che lo ha attanagliato per chissà quanto tempo…e che lei ha appena riassunto con due frasi.

-Ti ho visto parlare con la Morte e con Eternità, Quasar. Sono stata con te quando sei diventato un dio [7] e quando sei stato presente al Big Bang [8]. Ti ho visto combattere e sconfiggere esseri così potenti da essere più che dei. Piccoli indizi mi facevano capire che i miei sogni e la realtà si stavano avvicinando sempre di più, che molto presto avrei sognato il presente. E’ successo con il portale: ho sognato il tuo scontro con Sentry [9] con un solo giorno di anticipo. E poi…

Faith piega le ginocchia, restando sul cornicione in posizione quasi fetale. Basterebbe uno spiffero di troppo per farla cadere.

-E poi è arrivato Lord Odio. Un essere di puro odio che ha rubato il potere del Tribunale Vivente. Ho vissuto tutto assieme a te, Quasar: c’ero anch’io quando Odio ha cancellato l’intero multiverso per sostituirlo con un campo di concentramento. C’ero anch’io quando lo hai sconfitto ed hai sostituito il Tribunale Vivente ed hai annullato tutto. Odio aveva cancellato l’intera realtà e tu hai rimesso tutto a posto con uno schiocco di dita, Quasar. Credo di essere l’unica persona a ricordarselo. [10]

Faith è ormai sul punto di piangere. Quasar le appoggia una mano sulle spalle.

-Mi dispiace.

-Voglio solo che tu risponda ad una mia domanda, Quasar. La tua risposta è l’unica cosa che potrebbe dare un senso alla mia vita.

-Certo.

-All’universo importa davvero se io vivo o muoio?

In tutta risposta, le Bande Quantiche iniziano a lampeggiare insistentemente. Entrambi sanno che cosa significa.

-Fai pure. Massima priorità.

-Sei peggio di Epoch. Qui Quasar. Che c’è, Makkari?

-Hai presente quel piccolo problema che ci hai mandato a controllare? Non è più tanto piccolo.

-Terra, Via Lattea o universo?

-Universo. Fanno cinque questo mese, Quaze, lo sai che mi devi una birra.

Quasar si alza in piedi, facendo riapparire il proprio costume. Allunga una mano verso Faith dicendo:

-Vieni. Andiamo a cercare una risposta.

 

Ai confini della galassia

Molecola si passa una mano sulla fronte per asciugare il sudore, che congela all’istante nel vuoto dello spazio. L’unico motivo per cui il resto del suo corpo non fa lo stesso è che gli ha chiesto di non farlo.

Le molecole del fenomeno che ha davanti sono meno volenterose. Non vogliono neanche farsi riconoscere: qualunque cosa siano, il loro campo gravitazionale è a dir poco immenso. Ha una forma sferica, e non è visibile perché la sua gravità è così immensa da curvare la luce che tenta di illuminarla.

L’unico modo per sapere che esiste è uno spazio vuoto grande come una città. Meno di un’ora prima era più piccolo di un atomo.

-Niente da fare, non riesco a disperderlo. Le sue molecole proprio non mi stanno a sentire.

-Ah beh, possiamo spostare la Via Lattea invece, dov’è il problema? – domanda sarcasticamente Makkari.

-Non sappiamo dove metterla – risponde seriamente Nuvola.

-Un secondo, time out. Lo sapete quanto pesa la Via Lattea!? – protesta Molecola.

-Tre triliardi di triliardi di…

-Era una domanda retorica, Nuvola. [11] Chi si metterebbe a spostare…

In tutta risposta, Nuvola incrocia le braccia e Makkari solleva un sopracciglio. Molecola sbuffa.

-Perché guardate sempre me quando c’è da fare cose del genere?

-Perché devi sempre lamentarti quando poi lo farai lo stesso? – sottolinea Makkari.

Un lampo di luce quantica interrompe la discussione, segnalando l’arrivo di Quasar. Quello che i Protettori non si aspettavano era che assieme a lui apparisse anche una ragazza protetta da un campo di forza quantico.

-Quaze. Hai fatto in fretta. Chi è la ragazza?

-Non ne ho idea. Perché ho la sensazione che l’anomalia gravitazionale sia qualcosa di più del solito buco nero vagante?

-Ha già la massa di un miliardo di soli o cose di quel genere e Molecola non riesce a fermarlo. Tornando alla ragazza…

-Makkari, non sarebbe male se tra “Molecola, prova a fare qualcosa” e “chiamiamo Quasar” provaste a fare qualcosa anche voi – protesta Molecola.

-Senti, tu sai correre alla velocità della luce? Io non so spostare le galassie. A ciascuno il suo. Speravamo tu avessi un’idea su come risolvere la situazione, Quaze, visto che noi siamo po’ a corto di idee qui.

-Scusate, ma esattamente cos’è quella cosa? – interrompe Faith. I Protettori dell’Universo si voltano verso di lei, poi si guardano in faccia l’uno con l’altro, ed infine alzano le spalle.

-Non ne abbiamo idea – risponde Nuvola in tutta sincerità – Considerando massa e velocità di espansione, la sua sola presenza spazzerà via la galassia in poche ore e l’intero universo in una decina di giorni.

-Accidenti. Mi sa che sto per perdere una scommessa. Vi ho mai raccontato di quella taverna Maya?

-Per quanto posso assicurarvi che sarebbe un aneddoto interessante, abbiamo altre priorità adesso – interviene una voce che i Protettori conoscono bene.

Faith avverte invece il cuore sussultare: per quanto la conosca come una vecchia amica, trovarsi di fronte ad Epoch è tutt’altra cosa che conoscerne i ricordi che ne ha Quasar.

L’entità cosmica indossa l’immagine di una bambina umanoide, se con “umanoide” si includono un terzo occhio sulla fronte, la pelle marrone e le dimensioni di una piccola luna. Ricordando la sua vera forma, Faith non critica certo questo aspetto.

-Idee su cosa sia questa sorta di super-buco nero, Eppy?

-Il mio nome è Epoch, non Eppy, Makkari. Non è un buco nero, è un falso vuoto metastabile saturo di particelle virtuali in fase di inflazione cosmica, probabilmente nato da una fluttuazione quantistica casuale. Chi è la ragazza?

-Traduzione? – chiede Quasar.

-Un universo neonato in rapida espansione che sta per sovrascrivere il nostro – risponde Nuvola.

-Sono un po’ affezionato all’attuale, Epoch. Come gli impediamo di crescere ancora di più?

-Non ne ho idea.

-Rassicurante. Conoscete un posto dove parcheggiare un universo? – chiede Makkari.

-La Zona Quantica – risponde Faith.

I Protettori dell’Universo la fissano perplessi.

-E’ una dimensione di energia, giusto? Ed è grande almeno quanto il nostro universo – risponde lei.

-No, seriamente, chi è la ragazza? – insiste Makkari.

-Andiamo, Faith. Salviamo l’universo – la invita Quasar.

 

Due figure si avvicinano pericolosamente al nuovo universo; è necessario uno sforzo notevole per non essere attirati dalla sua gravità.

-Ti rendi conto che nessun Protettore ha mai tentato una cosa del genere, vero? – chiede Epoch.

-Ma si può fare, giusto? C’è un limite alla quantità di materia che posso spostare nella Zona Quantica durante uno dei miei salti?

-In teoria no. Novecento milioni di anni fa Wajnu di Xnua riuscì a spostare nella Zona Quantica la Stella Blu del Terrore, ma lo sforzo gli fece scoppiare il cervello e tu non ne hai uno second##########

-Che fine ha fatto? – domanda Faith.

-Troppa interferenza. Faith, sto interfacciando le Bande Quantiche al tuo sistema nervoso, mi servirà tutto il tuo aiuto per farcela.

-Perché io e non uno dei Protettori?

-Perché non devo mostrare ad uno di loro che la vita è degna di essere vissuta. Almeno da quando Molecola ha ripreso le sedute psichiatriche.

Faith non sembra particolarmente colpita dagli eventi. Forse è il fatto che ormai si è abituata a queste avventure cosmiche, ma Quasar non ne è del tutto convinto.

-Che c’è? Stai per salvare l’universo, non ti basta come prova?

-Se i Protettori non fossero intervenuti l’intero universo sarebbe stato spazzato via. Nessuno se ne sarebbe accorto…da un istante all’altro, avremmo cessato di esistere. Scusami se non lo trovo molto rassicurante.

-Rimandiamo la discussione a quando l’universo lo avremo salvato davvero, okay?

 

Lampi di luce gialla accerchiano il nuovo universo, una tempesta di energia quantica costantemente interrotta dal mostro che sta cercando di ingabbiare.

I fulmini rimbalzano sull’orizzonte degli eventi, e Quasar capisce di cosa stava parlando Epoch: la quantità di energia necessaria per spostare il nuovo universo è ben più che astronomica.

Effettuare un Salto Quantico è come aprire una porta verso un’altra dimensione. Tenendo la stessa proporzione, Quasar ha appena aperto il Gran Canyon.

Lo spazio si strappa sanguinando particelle ad alta energia. Nuvola ne sta assorbendo quante può, trasportata da Makkari lungo le correnti quantiche.

Se l’energia rilasciata dalla Voragine Quantica non fosse più abbagliante di dieci supernovae, mezza galassia potrebbe vedere una bambina delle dimensioni di un sistema solare spingere un universo in un’altra realtà.

Deve afferrare le estremità della Voragine Quantica ed usare tutta la propria forza per richiuderla prima che la Zona Quantica inghiotta anche la Via Lattea; solamente la catena di pianeti a cui l’ha assicurata Molecola le permette di non essere trascinata dall’altra parte.

-Sto diventando…troppo vecchia…per queste cose… - si lamenta l’entità cosmica, riprendendo fiato.

-Hai sei anni – la critica Nuvola.

-Dov’è Quasar? – è invece la domanda di Makkari.

 

Zona Quantica

In una distesa infinita di energia gialla un uomo in costume rosso, blu e nero stellato riprende i sensi. Anche se non ha senso farlo in questa dimensione priva di materia, si rimette in piedi ed avverte un senso di vertigine.

-Ouch. Epoch, spero che tu abbia preso la targa dell’asteroide che mi ha investito.

Nessuna risposta. Il nuovo universo è ancora troppo vicino: grande ormai come una stella e più massiccio di una galassia, la sua sola presenza sta ancora perturbando le energie della Zona come le acque di uno stagno su cui è appena stato lanciato un macigno.

Faith è a poca distanza, ancora priva di conoscenza. Una rapida scansione rivela che i suoi segni vitali sono ancora buoni, ma anche lei è stata decisamente provata dall’esperienza.

Riconoscendo di aver avuto idee più stupide di portarsi dietro una civile in missione solo per tirarle su il morale, Quasar la prende in braccio ed esegue un Salto Quantico per tornare nell’universo reale.

Quando la luce del Salto si dissipa, Quasar si aspetterebbe di trovarsi di fronte la Terra. Invece c’è il vuoto.

“Che strano. Possibile che abbia sbagliato destinazione? Dove sono finito?”

Adagia Faith su di un letto di energia quantica, attivando una funzione delle Bande Quantiche che può essere considerata un GPS cosmico.

Dato che le Bande Quantiche possono portarlo in qualunque punto dell’universo, è incredibilmente importante avere un’idea molto precisa di dove ci si trova in qualunque momento.

La prima verifica è identificare la posizione delle stelle, ma non se ne vede nemmeno una. La seconda verifica è identificare la posizione delle galassie più vicine, ma non ce n’è nemmeno una in vista. Questo dovrebbe essere impossibile: anche ai limiti più esterni del cosmo è possibile identificare almeno qualche galassia. Quasar lo sa bene, visto che c’è già stato un paio di volte.

-Quasar? Dove siamo? – chiede Faith, mettendosi a sedere sul letto.

-Non ne ho idea. Di sicuro siamo molto, molto lontani da casa.

 

Il giorno dopo

Quasar si rende conto di quanto tempo sia passato solo osservando l’orologio di energia quantica che ha creato appeso al muro. Ha passato abbastanza tempo sulla Terra da essersi abituato di nuovo al ciclo giorno-notte della vita stabile su un pianeta; quando viveva da solo nello spazio era abituato a non avere la più pallida idea di che ore fossero.

“Mi sa che sto diventando vecchio” pensa divertito.

-Come fai a sopportare tutto questo giallo? – chiede Faith, appena entrata nella stanza. Tutto l’appartamento è costruito con energia quantica solidificata: ogni singola cosa è gialla.

-Con il tempo ci si abitua. Sei riuscita a dormire un po’? Hai subito un bello scossone.

-Sì…sì, ho dormito. Che stai facendo?

Quasar è seduto ad una scrivania, di fronte a tre schermi di computer che fluttuano a mezz’aria; sembra che non stia facendo niente solo perché i comandi sono inviati direttamente dalle Bande Quantiche senza bisogno di muovere un dito.

-Cerco di capire dove siamo. Ho fatto una ricerca incrociata sui database dei Vendicatori e dei Fantastici Quattro…o meglio, delle copie che ho scaricato nelle Bande…ma finora senza fortuna.

-Ho sognato i Protettori.

I dati smettono di apparire sugli schermi, e Quasar si volta per guardare la ragazza. I suoi sogni sono il mistero più grande che la riguarda, dopotutto.

-Ci stanno cercando. Epoch crede che spostare una massa così grande ci abbia lanciato tra le dimensioni, così lontani da non poterci trovare neanche con la Coscienza Cosmica. Dice anche che il nuovo universo sarebbe dovuto restare nella Zona Quantica, mentre non c’è niente.

-Hmm. Che quella in cui siamo finiti non sia la vera Zona Quantica ma un suo corrispettivo in un’altra dimensione? Non importa; una volta scoperto dove ci troviamo, faremo un tentativo di tornare a casa.

-Sì. Non importa – ripete Faith.

 

Due giorni dopo

La capacità delle Bande Quantiche di immagazzinare dati è quasi infinita, e Quasar vi ha caricato ogni libro mai scritto ed ogni canzone mai incisa sulla Terra. E parecchie anche di altri mondi.

Mentre lui continua a studiare questa strana dimensione, a lei non resta altro da fare che cercare di passare il tempo. Nella casa gialla dispersa nel nulla si sente sempre della musica, e dalla libreria si può sempre estrarre il libro che si vuole.

Sdraiata sul divano con un libro in mano, Faith si assopisce e la sua mente scivola altrove.

 

L’occasione è più solenne di quanto chiunque si sarebbe aspettato. Nuvola aggiusta la cravatta di Makkari, visibilmente irritato dal doversi vestire in modo così formale.

-Ne ho indossate di cose strane in vita mia, ma ancora mi sfugge a cosa diavolo serva una cosa del genere.

-Io sono ancora scettica sull’uso dei vestiti in generale, ma mi sono adeguata per l’occasione – risponde la nebulosa senziente, che nel suo abito nero potrebbe essere tranquillamente scambiata per un’umana.

-Sei uno schianto come sempre; dovresti metterti in ghingheri più spesso, non solo per i funerali.

Generazioni di eroi si fanno da parte all’arrivo di Epoch. E’ una donna adulta ora, anche se su scala cosmica resta ancora una neonata; l’immagine di una entità cosmica in tailleur nero fa quasi sorridere, nonostante l’atmosfera sobria.

Nuvola, Makkari ed Iris sono al suo fianco. Non sono invecchiati di un minuto rispetto alla prima volta in cui l’hanno incontrata.

-Siamo qui riuniti per l’ultimo saluto ad Owen Reece, l’eroe conosciuto come Molecola. Pochi di voi ricordano che prima dei suoi sessant’anni di servizio nei Protettori dell’Universo, Owen era un criminale. Lui non lo ha mai dimenticato; anzi, non si è mai considerato un eroe, solo una persona normale a cui è stato dato un potere immenso. Nonostante tutte le sue insicurezze, Owen è morto fiero di ciò che ha fatto e senza rimpianti. Owen vivrà per sempre nella memoria dei suoi figli e nipoti e nella mente di chi ha il fardello dell’immortalità. Due anni fa un’altra persona a me cara mi disse, solo pochi giorni prima di morire, di essere sicura che in qualche luogo e tempo Quasar fosse ancora fiero di Owen. Ne sono sicura, Lara. Ne sono sicura.

 

Faith spalanca gli occhi. E’ soltanto l’inizio.

 

Una settimana dopo

Quasar si siede a tavola, senza nemmeno curarsi di rimpiazzare il costume con gli abiti civili. Inizia semplicemente a mangiare il cibo sintetizzato dalle Bande Quantiche e a raccontare che cosa è successo durante il giorno.

-So che può sembrare divertente, ma questo universo è immenso. Non che il nostro universo sia piccolo, tutt’altro, ma il nostro potrebbe essere una frazione microscopica di questo. Potrei impiegare una vita ad esplorarlo e non trovare niente. Ho trovato alcune tracce di protoni decaduti, quindi un tempo in questo universo doveva esserci della materia…mi chiedo se non sia possibile che da qualche parte ci sia un pianeta. Immagini che cosa vorrebbe dire crescere lì? Nessuna stella, nessuna idea che possa esserci altra vita.

-Makkari ha lasciato la galassia – risponde Faith, toccando a malapena il cibo con la forchetta.

-Come?

-Gli ultimi discendenti di Molecola sono morti da migliaia di generazioni. Eterni, umani e mutanti si sono mescolati da così tanto tempo da non essere più distinguibili, e con la nuova federazione galattica non c’erano più avventure. Così si è messo a correre e nessuno l’ha più visto.

-Tipico di Makkari. E questo quando dovrebbe succedere?

-Dieci milioni di anni dopo che ce ne siamo andati. Makkari ha i capelli bianchi adesso.

-Eh. Vorrei vedere anch’io la realtà alternativa che stai sognando: è difficile immaginarsi Makkari che invecchia.

-Sei ancora convinto che sia un’altra realtà e non la nostra, vero?

-Certo. Perché troveremo la strada di casa e ci torneremo. Però fammi sapere come va a finire il tuo sogno, mi interessa davvero.

-Non credo ci vorrà molto. Il tempo corre più veloce ad ogni sogno – risponde Faith, continuando a giocare con il cibo.

 

Una settimana dopo

Faith si sta rigirando nel letto da ore. Non c’è davvero motivo per alzarsi: Quasar non avrà scoperto niente, non ci sarà niente di nuovo da leggere, non ci sarà nessuna speranza. Sospira, socchiudendo gli occhi.

 

Le onde del mare si infrangono sugli scogli, dove una curiosa coppia sta osservando le stelle. Lui è incredibilmente vecchio e fragil. Ha perso i tutti capelli ormai, ma nei suoi occhi c’è la luce di chi ha visto tutto ciò che si può vedere e non è ancora soddisfatto.

Lei è invece ancora giovane e bella. Il suo corpo è bene in mostra; anzi, se non fosse per alcune nuvole piazzate strategicamente sarebbe nuda. Lui ha appoggiato la testa sulle sue spalle, e sta sorridendo.

-Non c’è bisogno che tu stia qui con me, Nuvola. Avrai delle cose migliori da fare che guardare un vecchio che muore.

-Non mi viene in mente niente.

-Eh. Non ricominciare a fare la sarcastica; lo sai che mi sento un milione di anni in meno quando lo fai.

-Resti comunque l’Eterno più vecchio dell’universo, Makkari. Ed il più spudorato.

-Ho sempre creduto che me ne sarei andato correndo. Ma guardare le stelle con una bella donna è una bella alternativa. Ne conosci qualcuna?

-Alcune – risponde Nuvola con una punta di amarezza – Per le stelle sono passati solo quattro anni da quando sono nata. Quattro giri attorno al nucleo…240 milioni di anni alla volta. Sono vecchia anche io, Makkari.

-Sei ancora uno schianto.

-Ho un miliardo di anni, Makkari. Nessuna nebulosa è mai vissuta oltre i cinquanta milioni. Ho bisogno di tutte le mie forze per mantenere questa forma e questo pianeta…e per mantenere in vita anche te. Sono stanca, Makkari.

-Lo so. Anche io.

Inizia a piovere. Non è una pioggia normale: l’intero pianeta si sta dissolvendo sotto le sue gocce, non più sostenuto dalla forza di volontà di Nuvola. I due amanti restano abbracciati sotto la pioggia.

-Makkari. Ti ricordi di Quasar?

-Certo. Mi deve ancora una birra.

-Non l’ho mai ringraziato di averci fatto conoscere.

-Io sì.

Mentre si baciano, i corpi degli ultimi due Protettori dell’Universo si sciolgono in nuvole di particelle. Le correnti interstellari dei venti solari ne disperdono le ultime polveri molto, molto lentamente in un’orbita attorno al centro della galassia.

 

Faith si risveglia. Perché continua a svegliarsi? Sarebbe meglio continuare a dormire. La fine si sta avvicinando, in fondo.

Si chiede se Quasar abbia previsto un sistema di sicurezza che le impedisca di suicidarsi.

 

Ens entra nell’eonverso di soppiatto, cercando di non farsi notare. La cosa è abbastanza ridicola: non solo il corpo di Ens è un tronco d’albero le cui radici non toccano il suolo, ma l’entità che abita in questa dimensione è pressoché onniscente.

-Sono sveglia, Ens, puoi avvicinarti. E ti avrei sentita anche se fossi stata addormentata.

-Chiedo scusa, madre Epoch. Ero solo preoccupata per la tua salute.

-Ens, tu sei Colei Che Custodisce ed erede della mia Coscienza Cosmica. Dovresti conoscere l’uso del telefono.

-E’ un test sulla mia conoscenza del passato remoto?

-Più che altro sto cercando di capire quando la smetterai di cercare di fregarmi, Ens. Non sei qui per tenermi d’occhio ma perché vuoi un consiglio su come gestire i tuoi Protettori dell’Universo, vero?

-Non posso nasconderti niente, madre Epoch. Il mio Protettore più recente è morto, e non ho ancora deciso chi scegliere come successore. Mi ero…affezionata ad esso. E’ difficile andare avanti.

-Figlia mia…sono stata Colei Che Attende per quaranta miliardi di anni, ed ho tutte le memorie di mio padre Eon che ha vigilato sull’universo per altri otto miliardi. So bene cosa si prova a perdere un Protettore. Ti ho parlato di Quasar, vero?

-Infinite volte, madre Epoch. L’ultimo protettore  di Eon. Insieme combatteste una mia versione alternativa proveniente da una realtà che avete scongiurato.[12] Il protettore scomparso che mi hai fatto giurare non avrei mai smesso di cercare. Cosa c’entra con questo?

-La madre del tuo ultimo protettore si chiamava Iris.

-Figlia di Nuvola, tua Protettrice morta un miliardo di anni dopo Quasar, e del Sole del suo pianeta natale, che si è spento cinque miliardi di anni dopo.

-Iris si è spenta venti miliardi di anni dopo la scomparsa di Quasar, ma anche nel suo ultimo giorno non lo ha mai dimenticato. Né lo farò io, quando morirò tra settanta milioni di anni.

-Madre Epoch!!!

-Che c’è? Settanta milioni, centotrentottomila anni. E sei giorni.

-Non…non voglio pensare alla tua morte, madre Epoch.

-Noi siamo custodi della vita, Ens, ma non le siamo superiori. La morte fa parte anche delle nostre vite. Il nostro dovere nel confronto delle vite mortali che proteggiamo è non dimenticarle e continuare ad andare avanti.

-Credo di capire, madre Epoch. Ma preferisco non guardare nel futuro per scoprire quando sarà la mia morte.

-Ma non hai avuto problemi a guardare nel futuro per scoprire che chiamerai tuo figlio Ethos. Su, non arrossire: farò ancora finta di essere sorpresa, quando me ne parlerai tra cinquemila anni.

-Madre Epoch…siete impossibile – risponde Ens, uscendo dall’eonverso.

Epoch sorride, adagiando le radici sul campo stellato che permea questa dimensione.

-Sì, figlia mia. Meglio non sapere che vivrai per cento miliardi di anni, e tuo figlio ottocento miliardi di anni più di te. Meglio ignorare che cosa succederà alla nostra discendenza.

 

Due settimane dopo

-Perché non funziona!?!? – grida Quasar, afferrando lo schermo e scagliandolo contro la parete. Il costrutto quantico si frantuma in mille frammenti gialli, che svaniscono nell’aria.

Quasar si massaggia il collo, alzandosi dalla scrivania per sgranchirsi un po’ le gambe. Normalmente, quando un problema lo attanagliava così tanto avrebbe fatto un bel volo nello spazio o si sarebbe trovato una battaglia da combattere.

Ma in questa dimensione non c’è nulla da combattere. Non c’è nulla da esplorare. E la sua unica compagnia è una depressa con tendenze suicide che non esce dalla camera da letto da almeno quattro giorni.

In un mese di isolamento, ha solamente confermato lo stesso dato che aveva scoperto il primo giorno: questo universo è vuoto.

Vuoto, freddo e deserto.

La sua densità è incredibilmente bassa, a malapena un atomo solitario in una regione di spazio sufficiente ad ospitare mille galassie. Non c’è nessuna stella, nessuna fonte di energia, nessun segno che ce ne sia mai stata.

Ha cercato di mandare segnali in ogni direzione. Non è il suo campo, ma è sicuro di aver fatto tutto il possibile per poter inviare un segnale di soccorso abbastanza potente da raggiungere ogni dimensione confinante.

Ha inviato segnali ai Protettori dell’Universo di altre realtà. Ha cercato di accedere alla Dimensione delle Manifestazioni.

Niente.

-Solo un mese fa ho salvato l’intero multiverso, e adesso non riesco nemmeno a riscuotere un favore – si lamenta a voce alta.

Poi qualcuno bussa alla porta.

Perché abbia installato una porta d’ingresso in un universo deserto, poi, è un’altra questione. Abitudine? Speranza? Bussano ancora.

La mano di Quasar trema quando afferra la maniglia. Non ha quasi bisogno di aprire la porta per sapere cosa troverà dall’altra parte: nient’altro è più capace di dargli questa sensazione.

Lo scheletro solleva la testa per guardarlo. L’ombra del cappuccio viola si solleva, lasciando che le orbite vuote incrocino lo sguardo di Quasar.

-Ti sei fatto aspettare – lo saluta una voce femminile.

-Morte – la riconosce Quasar.

 

L’entità concettuale fa un passo avanti. Il suo primo istinto è di fare un passo indietro; ma quando la Morte non riesce più a reggersi in piedi, un altro tipo di istinto lo costringe a soccorrerla prima che cada a terra.

-Tutto bene? – chiede Quasar, dandosi dell’idiota da solo immediatamente dopo.

“Guarda che è la Morte, che razza di domanda è!?” si sgrida da solo.

-E’ da molto tempo che non mi manifesto – si scusa la Morte, rimettendosi in piedi.

Anche per uno scheletro ha davvero un pessimo aspetto.

 

La stella che illumina il pianeta sta visibilmente tremando: tra pochissimo collasserà in un buco nero. Nor potrebbe tranquillamente sfuggire alla distruzione: le Bande Quantiche ai suoi polsi sono ancora perfettamente funzionanti, e potrebbero trasportarlo in qualunque punto dell’universo.

Però Nor sa di non avere un posto dove andare. In qualunque altro luogo, la situazione sarebbe perfetta.

Alla nascita di Nor, l’universo aveva a malapena iniziato a manifestare il primo segno della propria vecchiaia: ad un triliardo di anni dal Big Bang, le prime galassie avevano cessato la generazione di nuove stelle.

La sua razza era di gran lunga la più vecchia ad essere sopravvissuta, ed era opinione diffusa presso gli Osservatori che sarebbero sopravvissuti per osservarne la fine. A cento triliardi di anni, Nor aveva osservato la nascita dell’ultima stella dell’universo; a cinquecento triliardi, la morte del suo ultimo simile.

Nor è seduto sul palmo della mano di un gigante in armatura, la cui luce si è spenta da moltissimo tempo. La formula incisa sulla sua mano, grande come una montagna, potrebbe scatenare un potere infinitamente più grande di quello che tra poco distruggerà questo mondo.

Ma non è il guscio vuoto dell’ultimo dio dello spazio ad attirare l’attenzione di Nor: è la donna in piedi sul pollice di quella mano, che osserva rapita lo spettacolo nel cielo. Nor la raggiunge, per nulla sorpreso di trovarla qui.

La Contatrice di Stelle è l’unico altro essere vivente dell’intero universo, del resto. L’ultima degli Antichi dell’Universo.

-Sei felice di avercela fatta? – le chiede.

-L’unica cosa che tiene in vita un Antico è la sua ossessione, Nor. Per visitare tutte le stelle dell’universo ho impiegato un milione di miliardi di anni…ed ora posso finalmente vedere l’ultima. Sì, sono felice. Tu, invece, mi sembri piuttosto giù di morale.

-Perché non dovrei? Sono l’ultimo Osservatore, l’ultimo Protettore dell’Universo senza più nessuno da proteggere. Tutte le stelle sono morte, tutti gli esseri viventi si sono estinti. Anche Ende, Colei Che Conclude, si è lasciata andare…e con lei muore la discendenza di Eon.

-Su col morale, dai. E’ stato un bell’universo finché è durato – lo rassicura la Contatrice, abbracciando Nor.

-Sì…immagino di sì. Godiamoci il finale.

Gli ultimi due esseri viventi sono inghiottiti dal buco nero generato dall’ultima stella ancora in vita, convinti che non ci sia più nessuno a piangerne la scomparsa.

Ai limiti dell’orizzonte degli eventi, un gigante ne osserva la fine. In ogni direzione guardi non può che vedere lo stesso spettacolo: buchi neri in ogni direzione, che ad uno ad uno inghiottiranno tutto ciò che è rimasto.

Ci sono ancora infiniti pianeti e nessuno a difenderli. Per la prima volta da un milione di miliardi di anni, però, a Galactus manca l’appetito.

 

E’ la fame a spingere Faith a scendere dal letto. Non mangia da due giorni, e da molti di più ha cercato di convincere se stessa ad oltrepassare la porta della camera da letto. Ora però deve farlo.

Forse è il timore di ciò che potrebbe sognare la prossima volta. Che cosa è rimasto, oltre alla fine, da sognare?

Raggiunge la cucina, dove Quasar e la Morte stanno bevendo un the. Deve strofinarsi gli occhi e pizzicarsi per essere sicura che questo non sia un sogno ancora più insensato del precedente.

-Oh, finalmente ti sei alzata. Faith, questa è la Morte.

-Piacere – risponde Faith con poco più di un rantolo.

-Quindi cosa è successo a Galactus, una volta mangiato l’ultimo pianeta rimasto?

-Ha completato il proprio ruolo, divorando le ultime entità cosmiche con un corpo fisico, e si è fuso con Eternità. Chi è la ragazza?

-Ma tu sei ancora qui. Devono essere sopravvissute altre entità.

-Senza più nessuno a pensarli, tutti i concetti si sono estinti.

-Un secondo…questa non è una dimensione alternativa, allora? Siamo nel futuro, come nei miei sogni? – chiede Faith.

-Il tempo ha smesso di avere significato mille eternità fa. La scienza del vostro tempo aveva dato un nome a questo futuro.

-La morte termica dell’universo – annuisce Quasar.

-Io la chiamo agonia. Perché un buco nero evapori servono più miliardi di anni di quanti atomi componessero il vostro pianeta. Tutti sono evaporati da così tanto tempo che il tempo stesso è sembrato morire. Tutti gli altri sono scomparsi…sono rimasta solo io. Non posso smettere di esistere prima che gli ultimi esseri viventi siano morti.

-Non puoi rimandarmi indietro nel tempo? A me non dispiacerebbe morire nel presente. O meglio, in un futuro meno lontano – si sbriga a precisare Quasar.

-Sì. Ma dovrei comunque aspettare lui.

-Lui?

L’edificio inizia a tremare. Le Bande Quantiche non rivelano la fonte delle vibrazioni; l’aria stessa però comincia a muoversi, e molto rapidamente Quasar non può più mantenere intatta la costruzione. Si affretta a proteggere Faith, immaginando che la Morte sappia pensare a se stessa.

-Si rifiuta di morire prima di te. E’ incredibilmente ostinato.

Al centro della Zona Quantica, un uomo è in piedi sul nulla con la schiena appoggiata su un universo neonato.

E un ghigno.

-Non crederai di poterti liberare di me così facilmente, vero?

-Maelstrom.

-Quasar.

Due scariche di energia quantica e cinetica, perfettamente bilanciate ed antitetiche, si scontrano senza riuscire ad avere la meglio l’una sull’altra.

Faith deve coprirsi gli occhi per non essere accecata dalle scintille generate dallo scontro, mentre la Morte osserva in silenzio.

 

Nemmeno i due combattenti si rendono pienamente conto della complessità della battaglia, in cui entrambi cercano costantemente un modo di superare le difese dell’avversario nonostante i propri poteri si cancellino a vicenda. Dopo tutto questo tempo, il combattimento è una cosa di routine.

-Come hai fatto a sopravvivere a… - inizia a chiedere Quasar.

-Oh, andiamo! Sono stato discorporato, schiacciato in un buco nero, cancellato dalla mente di un Celestiale e fatto in mille pezzi sparsi per il Multiverso. [13] Tu sei morto almeno il doppio delle volte! Solo tu saresti così stupido da credermi morto!

-Mi stai attaccando in una dimensione composta solo dall’energia di cui si alimentano le Bande Quantiche. Chi è lo stupido?

-Ti ricordo che hai appena regalato al signore dell’energia cinetica un intero universo in espansione, genio – risponde Maelstrom.

Non c’è nulla che Quasar riesca a fare per bloccare il potere del suo avversario: una morsa di pura forza cinetica lo avvolge, attirandolo verso il nemico.

Ovviamente Maelstrom non può lasciarsi scappare l’opportunità di stritolarlo per bene, ma resiste alla tentazione di scoppiare a ridere quando una mazza da baseball di energia quantica cerca di colpirlo alla nuca, per svanire prima di sfiorarlo.

Deve fare un monologo, prima.

-La verità è che non sarei qui senza di te, Quasar. Quando hai distrutto l’incarnazione dell’odio hai creato un buco concettuale. Le altre entità erano restie a lasciare che nascesse un nuovo Odio, quindi mi sono riservato un posto particolare: sono l’incarnazione vivente del concetto di “uccidere Quasar”, adesso. Un concetto che trovo parecchio divertente.

La morsa cinetica si stringe, e Quasar sente distintamente il suono del primo osso che si spezza. Non può urlare, però, perché i suoi polmoni sono troppo compressi dalla morsa per lasciarglielo fare.

-C’era un problema, però: tu eri scomparso. Mi ero trovato una nicchia concettuale abbastanza stretta da non farmi trovare da nessuno, ma non potevo usarla fino a quando tu non fossi tornato. Così ho aspettato, e aspettato, e aspettato.

Quasar riesce ad emettere a malapena un rantolo, e Maelstrom gli stringe una mano sulla bocca. Lo fissa negli occhi, carichi di energia e odio.

-Tutto muore, Quasar. Il centro non può reggere, le stelle sono morte ed avvizzite. Tutte le più grandi civiltà della storia, tutta la loro scienza e tecnlogia e filosofia? Tutto morto. Tutte le entità concettuali, tutti gli dei, tutti gli aldilà considerati eterni: tutto quanto è svanito nel nulla, tutto non importa più. Tutto quanto è finito, Quasar.

Il dolore sarebbe sufficiente a far perdere conoscenza a Quasar, ma Maelstrom non accetta che tutto finisca così semplicemente, in modo così pulito. L’energia cinetica gli spalanca le palpebre e Maelstrom gli stringe le mani attorno al collo.

-Quello che facciamo non ha alcuna importanza. Con il tempo tutto muore: non c’è un dio a cui importi qualcosa.  Siamo sacchi di particelle infantili che solo per avere una scusa per non pensare si inventano piagnucolando un disegno cosmico che non c’è. C’è un’unica cosa inevitabile ed assoluta, l’unica vera onnipotenza: La Fine. Ultime parole, prima di raggiungerla?

Con le mani di Maelstrom che lo strangolano ed il corpo in agonia, Quasar riesce ad emettere solo un debole rantolo.

-Su, andiamo!!! Cosa mai potresti dire, a questo punto, che possa veramente importare a qualcuno!?!?

-hh..rrggnn…

-Più forte!!! Non ho aspettato per tutta l’eternità solo per sentirti farfugliare qualcosa!!!

Le ferite si rimarginano, le ossa si ricompongono, e Quasar tossisce più volte per schiarirsi la voce.

-Allora?

-Hai ragione.

Tra tutte le risposte, questa era l’unica che Maelstrom non si aspettava. L’incarnazione di “uccidere Quasar” resta a bocca aperta: la sua intera visione dell’universo, l’idea centrale della sua esistenza, l’unica cosa che gli ha permesso di sopravvivere ben oltre l’eternità, non può essere ribaltata con solo due parole. Il suo cervello si rifiuta di funzionare per analizzare questa possibilità.

-Ho…ho ragione? Ma tu sei…Quasar e io…mi…mi stai…mi stai prendendo in giro!?!? – si infuria Maelstrom, una furia che sarebbe capace di devastare una galassia se le galassie non fossero morte da un’infinità di tempo.

Quasar, più basso del gigante di svariati centimetri, abbassa lo sguardo quando risponde.

-No, sono d’accordo: non c’è nessun disegno cosmico. Ce lo inventiamo perché ci rassicura pensarlo, ma non è diverso dal continuare a credere a Babbo Natale. Io e te abbiamo conosciuto dei ed entità astratte: devono decidere alla giornata come noi. Se esiste un dio, e niente nella mia vita mi ha fatto pensare che sia necessario che esista, non può o non vuole fare nulla per intervenire. Su tutto questo, sono d’accordo con te.

-Se è il tuo modo di chiedere pietà, è troppo tardi. Davvero troppo tardi, Quasar.

-Ma.

Wendell Vaughn alza lo sguardo per fissare gli occhi di Maelstrom. Non è più un giovane super-eroe ingenuo: è il Protettore dell’Universo che ha salvato la realtà quando la vita e la morte avevano abbandonato ogni speranza.

Quella singola parola e quello sguardo sono sufficienti a far scendere un brivido lungo la schiena di Maelstrom.

-Non ho bisogno di credere in un disegno divino per dimostrarti che questa non è la fine. Non ho bisogno di nessun dio, Maelstrom, per salvare l’eternità. In effetti, mi bastano solo quattro parole. “Chi è la ragazza?”

-Cosa… - balbetta Maelstrom prima di voltarsi.

 

Soltanto adesso riesce a vederla. Ma non vede solo ciò che può vedere Quasar, cioè solamente una giovane terrestre. Perché Maelstrom è molto di più di un essere umano, ormai, ed i suoi sensi sono infinitamente più complessi.

La sua base della sua mente è ancora mortale, però, ed è shockata da ciò che sta imparando. Quasar, invece, sta sorridendo.

-Ho portato con me un universo neonato, Maelstrom. Un seme che con il tempo avrebbe generato qualcosa capace di rimpiazzare la nostra intera realtà. Un seme che a quanto sembra ha una mente propria.

-Come l’hai capito? – chiede “Faith”, o meglio ciò che l’ha creata usa Faith per pronunciare queste parole.

-La Morte, naturalmente – spiega Quasar – Ha detto chiaramente che stava aspettando me. Non solo non aspettava la tua morte, non sapeva nemmeno chi tu fossi. Del resto, come poteva? Non sei ancora nata. Non puoi farlo prima della fine dell’universo.

-Sono stata concepita nel tuo tempo; ma se fossi nata all’interno del tuo universo lo avrei distrutto. Così, prima ancora della mia nascita, il Protettore dell’Universo mi portò nel lontano futuro, dove la realtà stava morendo. Nascerò realmente tra poco tempo, non appena la Morte avrà svolto il suo compito. Voi due, gli ultimi esseri viventi del creato, tra poco morirete. La Morte stessa morirà ed io potrò nascere.

-Vuoi dire – inizia a riprendersi Maelstrom – che se ti impedissimo di nascere…non solo morirebbe questo universo, ma morirebbe anche il prossimo ancora prima di nascere? Mi piace.

Maelstrom colpisce Quasar al volto, dirigendosi verso il nuovo universo. Delle manette di energia quantica cercano di fermarlo, ma il mezzo Deviante si libera con facilità.

-Che diavolo stai facendo!? – protesta Quasar, raggiungendolo in volo.

-Far nascere la nuova realtà adesso! Se mi trovo al suo centro mentre succede, dovrei essere in grado di controllare il processo. Sarò il Dio incontrastato della prossima realtà…e al tempo stesso sarò ancora l’incarnazione dell’idea di ucciderti, Quasar. Riesci a immaginare che cosa sarà un universo governato solamente dall’odio di qualcuno che ti vuole morto!?

-Certo. Mi è successo il mese scorso.

-Hm. Fai una vita interessante, non c’è che dire.

Una gabbia di energia cinetica intrappola Quasar, che nonostante si sforzi al massimo non riesce a liberarsene. Maelstrom, intanto, accarezza l’orizzonte degli eventi che circonda il nuovo universo.

-Maelstrom, razza di idiota psicopatico, rifletti un minuto! Se perdessi il controllo della nuova creazione potrebbe significare la fine dell’ultima speranza della rinascita della realtà!

-Appunto. Comunque vada a finire, io avrò vinto.

Maelstrom entra nel nuovo universo neonato, che inizia a pulsare di energie arcane. Quasar afferra le sbarre della sua prigione, sospirando: si sente stanco.

Chiude gli occhi e riflette: che può fare, adesso? Il suo potere è inutile. Tutti i suoi alleati sono morti da un’eternità. La Morte non lo aiuterà di certo, e se esistono ancora altre entità e concetti e divinità si guardano bene dall’alzare un dito.

-Perché lo fai?

Quando Quasar riapre gli occhi, Faith è dall’altra parte della prigione. Ormai ogni finzione di umanità è scomparsa: non si serve nemmeno più del campo di forza quantico per sopravvivere in questo ambiente ostile.

-Sei mortale. Il tuo destino è morire e scomparire tra la polvere. Perché ti sforzi ad alzarti e combattere?

Una luce si accende negli occhi di Quasar. La scintilla di chi ha capito come ribaltare una situazione disperata.

-La vera domanda è: a te cosa importa?

-Non capisco cosa vuoi dire.

-Invece credo proprio di sì. Tu non sei ancora nata, ma la tua mente è già qui. Hai mandato la tua coscienza indietro nel tempo, nell’universo che esisteva ancora prima di te. Perché lo hai fatto?

-Ero…curiosa. Non esiste nulla come me; volevo vedere che cosa esisteva prima. Non potevo intervenire direttamente per evitare di compromettere la mia stessa genesi, ma potevo rinascere come mortale per capire cosa significasse. E potevo studiarti da lontano.

-Quindi Faith è soltanto questo? Soltanto un’illusione?

-Solo l’ombra di qualcosa che non è ancora nato.

-Vuoi prendermi in giro?

Qualcosa di primordiale inizia a riformarsi dall’universo neonato, che agita l’oceano di energia della Zona Quantica come un ininarrestabile vortice marino.

Come un Maelstrom.

-Funziona! La prossima realtà è mia! Sto arrivando a prenderti, Quasar!

Ignorando la voce del suo mortale nemico, Quasar si rivolge a Faith:

-Ascolta, sulla Terra mi hai chiesto se all’universo importa davvero vivi o muori. Questa non è la domanda di un dio, è la domanda di un essere umano. Non so se è stato osservando le mie avventure, ma ora che l’hai creata Faith esiste realmente. E devo una risposta a quella ragazza.

-E quale sarebbe? All’universo importa davvero se vivo o muoio?

-No. All’universo non importa un bel niente di nessuno di noi…a meno che non facciamo qualcosa che lo costringa ad interessarsi, a costo di doverlo prendere a calci nel sedere.

Quasar e Faith si guardano negli occhi. L’universo e il protettore, l’eroe e l’illusione.

E Faith piega le sbarre della prigione cinetica.

 

Maelstrom assapora il momento. Lo hanno chiamato scherzo della natura, mostro, pazzo, sadico, genocida. Avevano ragione, naturalmente.

Non lo ha mai nascosto e non se ne è mai vergognato. C’è un qualcosa di sublime nel vivere all’estremo, nello spingersi sempre oltre l’impossibile.

Questo è il culmine della sua vita. Ha raggiunto il limite massimo mai raggiunto da qualsiasi uomo, concetto o dio e l’ha superato.

E c’è un insetto che prova ancora a fermarlo scariche di energia quantica.

-Coraggio, Maelstrom! Le cose devono finire con uno scontro tra noi due!

-Certo. Perché no?

La mano di Maelstrom, ormai più grande di una galassia, afferra Quasar e lo stritola. Anche il Protettore dell’Universo è completamente inerme contro un universo in carne ed ossa (metaforicamente parlando), e tutto il suo potere non è sufficiente a sfuggire dalla morsa titanica.

-Sei la solita delusione, Quasar. Come scontro finale tra due nemesi che si battono per il destino della realtà, è davvero un’occasione sprecata. Cosa speri di fare, uhm? Colpirmi alla testa con un mattone di energia quantica? Un guantone da boxe gigante? Un…

Maelstrom apre la mano. Non c’è segno di Quasar se non una firma energetica che sta ancora evaporando.

-Salto Quantico?

Qualcosa è apparso nel cuore del nuovo universo. Qualcosa che è volato fino al suo centro, ne ha rubato l’essenza vitale e che ora ne sta oltrepassando l’orizzonte…trascinando con sé l’unico altro essere vivente ancora esistente.

La forma mortale di Maelstrom si agita, cercando con tutte le proprie forze di restare aggrappato al nuovo universo. Nonostante la sola attrazione gravitazionale da vincere sia colossale, Quasar stringe i denti dando tutto se stesso.

Non lascia la presa nemmeno quando Maelstrom comincia a precipitare nuovamente, trascinandolo con sé. Fino a quando una mano non li afferra entrambi.

La mano di una ragazza.

 

Il seme del nuovo universo è stato troppo disturbato perché le cose ritornino veramente come prima. La tempesta che sta devastando la Zona Quantica non accenna a diminuire: presto anche quest’ultimo frammento della realtà crollerà sotto il peso dei propri eoni.

Gli ultimi due mortali dell’esistenza, Quasar e Maelstrom, sono stati strappati a forza da quello che tra pochissimo tempo sarà il Nuovo Big Bang.

Faith aiuta Quasar a rialzarsi; l’unica cosa che lo sorprende più del salvataggio all’ultimo minuto è l’abbraccio della ragazza.

-Mi dispiace – dice lei, di nuovo con voce mortale.

-E di cosa? Hai appena salvato l’universo.

Lo spettacolo meraviglioso e terribile della rinascita della realtà sta cominciando. Quasar afferra la mano di Faith mentre tutto inizia a crollare per l’ultima volta, e non può fare a meno di commuoversi.

Faith lascia la sua mano.

-Beh, che stai aspettando? E’ ora di andare – incita la ragazza.

-Andare dove?

-A casa – risponde Faith, indicando un portale che un battito di ciglia prima non esisteva.

-Posso chiederti perché? Non che non apprezzi il pensiero, ma perché cambiare la storia rimandandomi indietro?

-Perché non credo che le cose debbano per forza andare come sono andate la prima volta. Forse tornerò anch’io indietro nel tempo per evitare la morte termica dell’universo.

-Puoi farlo davvero?

-Chissà? Anche gli universi possono vivere alla giornata, sai.

-Allora addio, Faith. Passa a trovarmi quando l’universo non sta per finire.

Quasar si allontana, facendo un passo verso il portale. Maelstrom approfitta dell’occasione: anche l’esperienza lo ha svuotato di tutto il potere e dell’energia cinetica che aveva assorbito, questa è la sua ultima speranza. Tornare nel presente, con la conoscenza di ciò che succederà nel futuro.

Corre verso il portale con tutte le forze che ha, sognando già di riconquistare il potere assoluto.

Quasar lo ferma con un pugno sul naso.

-Eh. Non mi stancherò mai di farlo – commenta Quasar.

-Dove credi di andare? Torna qui! Io sono la tua nemesi, non puoi andartene! Non abbiamo ancora finito!!!!

-Invece sì. Addio, Maelstrom.

Quasar passa oltre il portale, che svanisce al suo passaggio: Maelstrom lo raggiunge un secondo troppo tardi, trovandosi a stringere tra le mani il nulla.

Alza lo sguardo. E’ senza poteri e la Zona Quantica sta crollando. Per la prima volta da quando ricorda, Maelstrom inizia a capire cos’è la disperazione.

-Maelstrom.

La Morte si avvicina a lui. Prima che la sua mano scheletrica lo tocchi, Maelstrom pronuncia le ultime parole emesse da un mortale.

-Non importa, ho ancora tempo per-

Poi il Nuovo Big Bang ha inizio.

 

All’interno della creazione, Faith osserva un’ultima volta la realtà che l’ha preceduta. Ed il suo ultimo pensiero, prima di lasciare quest’epoca per lei incredibilmente remota, è per l’uomo che le ha insegnato ad essere umana.

-Addio, Quasar. Grazie per aver salvato l’universo.

 

Prima dell’eternità

Ai confini della Via Lattea, un gigantesco Salto Quantico ha portato nel lontano futuro un nuovo universo che rischiava di distruggere quello attuale.

Nuvola, Makkari e Molecola raggiungono Epoch, che ha dato tutta se stessa per aiutare il suo Protettore.

-Sto diventando…troppo vecchia…per queste cose… - si lamenta l’entità cosmica, riprendendo fiato.

-Hai sei anni – la critica Nuvola.

-Dov’è Quasar? – è invece la domanda di Makkari.

In tutta risposta, una sfera di energia quantica raggiunge l’Eterno che l’afferra al volo.

-Scusate il ritardo – si scusa Quasar, facendo svanire la sfera.

All’interno c’è una birra.

 

Caspian Lake, Vermont

-…quindi ho dato un pugno in faccia a Maelstrom e sono tornato indietro nel tempo.

Nella casa di Wendell Vaughn ci sono ospiti molto particolari. Nuvola e Molecola sono seduti sul divano: una lo fissa con occhi imperscrutabili e l’altro mangiandosi le unghie. Iris fluttua a mezz’aria con un sorriso permanente da quando Wendell ha iniziato la sua storia.

Makkari sta trangugiando la terza birra da quando è iniziato il racconto. Epoch, in forma di bambina umanoide dalla pelle marrone dato che le sue vere dimensioni schiaccerebbero la casa, è seduta sulle ginocchie di Lara Winters, la compagna di Wendell.

Regna il silenzio per alcuni secondi.

-Ho finito, se volete…

-Come sarebbe a dire che diventerò calvo!? – protesta Makkari.

-Avrò dei figli – si mette le mani tra i capelli Molecola, evidentemente mortalmente preoccupato dall’idea.

-Sarò la Protettrice dell’Universo!!! – esulta Iris.

-Ne riparliamo quando sarai maggiorenne – la redarguisce sua madre Nuvola.

-Interessante. Mi chiedo se sia possibile studiare già adesso misure contro la morte termica dell’universo – commenta Epoch.

Tutte le reazioni sono arrivate all’unisono, naturalmente. Soltanto Lara aspetta un po’ di più prima di fare la propria domanda:

-Ma è tutto un futuro alternativo ormai, giusto? Faith ha alterato la storia.

La risposta è un’alzata di spalle collettiva.

-Mai che si possa avere una risposta diretta da voi.

Le Bande Quantiche emettono un beep insistente, e nella stanza appare un altro ospite: un ologramma quantico di un essere alieno con un grande occhio al posto della testa ed un esoscheletro artificiale.

[Mi dispiace interrompere la vostra conversazione] comunica telepaticamente §§>§, segretario personale di Epoch. Chi non ha un occhio gigante al posto della testa preferisce chiarmarlo Mr.S per ovvie ragioni.

-Hey, non ci si vede da parecchio! Avevi perso una lente a contatto sul tuo pianeta natale? – chiede Makkari.

[Epoch ha insistito perché prendessi delle ferie durante la mia gemmazione]

-A proposito, congratulazioni per le spore. C’è qualche problema, Mr.S?

[Credo possa essere di vostro interesse che un satellite artificiale del pianeta su cui vi trovate sta per perdere quota e bruciare nell’atmosfera, uccidendo gli umani che vi si trovano all’interno]

La notizia mette immediatamente in allarme i Protettori dell’Universo, che scattano in piedi pronti ad intervenire.

-Lasciate, ci penso io – li ferma Wendell.

-Sicuro, Quaze?

-Voi restate qui a divertirvi – risponde Wendell, cambiandosi nel costume di Quasar con un lampo di luce gialla. Passando di fianco a Lara per darle un rapido bacio sulla bocca, raggiunge la finestra.

-Allo spazio ci penso io.

 

La notte è fresca e carica di stelle. Spesso qualcuno guarda in alto per ammirarle, dandole per scontate. Non si rendono conto di che fatica è necessaria per assicurarsi che continuino a brillare con tutta calma; forse non tutti si rendo nemmeno conto del perché vale la pena sforzarsi tanto per loro.

C’è una stella che brilla un po’ più del solito, stasera, o almeno sembra una stella. Una stella che vola verso la stazione spaziale, afferrandola con un paio di gigantesche pinze di energia gialla e riportandola al suo posto.

Quella stella appoggia le mani dietro la testa e si sdraia al di sopra delle nuvole, assaporando un raro momento di pace e tranquillità.

Nessuno dei suoi amici può capire fino in fondo quanto sia importante. Nessuno di loro ha il peso dell’universo intero sulle spalle, anche se fanno del proprio meglio per aiutarlo ad alleggerirlo.

Se ha imparato una cosa negli ultimi anni, però, è che il suo lavoro è anche la più grande benedizione che esista. Quanti altri ragazzi del Wisconsin hanno fatto conversazione con leggende, dei e stelle viventi? Quanti hanno avuto accesi argomenti con Eternità e la Morte? Quanti hanno visitato altre galassie, altre dimensioni e visto più di un Big Bang?

Quanti hanno dato un pugno in faccia al giudice supremo di tutta la realtà (Makkari non la smetterà mai di citare questo fatto, cosa che Wendell fingerà sempre di fingere di trovare irritante)? Quanti di loro lo hanno fatto due volte? [14]

Forse un giorno Wendell si stancherà di essere il Protettore dell’Universo, ma oggi quel giorno sembra più lontano del futuro che ha visitato oggi.

Guarda le stelle. Perché a differenza di molti, anche di alcune stelle che ha conosciuto, ha imparato a non darle per scontate.

Wendell Vaughn, Quasar. E’ il Protettore dell’Universo. Il miglior lavoro che esista.

 

Lo spazio non è per nulla remoto. Sarebbe solo a un’ora di macchina se poteste guidare in verticale.

Fred Hoyle

 

 

FINE

 

Note

Circa 1.551.290 caratteri.

Circa 323.350 parole.

902 pagine.

101 numeri.

11 anni.

5 supervisori (Andrea Antonazzo, Fabio Volino, rossointoccabile, Carlo Monni, Mickey).

3 Annual.

2 speciali (Guerra dei Mondi e Crossover).

Che cosa dire, ora che siamo arrivati alla fine? Questa serie si è davvero spinta ai limiti di quello che si può fare con una serie di fanfiction. Non solo abbiamo superato la durata dell’originale serie americana, ma anche il numero di storie scritte dall’autore che più di ogni altro ha definito Quasar: il compianto Mark Gruenwald.

Non posso che dedicare questa serie a Mark. Il suo Quasar non è stato certo la prima serie cosmica, la più venduta e sicuramente non la più influente. Tranne che per me.

C’era qualcosa, in quella serie. Qualcosa che ad anni dalla sua conclusione spinge un italiano di 19 anni a mandare una proposta ad un sito di fanfiction e scriverla per 11 anni. Ed ancora oggi non ho capito cos’era quel qualcosa.

Potrei scrivere Quasar per altri dieci anni, probabilmente. Ma questo enorme progetto si merita una conclusione, per quanto le cose possano mai concludersi in Marvel IT.

Questa non è certo l’ultima apparizione di Quasar in Marvel IT e nemmeno l’ultima volta in cui lo scriverò (spazio pubblicitario: leggete S.W.O.R.D. !). Probabilmente non è nemmeno l’ultima storyline: scriverò senz’altro qualche speciale o miniserie su di lui e sui Protettori dell’Universo, prima o poi. Mi conosco e conosco Quasar: quel tizio proprio non ce la fa a restare morto.

Ma questo run si ferma qui. Questa è la mia opera magna su Marvel IT.

Ci sono altre persone da ringraziare. L’ultima che vi aspettereste è Kurt Busiek, che pur non avendo scritto spesso Quasar è stato involontariamente una innegabile fonte di ispirazione per questa serie.

Intervistato anni fa, quando era scrittore di una delle migliori serie dei Vendicatori, gli chiesero se fosse interessato ad includere nel gruppo l’eterna Sersi.

Busiek rispose che il personaggio era interessante ma sarebbe stato narrativamente scomodo. Come esempio disse che sarebbe stato problematico come avere Molecola in un gruppo: cosa si fa con gente così tanto potente?

Già, cosa si fa, si chiese uno scrittore italiano rimasto affascinato da Molecola fin dai tempi di Guerre Segrete? Come si fa a scrivere gente così potente?

“Scopriamolo” fu la risposta che mi diedi, ed il risultato lo avete letto negli ultimi 11 anni. Grazie, Kurt; senza di te non ci sarebbero stati i Protettori e questa serie si sarebbe probabilmente conclusa 70 numeri fa.

Devo ringraziare Mickey, naturalmente. Se non avessero pubblicato una sua lettera sull’Uomo Ragno in cui accennava all’esistenza di Marvel IT non avrei scritto questa serie, e se non ne avesse supervisionato almeno 70 numeri avrei dovuto far impazzire qualcun altro.

Ringrazio il grande Tobia per essere stato l’unico a capire l’identità dell’Assassino Cosmico prima di tutti. Ringrazio Valerio e rossointoccabile, forse i maggiori fan di questa serie. Ringrazio Carlo Monni che, sebbene narrativamente ed ideologicamente lontano dallo spirito della serie, ne è stato uno dei lettori più apprezzati e sinceri. Questa volta ho persino fatto le Note come si deve, visto?

Oh, al diavolo, ringrazio tutta Marvel IT perché se lo merita.

Grazie a tutti i lettori, sia quelli che si sono fatti sentire negli anni ma soprattutto quelli che sono rimasti in silenzio.

Excelsior !

 

Fabio Furlanetto

 

 

 

[1] Quasar MIT 8-14

 

[2] Quasar MIT 22

 

[3] Avvenuta durante il crossover MIT "La Guerra dei Mondi"

 

[4] Quasar MIT 50

 

[5] Quasar MIT 65

 

[6] Forse per colpa del fatto che tra la pubblicazione di Quasar MIT 65 e Quasar MIT 66 è passato più di un anno ?

 

[7] Quasar MIT 66-75

 

[8] Quasar Annual 3

 

[9] Quasar Speciale Crossover

 

[10] Quasar MIT 95-100

 

[11] La risposta completa è 3 volte 1039 tonnellate o “circa 1500 masse solari”

 

[12] Quasar  MIT 34-40

 

[13] nell'ordine: Capitan America E I Vendicatori (Star Comics) 35, All American Comics (Comic Art) 47, Capitan Marvel MIT 11 e Quasar MIT 74

 

[14] Quasar MIT 75 e 92