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di Fabio Furlanetto

 

 

#55 - Tra le rovine della storia

 

Il più grande contributo dell’archeologia alla società

è il sapere che chiunque può diventare un’attrazione turistica.

Anonimo

 

 

Riassunto

I Protettori hanno salvato il popolo di Xhantea da una guerra interstellare, e li hanno aiutati a trasferirsi su un nuovo pianeta. Sfortunatamente, gli Xhanteani hanno un atteggiamento molto particolare con gli alieni, ed hanno nominato i Protettori loro governanti !

 

 

A 254 anni-luce dalla Terra, in direzione Benetnasch (Orsa Maggiore), Wendell Vaughn alias Quasar rimpiange il fatto che le Bande Quantiche possano fare praticamente tutto quello che gli serve tranne procurargli del caffè.

Si passa una mano sugli occhi, mettendosi il più comodo possibile sulla sedia di energia quantica, riposando la vista nella penombra della tenda da campo procurata dagli Xhanteani.

Non dorme da più di trentasei ore, e questo è la prima volta in questo lasso di tempo in cui riesce a riposarsi. Davanti a lui, alcune casse su cui sono appoggiati dei documenti che stava studiando, grazie alla traduzione automatica delle Bande.

Il suo attimo di riposo viene interrotto da un vento rosso che entra nella stanza, materializzandosi presto in Makkari.

-Tutto a posto con gli induttori di gravità, Quaze. Non ho idea di come li avessero…ehi, tutto a posto ?

-Sì…sì, sono solo un po’ stanco. Dicevi ?

-Che ho sistemato quel problema con la gravità nel settore 459. Senti, per il momento ce la possiamo cavare io e Nuvola, se vuoi fare un salto sulla Terra.

-E chi ce la fa a dormire con questo casino da sistemare, Mak. Devono ancora arrivare due trasporti, c’è da ripristinare la rete di comunicazioni, fare qualcosa per i sistemi idraulici…

-Allora preparati ad un bel mese d’insonnia, Quaze ! Trasportare qui la gente è stato niente, in confronto a quello che ci aspetta. Siamo già stati fortunati che la gravità funzionasse da sola… quasi da sola… e che Molecola sia riuscito a trovare degli spazi abbastanza grandi per le città.

-Già, fortunati. Lo sai che secondo le leggi di Xhantea non possiamo rinunciare alla carica di Reggenti senza proporre dei sostituti ?

-Ma noi non siamo di Xhantea. Che possono fare se ce ne andiamo a lavoro ultimato, scegliersi un loro capo ?

-Vorrei fosse così semplice, Mak, ma gli Xhantean sembrano avere dei problemi a governarsi da soli. Io però non voglio dover badare personalmente ad ottocento milioni di persone, devo già occuparmi del resto dell’Universo…

-In effetti sono un po’ strani. Cordiali al massimo… devi proprio assaggiare quella specie di caffè oleoso che fanno… ma sono parecchio strani. Non che ci stiano trattando come divinità… credimi, in quanto Eterno so fare perfettamente la distinzione. Vorrei saperne di più su come funziona la loro testa, ma la prima impressione è che ci seguano come pecore.

-Speriamo di aver fatto la cosa giusta a trasferirli qui. Allora…pensi di farcela a tenerli d’occhio e continuare la perlustrazione ?

-Se Nuvola mi da una mano e tu e Molecola fate dei turni, certo. Questo posto è talmente immenso che mi ci vorranno anni per esplorarlo per bene… peccato non poterlo fare alla velocità della luce, ma in quel caso vedrei solo dei corridoi grigi sfocati.

-E’ probabile che ci sia qualcosa di più interessante…non si costruisce qualcosa di così enorme senza un motivo valido. Allora…tu continua pure, io me ne torno sulla Terra d’accordo ?

-Okay Quaze…sogni d’oro.

Makkari sfreccia all’esterno della tenda a velocità supersonica, seguito a passo d’uomo da uno stremato Quasar.

 

Subito fuori dalla tenda, Quasar ammira gli stupefacenti grattacieli xhanteani… molto più alti di quelli terrestri, a causa della differenza nella forza di gravità dei due mondi. Non può che ammirare il lavoro fatto da Molecola: le strade sono perfettamente integrate con il suolo artificiale del pianeta.

Cerca di non guardare troppo in alto, comunque. Le colossali arcate in cui sono state trasportate le città, alte alcuni chilometri, danno una sensazione simile alla vertigine se fissate a lungo. E la sua vista si deve ancora abituare alle stranissime lampade al neon che illuminano le arcate ad intervalli regolari, cambiando luminosità per dare l’impressione dell’accavallarsi di giorno e notte.

Ancora non gli è chiaro come mai gravità, luce, atmosfera e durata del giorno si siano istantaneamente adattate agli standard xhanteani. L’unica spiegazione è che il sistema sia automatico e che abbia dedotto i valori analizzando le astronavi atterrate… ma che motivo avrebbero avuto i costruttori per inserire questa possibilità nel pianeta ? A cosa serve un pianeta del genere, tra l’altro ?

-Reggente !!! Ehi, lei con i peli sul cranio !!!

Quasar si volta verso la voce che lo sta chiamando, aspettandosi l’ennesimo Xhanteano che si vuole congratulare per aver salvato la loro civiltà eccetera.

Invece di un alieno verde con due tentacoli sui fianchi, invece, viene avvicinato da un umanoide dalla pelle bianca, alto poco più di due metri, ed estremamente esile.

-Sono Quasar, e come sto cercando di spiegare da ore non sono il “Reggente”.

-Faccia un po’ vedere ?

L’alieno gli afferra un braccio, tenendo tra le mani una delle Bande Quantiche ed accarezzandola.

-Non ci posso credere. Un Glakandar originale !?

-Chi è lei, scusi ? – chiede Quasar liberandosi dalla presa.

-Oh…desolato. Qydesh Raft, Scavatore Esimio della Società Archeologica di Devlon XV. Questa non è una imitazione, dico bene ? Un vero Glakandar, non riesco a crederci !

-Non so di cosa stia parlando…queste sono Bande Quan- aspetti, il primo Protettore si chiamava Glakandar. Lei come fa a conoscerlo, signor Raft ?

-Mi chiami Qydesh, la prego. Lo conosco perché qualche anno fa ho presenziato ad un convegno sull’influenza degli iper-senzienti nelle civiltà stellari preistoriche.

-Non sapevo che i primi Protettori dell’Universo fossero oggetto di studi classici, ma immagino abbia senso. Scusi la franchezza, Qydesh, ma lei che diavolo ci fa su questo pianeta ?

-E’ esattamente il motivo per cui sono venuto a parlarle…non è stato facile farmi dire chi fosse a capo della popolazione, mi creda.

-Posso immaginarlo. Le dispiace se continuiamo a camminare, mentre parliamo ?

-Niente affatto, mi serve per fare pratica con la mia cintura gravitazionale. Dunque… come le ho già detto sono un archeologo, e la mia specialità sono le civiltà stellari preistoriche.

-Temo di non sapere nulla su questo genere di cose, Qydesh… “preistoriche” ?

-Sì… nel mio settore, indica le civiltà di cui non esiste più alcun superstite. Approssimativamente prima di cinquanta milioni di anni fa, non c’è uno standard comune.

-Capisco. E questo cosa ha a che fare con Xhantea ?

-Oh, nulla. Ma un mio collega si trovava lì durante il trasferimento, per alcuni studi antropologici. Quando ha sentito una descrizione di questo pianeta si è ricordato delle mie ricerche e mi ha informato. Ho preso la prima astronave per questo settore.

-Ricerche ? Quindi lei sa qualcosa di questo pianeta, Qydesh ?

-Sì può dire che sia uno dei più grandi esperti nell’Universo conosciuto, modestamente. Signor Quasar, lasci che le dica che siamo testimoni della più grande scoperta archeologica dal rinvenimento di rovine Celestiali sul pianeta natale Skrull.

-Sono contento per lei, Qydesh, ma questo non potrebbe aspettare domani ?

-Lei non capisce, Quasar. Gli Xhanteani hanno appena messo piede sulla perduta Drylon !!!

-Perdoni la franchezza, Qydesh, ma al momento ho cose più importanti di cui-

-Se le dicessi che questo non è solo il più grande sito archeologico della storia, ma anche un colossale silos missilistico ?

-Ora sono interessato. Lei sa chi ha costruito questa struttura e perché ?

-Oh, sì. E’ tutta la vita che studio questa civiltà…mi dica, sono state trovate delle incisioni su queste arcate ?

-Nel settore…ora non mi ricordo il numero, ma sì.

-Stupefacente ! Mi porti a vederle, e le dirò tutto ciò che so di Drylon.

 

Dopo aver costruito un piccolo veicolo stilizzato con le Bande Quantiche, Quasar ascolta i discorsi di Qydesh su quanto siano stati fortunati a trovare questo pianeta. Per sua sfortuna, dovendo percorrere quindicimila chilometri per arrivare al punto designato, sono discorsi di parecchi minuti.

-…anche più dei resti dell’abitazione di un Osservatore che rinvenimmo su-

-Siamo arrivati, Qydesh.

Si sono fermati davanti ad uno dei pilastri che si collegano alle arcate alte diversi chilometri. A differenza di Quasar, l’archeologo non ha problemi a guardarsi a lungo attorno, nonostante l’immensità del luogo. Il suo sguardo viene poi catturato dai bassorilievi su una delle pareti; ogni lettera è alta più di cinquanta metri.

-Stupefacente… Ora sono assolutamente sicuro che questo sia Drylon…

-Lei sa leggere questa scrittura, Qydesh ?

-Come ? Oh, no…nessuno sa leggerlo da più di ottocento milioni di anni, come minimo. Ma riconosco alcune lettere da certi scavi.

-Io ho fatto la mia parte, Qydesh, ora vorrei che mi dicesse cosa sa di questo Drylon.

-Certamente. Eoni fa, Drylon era la capitale del più grande impero stellare della storia. I suoi confini includevano diverse galassie, incluse tutte le galassie del Gruppo Locale; secondo alcune stime, era composto da novecento milioni di regioni. Questa è l’unica parte certa della loro storia.

-Come mai si sa così poco ?

Qydesh si mette dritto, iniziando a parlare così velocemente che il traduttore universale fa fatica a stargli dietro. Sembra stia citando qualche testo.

-La data della caduta di Drylon è generalmente posta cinque miliardi di anni fa. Dopo un simile lasso di tempo resta ben poco da ritrovare… molto di quello che sappiamo è stato dedotto dall’analisi comparata di antichi documenti di altri popoli. Per esempio, secondo le leggende possedevano una tecnologia avanzatissima, tra cui un sistema per estrarre energia da una fonte extradimensionale pressoché inesauribile, conoscenze genetiche alla pari con quelle dei Celestiali, armi in grado di distruggere una stella in pochi secondi, ed apparecchi in grado di spostarli a galassie di distanza. Non esiste prova di nessuna di queste cose, naturalmente, e non ci credo nemmeno io. In alcune culture, oramai Drylon è diventato sinonimo di una immaginaria civiltà utopica del passato.

-Una sorta di Atlantide dello spazio, insomma.

-Non colgo il riferimento…

-Vada avanti.

-Nel corso dei millenni, praticamente tutti i segni di antiche civiltà tecnologiche sono stati attribuiti ai Dryloniani, portando alcuni alla conclusione che Drylon fosse in realtà la capitale di una confederazione di imperi indigeni. Ed effettivamente, la quasi totale mancanza di prove della loro esistenza e l’assenza di una spiegazione per la loro improvvisa scomparsa fanno propendere per l’idea che Drylon sia solo una leggenda. Centinaia di pianeti sono stati identificati come Drylon, per essere poi smentiti. Le uniche prove concrete sono alcuni documenti storici di dubbia provenienza, e reperti archelogici risalenti alla stessa specie ritrovati a galassie di distanza.

-E lei è saltato subito alla conclusione che questo fosse Drylon ? – scatta Quasar, irritato per aver perso tempo con un probabile ciarlatano.

-No, no, certo che no. In quelli più antichi si descrive la visita in una colonia di dryloniani scampati alla distruzione del loro pianeta. Solo una minima parte è sopravvissuta, proprio quella in cui i sopravvissuti descrivono la favolosa Drylon. Parlano di un pianeta metallico grande come un gigante gassoso, costruito attorno a un sole miniaturizzato; si parla di come la gravità fosse dolce nonostante l’enormità del pianeta, e soprattutto si descrivono gli immensi tubi di lancio, rimasti inutilizzati quando i dryloniani passarono a sistemi più avanzati. E’ il documento più recente in materia, la trascrizione della copia di un resoconto di un ritrovamento in un settore stellare a quaranta parsec da Kree-Lar, e risale a tre miliardi e trecentoventi milioni di anni fa.

-Okay, ammettiamo che questa sia Drylon. Perché è disabitato ? Lei ha detto che c’è stata una caduta, ma il pianeta è perfettamente funzionante.

-Sì, in effetti nessuno si è mai aspettato di poter rinvenire Drylon… voglio dire, è passato così tanto tempo dalla caduta che la relativa stella poteva essere già morta. Ma il fatto di averlo ritrovato funzionante è esattamente il motivo per cui sono certo che questo sia Drylon.

-In che senso ?

-Esistono diverse versioni sulla caduta di Drylon, tutte contrastanti tranne che su tre punti: fu rapidissima, non violenta e preceduta dalla ritirata di tutte le forze di Drylon in un unico sistema solare. I tre particolari sono così anomali da essere verosimili. Voglio dire…normalmente, quando scompare una civiltà nascono subito mille resoconti infondati e contraddittori. Basta che una civiltà non contatti altri pianeti per più di cinquant’anni e si inizia a dire che è stato divorata da Galactus o qualche altro mostro spaziale. Il pianeta corrisponde alla descrizione di Drylon, ed il fatto che sia perfettamente funzionante è una conferma alle versioni conosciute sulla sua caduta. Ora capisce perché Drylon è in assoluto il più grande mistero dell’archeologia spaziale ?

-Credo di sì… e in fondo questo è un sito archeologico, immagino, quindi non vedo perché non si potrebbe esplorare.

-Volevo appunto parlarle di questo, Reggente. Mi basterebbero pochi giorni per convincere tutte le più grandi menti archeologiche dell’universo a venire qui ad esplorare…

-Fantastico.

-E per questo devo chiederle di trasferire gli Xhanteani su un altro pianeta. La possibilità che inquinino eventuali reliquie è intollerabile, capisce ?

-Capisco che lei ha molto a cuore questa scoperta, Qydesh, ma questo pian… Drylon ha oltre 67 miliardi di Km2 di superficie, e si estende per più di ottocento chilometri sotto di noi. C’è spazio per tutti.

-Ecco, io… se mi assicura che verrò consultato se fosse rinvenuto qualcosa, qualunque cosa…

-Affare fatto. Ora se non le dispiace, la riporto in città… devo lasciare il pianeta tra poco…

-Preferirei rimanere qui, Quasar, ad osservare le iscrizioni.

-Le lascio qui il mezzo di energia quantica che ho costruito… non deve fare altro che salirci e chiedere di tornare in città.

-La ringrazio per l’attenzione.

L’alieno abbassa la testa ed incrocia le braccia filiformi, prima di prendere dalla cintura un piccolo computer su cui inizia a scrivere.

Quasar si allontana volando, voltandosi per un po’ verso le iscrizioni e portando una delle Bande Quantiche alla bocca.

-Epoch, mi ricevi ?

-Naturalmente, Quasar.

-Ascolta… saresti in grado di decifrare una lingua morta di cui si è persa ogni traccia da miliardi di anni ?

-Facilmente, anche se ci vorrà del tempo.

-Bene. Ti farò avere tutto il materiale domani mattina. Quasar, chiudo.

Dopo un lunghissimo sbadiglio, il Protettore dell’Universo procede verso uno dei boccaporti d’uscita.

 

Sulla superficie esterna, Nuvola osserva il bagliore emesso da un Salto Quantico, prima di tornare al suo lavoro. Sta camminando su una delle placche tettoniche di Drylon, enormi lastre di metallo di diversi chilometri di spessore. Nuvola non sente il freddo sotto i suoi piedi nudi, anche se ha completamente abbassato la propria protezione energetica. Sembra che il metallo venga riscaldato al suo passaggio; la gravità è ai livelli terrestri, ed in qualche modo anche la pressione è stata regolata. Se non fosse per la mancanza di atmosfera, potrebbe sopravvivere anche essendo un essere umano.

“Ancora non riesco a capire come funzioni questo pianeta, ma sembra essere regolato per ospitare qualunque tipo di forma vitale. Devono esserci dei sensori che mi hanno identificata come umanoide ed hanno preparato tutto per rendere confortevole l’ambiente…affascinante. Vorrei vedere questi sensori, però…”

Nuvola si abbassa fino a toccare la placca con la mano sinistra, da cui fuoriesce una piccola nube bianca. Il metallo si deforma per farla passare. Ben presto viene stabilito un collegamento tra la rete locale ed il bracciale quantico.

Nuvola si rialza, osservando i parametri dei sensori in un piccolo schermo quantico generato dal pianeta. Non conoscendone il linguaggio, il bracciale non può tradurre nulla… ma Nuvola riesce comunque a risalire al sistema principale grazie ad una rappresentazione grafica.

“Lo credevo impossibile, ma questa tecnologia di comunicazione è migliaia di volte più avanzata della nostra. Se potessimo avere accesso alle banche dati potremmo-“

*L’accesso alle banche dati è riservato.

Per l’ennesima volta da quanto è entrata nei Protettori, Nuvola resta senza parole. La voce che ha appena sentito è la sua, anche se molto seccata.

-Chi parla ? – chiede Nuvola; il suono si trasmette grazie all’ossigeno che lei stessa sta generando.

*L’informazione è riservata.

-Sei il sistema informatico di questo pianeta ?

*L’informazione è riservata.

-Ti sei interfacciato con i sistemi del bracciale quantico, suppongo. Perché ?

*L’informazione è-

-Riservata, d’accordo. Cosa non è riservato ?

*L’informazione è riservata.

-Sai dire qualcos’altro ?

*Ovviamente.

-Allora dimmi cosa sei.

*L’informazione è riservata.

-Ma lo sai ?

*Sì, ma l’informazione resta riservata.

Nuvola sta cercando di capire da quale punto del pianeta venga controllata la voce, ma ogni volta che identifica la fonte questa si sposta in un altro sistema. Considerando che è la prima volta che utilizza questo aspetto del suo controllo atomico, ha già fatto fin troppo.

*Prego, desistere dall’interfaccia. Tutte le informazioni sono riservate.

-Se ho capito bene quello che mi ha insegnato Makkari, se individuo e decodifico il tuo centro decisionale posso riscrivere la programmazione.

*Prego, desistere dall’interfaccia.

-Capisco che tu sia abituato ad avere il controllo, qui, ma sei solo un pianeta. Cosa credi di poter fare a una nebulosa ?

*Prego, desistere immediatamente dall’interfaccia.

-Non posso.

*Affermazione errata.

Una scarica elettrica viene trasmessa attraverso il collegamento con il bracciale, facendo indietreggiare Nuvola. Poi il terreno viene elettrificato, trasmettendole oltre cinquemila gigawatt. Nuvola crolla a terra, a malapena in grado di mantenere il suo corpo simulato, e viene attaccata ancora. E ancora. E ancora. E ancora.

*Grazie per aver desistito dall’interfaccia.

Nuvola cade a terra, priva di conoscenza. Sul bracciale quantico si accende una luce; deve ancora emettere il relativo segnale acustico quando Makkari arriva. Le controlla il polso, anche se sa che è abbastanza stupido prendere il battito cardiaco a un corpo celeste. Nuvola si rialza, appoggiandosi a lui, molto scossa.

-Tutto a posto !?

-Credo di sì. Mi ha colto di sorpresa… i colpi erano su una frequenza in grado di ferirmi seriamente. Un’altra scarica e non mi sarei più reintegrata.

-Chi è stato ?

-Il pianeta.

-Figuriamoci, se non è Ego è un altro…che gli avremo fatto ai pianeti…

-Non adesso, Makkari. Epoch, sono Nuvola.

-Ti ascolto.

-Analizza la mia posizione, seguendo le scie di ionizzazione. Puoi indicarci la strada che seguono ?

-Ma certo…portano dritte al centro del pianeta. Desiderate che vi indichi il percorso ?

-Sì, grazie. Tieni pronta la Coscienza Cosmica, devo aver trovato qualcosa di molto interessante.

-Volete spiegare anche a me !? – si lamenta Makkari.

-Probabilmente abbiamo individuato il motore di questo pianeta.

Considerata la velocità a cui entrambi si possono muovere, non è necessario molto tempo per percorrere i tunnel di decine di migliaia di chilometri che scendono direttamente verso il nucleo. Con loro sorpresa, gravità e pressione non aumentano. Anzi, l’ambienta si adatta immediatamente per il loro comfort.

Come su tutto il resto del pianeta che hanno esplorato, non c’è la minima indicazione che qualcuno abbia mai abitato qui. Probabilmente non hanno ancora trovato il settore residenziale, a meno che i Dryloniani non fossero alti come montagne…

I tunnel si estendono ben oltre lo spessore della crosta; non tutto il pianeta era abitabile. Scesi all’altezza del nucleo, i due Protettori incrociano brevemente uno dei cavi che trasferiscono l’energia del nucleo. Nuvola insiste per avvicinarsi, scoprendo che uno solo dei cavi trasporta abbastanza energia per un terzo del pianeta.

Solo nel loro campo visivo ci sono novantaquattro cavi.

Alla fine arrivano al nucleo… una sfera dal raggo di sette chilometri, attorniata dai cavi principali, e sorretta da un’intricata serie di travi. Non si stupiscono troppo quando vedono un’entrata aperta: non hanno trovato una sola porta, finora. Così, entrano.

La stanza del nucleo è attraversata da una serie di cerchi concentrici posti sullo stesso piano, e tagliati da tre passerelle grandi come autostrade. C’è un silenzio totale ed assoluto.

Al centro di Drylon, il nucleo. Una sfera dal diametro di cinque metri, di un colore blu elettrico. Sulla sua superficie ci sono delle macchie scure. Emana un bagliore fluorescente che si ferma poco prima di un cerchio metallico costellato di schermi.

-Come fa un affare così piccolo a generare tanta energia ? – domanda Makkari, guardandosi intorno quando si accorge della stranissima acustica della stanza.

-Si direbbe…un sole miniaturizzato. Idrogeno ed elio, fondamentalmente. E delle tracce di una qualcosa che mi è stranamente familiare.

Makkari si concentra sugli schermi, tutti spenti. Non sembrano esserci comandi. Nuvola scavalca il cerchio, avvicinandosi al nucleo quanto basta per poterlo toccare. Le nuvole che avvolgono il suo corpo ne vengono attratte, ma basta un piccolo sforzo per mantenerle salde (con leggero rammarico di Makkari).

-E’ freddo… cinquantadue gradi sotto lo zero. Una cosa del genere non dovrebbe essere possibile.

-Forse ho trovato qualcosa…ci sono solo due schermi attivi, qui.

Nuvola torna indietro, ed osserva la serie di dati che Makkari sta indicando. Su uno di essi sta lampeggiando un cerchio grigio.

-Si direbbe un pulsante, che dici ?

-Potrebbe essere qualunque cosa.

-Compreso un pulsante…proviamo.

Appena lo schermo viene toccato, la stanza diventa completamente buia ed illuminata solo dalla piccola stella blu. Non dura molto, prima che le luci tornino. Makkari lo preme ancora, e questa volta l’oscurità dura meno di mezzo secondo.

-Sembra che abbiamo finito il gas.

-Analogia discutibile, in presenza di una nebulosa.

-Scusa. Hai idea di che cosa sia successo ?

-Sembra che siamo stati separati dal normale spazio-tempo per alcuni secondi.

-O che siamo rimasti al buio.

-E’ stato quasi sufficiente a farmi perdere il collegamento con la mia micro-dimensione. Deve trattarsi di una specie di sistema di occultamento… Molecola aveva già notato che il pianeta non ha ricevuto luce solare per miliardi di anni.

-Ti ringrazio per avermi risparmiato la spiegazione del come lo abbia scoperto. Hhhm…non aveva anche detto che la radiazione più vecchia risale a nove giorni fa ?

-Credevo avessi una memoria assoluta, quindi perché me lo chiedi ?

-Perché nove giorni fa siamo stati spediti a spasso nel tempo.

-Coincidenza.

-Non esistono le coincidenze, Nuvola.

-Statisticamente parlando…

-Sì, sì va bene esistono, ma così non ne esistono. Epoch sospettava che fossimo stati… tenuti occupati…da qualcuno, forse dalla UNION. Nello stesso momento questo pianeta ricompare dopo miliardi di anni, viene scoperto per caso dagli Xhanteani che per caso vengono aiutati da noi, e che per caso sono delle pecore coi tentacoli pronti a seguire chiunque gli dica cosa fare. Non ci trovi niente di strano ?

-Solo una lunga serie di coincidenze.

-Le coincidenze possono essere volute, Nuvola. E se fosse tutta opera della UNION ? Perché dovrebbero volerci qui ?

-Forse…hanno un legame particolare con Xhantea, o con questo pianeta, o…con noi.

-La faccenda mi piace sempre di meno…

-Oppure potrebbe essere solo una lunga serie di coincidenze. Non hai nulla per collegare questa situazione alla UNION…

-Tu dici ?

Makkari si sposta di alcuni passi, indicando l’altro schermo attivo. C’è molto testo di cui non conoscono il significato. Al centro di una delle frasi, grande quasi il doppio delle altre lettere, un simbolo: un triangolo rosso.

-Non significa niente, Makkari. Quel simbolo può rappresentare qualunque cosa.

-Meno male che non ti ho mai fatto vedere X-Files. Mi chiedo…

Con molta cautela, Makkari preme il triangolo rosso come se fosse un pulsante. Il testo lampeggia, lasciando il posto ad un triangolo rosso a tutto schermo. Anche tutti gli altri monitor non inquadrano altro.

*Pa vreté klorel ve tra. Egre netra. Gotrana klorel Drylon zovrenia.

Ascoltando la voce profonda e monotona, Makkari si gode appieno l’espressione di sgomento di Nuvola.

-Allora, Scully ? E’ un caso che sia capitata la stessa cosa ai sistemi di comando dell’Arma, quando la UNION li ha riprogrammati ?

-Sembra improbabile. Forse possiamo tradurlo… Speriamo che il sistema sia amichevole come prima.

-Quando ti ha fulminato ?

Nuvola si avvicina allo schermo, rilasciando parte del gas ionizzato che la compone. Avverte nuovamente la leggera scossa che indica un collegamento, e preme ancora il pulsante.

*Pa vreté klorel ve tra. Egre netra. Gotrana-

-Ripetere.

*Pa vreté-

-Ripetere.

*Nessun dato negli archivi. L’accesso alle specifiche è riservato. Per ulteriori dati rivolgersi alle caste superiori di Drylon.

-Chiedigli se hanno un numero di telefono.

*Prego, desistere dall’interfaccia.

Memore dell’ultima esperienza, Nuvola obbedisce.

*Mascheramento interfasico fuori servizio. Energia in eccesso ridirezionata ai sistemi d’arma; trovati duecento miliardi di sistemi stellari potenzialmente ostili. Banche dati strategiche fuori servizio, potenziale bellico pronto all’uso. Procedere alla sterilizzazione della galassia ?

La nebulosa e l’Eterno terrestre osservano il nucleo del pianeta, scambiandosi poi un’occhiata poco rassicurante.

 

A quattromila anni-luce di distanza è ancora notte. In una stazione in orbita attorno a Devlon XV, nei corridoi della Società Archeologica, un uomo con un lungo impermeabile marrone ed i capelli rossi si guarda intorno. Dozzine di scienziati, corsi sul posto per via dell’allarme, sono inchiodati al muro da pezzi di metallo, almeno uno per centro vitale. I più fortunati dormivano quando le mura si sono rimaterializzate sui loro cervelli.

Senza muovere un muscolo, l’uomo si ritrova alle comunicazioni. I cadaveri di due alieni sono scivolati a terra. Su uno schermo olografico appaiono una serie di dati, ed una comunicazione viene trasmessa senza che ci sia nessuno ad ascoltarla.

-Sono lo scavatore esimio Qydesh Raft... Devo parlare con il Laboratorio Analisi Preistoriche, al più presto ! La linea è libera, so che mi state sentendo, non è il momento per fare questi scherzi… Pronto !? Qydesh Raft, codice personale tre otto uno nove due set-

La comunicazione viene troncata quando un cadavere si materializza all’interno del computer.

Senza voltarsi, l’uomo si ritrova davanti ad uno dei reattori che danno energia alla stazione spaziale.

-Attenzione. Velocità di radiazione a 145 rogen. Si consiglia di abbassare il- Velocità di radiazione a 1450 rogen. Abbandonare immediatamente la- Velocita di radiazione a 14500 rogen. Fusione del nucleo in- Velocità di radiazione a 14500000 rogen. Evacuare immediatamente la stazione, evacuare immediatamente la- Velocità di radiazione fuori scala.

L’uomo scompare istantaneamente, prima che la Società Archeologica di Devlon XV sia distrutta da un’esplosione atomica. Secoli di ricerche sulla leggenda di Drylon vengono letteralmente mandati in fumo.

 

CONTINUA…