#61
MOTORE MORTALE
(Mortal Engine)
Parte 1: Osserva e comprendi
Se uscire dai guai fosse facile come entrarci, la vita
sarebbe una dolce melodia.
(Isaac Asimov, Destinazione
Cervello)
La prima informazione che il cervello riesce a procurarmi è l’odore del mio stesso sangue. Lo conosco molto bene, e non perché ho provveduto a sistemare personalmente ogni singolo atomo al suo interno, quando mi capitò di essere un dio. Non perché potrei descrivere il movimento dei suoi elettroni, o citare a memoria tutte le combinazioni genetiche possibili nelle sue molecole.Conosco bene il sangue perché nella vita non ho fatto altro che versarne, che fosse mio o meno.
Quando sento il metallo freddo sotto di me, capisco che il cervello si è già ripreso dalla drastica mancanza di nutrimento. Capisco che è ora di riprendere i sensi.
Apro gli occhi, anche se continuo a vedere solo il mio sangue viola. I muscoli rispondono bene, anche se lentamente.
Mi volto, escludendo del tutto i recettori del dolore. Due vecchi stivali violacei si macchiano del mio sangue, ed una mano si avvicina alla mia schiena.
-Come…come ti senti, Maelstrom ?
Scaccio la sua mano col solo pensiero, e mi ergo su gambe quasi prive di sangue. Guardo il mio interlocutore con distacco, cosa non difficile dati i cinquanta centimetri di differenza nella statura, e gli do l’unica risposta ragionevole.
-Mi hanno appena strappato il cuore, microcefalo molecolare, credi che possa stare bene !?
Controllo le mie stesse interiora, sfiorandone la superficie con le mani. Riesco a vedere un buco di quindici centimetri di diametro, e le cellule in fermento per ricostruire una delle biologie più creative del cosmo. Ed aggiungo:
-Dammi cinque minuti, al massimo.
Una leggera brezza avvolge il mio corpo, l’energia cinetica che le mie cellule stanno assorbendo per ricaricarsi.
Ancora un po’ scosso ma in rapida fase di recupero, mi guardo intorno e ricordo. Sono in un avamposto dryloniano, bloccato da manette quantiche che rallentano il mio fattore di guarigione, ed ho davanti l’androide che mi ha strappato il cuore e lo ha ridotto ad una manciata di brandelli sparsi per il pavimento.
-Naturalmente, quel rottame non durerà abbastanza…
Di fianco a me, il mio forzato compagno di squadra Molecola non ha nemmeno versato una goccia di sudore.
-…certo, qualcuno non sembra essersi dato troppo da fare per fermarlo.
-Sei rimasto svenuto per meno di trenta secondi !!! Ho appena fatto in tempo a…
-Se la discussione non include il trasformare quell’affare in una nuvoletta di atomi sparsi, considerami fuori.
Sento un pizzicore delizioso al braccio, quando prendo in prestito un po’ dell’energia cinetica del moto di rivoluzione del pianeta e la rivolgo contro l’automa.
Il lamento delle mie cellule affaticate è ancora meglio, ma nulla batte la soddisfazione di sottomettere il mio stesso corpo al mio volere.
Posso assaporare l’impatto di ogni singola parte del ciclone cinetico che ho appena lanciato, sentire il grido lancinante di ogni molecola che ho mosso.
L’energia si abbatte contro l’essere artificiale come un vento impetuoso, ma nulla più. Resta lì, con il suo corpo perfettamente scolpito e perfettamente nero, così nero che sembra rubare la luce dai tuoi occhi, e non si muove.
-Stavo per dire che ho provato ad attaccarlo ma non se ne è neanche accorto – conclude Molecola – E le sue molecole non ubbidiscono ai miei comandi. Credo… credo che ti abbia attaccato solo perché eri l’unico elemento ostile.
-Adesso gli faccio vedere io quanto sono… - inizio a minacciare, quasi istintivamente. Meglio tenere d’occhio la quantità di adrenalina in circolo… secerno un po’ di sedativi nel mio stesso cervello, prima di continuare.
-Che accidenti sta facendo, comunque ?
-Non ne sono troppo sicuro…
Degno Molecola di una sola occhiata. Per quanto mi sforzi di dimenticarlo, anche lui è uno scienziato a quanto mi risulta. O almeno così si deve essere considerato.
Stupido. Non può nemmeno immaginare quanto lo detesti per quello che è.
-Prima lezione della scienza, dilettante… se non ottieni risultati, cambia modo di pensare. Attaccarlo direttamente non dà risultati ? Colpisci quello a cui tiene.
Di nuovo, le mie cellule potenziate incanalano energia cinetica a velocità impressionanti, accelerando la naturale vibrazione molecolare dei… qualunque cosa siano i dispositivi che l’androide sta osservando. Sento il potere di Molecola intervenire per tenere stabile ciò che sto cercando di distruggere, ma non si può competere in velocità con il signore del movimento.
Strumenti vecchi di miliardi di anni sono ridotti in polvere nell’arco di pochi istanti, grazie a me. Non posso fare a meno di sorridere al pensiero. Detesto le regole, l’immutabilità…tutta la mia vita è votata all’infrangere le regole, in fondo.
Mentre sorrido, qualcosa mi colpisce allo stomaco. Sento l’onda d’urto propagarsi all’interno del mio corpo, rompendo sette costole. Il secondo colpo è diretto alla mascella, oltrepassata come se fosse aria. Le gocce di sangue sono ancora ferme a mezz’aria quando arriva il terzo colpo, che mi fa perdere i polmoni.
Non ho ancora visto il mio aggressore…è veloce. Dannatamente veloce, così tanto che l’onda d’urto sonica che genera deve ancora partire.
Lo sento preparare il quarto colpo, e sono pronto. Sintonizzo tutte le mie cellule sulla sua energia cinetica. Per i Celestiali !!! Non riesco nemmeno a immaginare così tanta energia !!!
Vedo il pugno nero che si avvicina, ma non posso fare niente per evitarlo. Passa attraverso il collo, fondendolo con il solo attrito. Sento ancora il mio corpo dolorante, anche se il colpo mi ha appena staccato la testa. Sento il resto del mio corpo cadere a terra, privo di coordinazione, solo grazie a quanto resta dei miei sensi cinetici. E sorrido.
Sorrido perché, dal punto di vista di Molecola, è passato mezzo secondo dall’inizio dell’aggressione. Vorrei solo essere in una posizione più privilegiata per godermi il suo sgomento, ma so accontentarmi.
Lo vedo indietreggiare…tipico. Posso avvertire la sua nausea fin da qui. Certo, l’androide c’è andato un po’ pesante, ma accidenti se ha lo stomaco debole.
-Okay…hhmmm… calmati, okay ? Non voglio farti del male… sempre che sia possibile, Maelstrom era forte quanto tutti i Protettori... solo stai calmo, eh ?
E questo tizio doveva essere un super-criminale, all’inizio ? Per fortuna nessuno mi ha mai chiamato apertamente così, o l’avrei già ucciso.
L’androide resta fermo a guardarlo. Ironicamente, solo ora lo osservo. Ha la forma semplificata di un essere umano… niente organi genitali, non sembra avere orifizi, anche se gli occhi sembrano più due piccoli inceneritori che organi di senso. Credo che abbia in testa qualcosa di simile a dei capelli, ma ho tempo per studiare la cosa. Molecola no, forse… io posso sopravvivere allo smembramento, anche se non è una passeggiata, lui certo no.
La creatura fa dei passi in avanti, e Molecola si sposta di lato. Cretino… potrebbe lanciare questo pianeta nel sole, se volesse. Sempre che basti.
-Aspetta, non vorrai mica…andartene, vero !?
E’ difficile dire se l’androide lo stia guardando o meno. Lo sento assorbire un po’ di radiazione di fondo… sembra assorto, quasi in ascolto. Riflettiamo.
So tutto sulle forme di vita, e se è un androide è stato costruito per imitarne una parte. Attacca chiunque consideri ostile. Difende il suo territorio. Cosa prevede la sua programmazione ?
-Non mi piace per niente come si guarda intorno…chiamerò Quasar… dove stai andando !?
L’androide avanza ancora, ed inizia a chinarsi. I suoi muscoli quasi non si muovono, ma stanno per farlo. Dall’espressione di Molecola, non è l’unica cosa che si prepara a fare…se solo per una volta la sua abitudine di pensare a voce alta tornasse utile…
-Oddio, questo è un campo forzato…lo sento. E’ questo che ha fatto tremare l’avamposto, prima ? Un altro tremore come quello e lo farai esplodere !
Molecola si avvicina e gli mette una mano sulla spalla... Imbecille !!! Guarda con gli occhi, non con il tuo potere ! Non sta per attaccare, si sta ancorando !
STAI INDIETRO, IDIOTA !!!
I muscoli scattano, facendo tremare anche l’aria. Il campo forzato preme sulla maeria, rilasciando tutta l’energia accumulata. Il risultato è spettacolare.
Il corpo dell’androide passa istantaneamente da zero a novantamila chilometri al secondo, trascinando con sé tutto ciò con cui è in immediato contatto.
Compreso il braccio sinistro di Owen Reece, alias Molecola.
Sottoposti a una pressione titanica, i legamenti si spezzano e le ossa evaporano. Pezzi di materia sono scagliati in tutte le direzioni, urtando contro muri che sembrano di granito. Il bracciale xhanteano, simbolo della dinastia morta di una razza senza spina dorsale (letteralmente, tra l’altro) utile al massimo per sintetizzare quantità industriali di sapone, schizza velocissimo verso una parete sporca del mio sangue. Imprime un simbolo sul granito, poco prima di spezzarsi in tanti piccoli frammenti sparsi per la stanza.
Sento un grido lancinante, con una rabbia e una disperazione che credevo impensabili per quell’omuncolo. Molecola urla a squarciagola, cercando inutilmente di fermare la fuoriuscita del sangue dalla spalla ormai mutilata.
Mi ricorda uno dei miei esperimenti preferiti, da ragazzo. Uno studio intensivo su quanto possa sopravvivere una cavia dopo la rimozione di un arto. Non era esattamente un crimine, tra Devianti, ma non gli andava a genio e dovetti smettere. Anni dopo, comunque, i miei carcerieri sopravvissero per ben novanta ore all’esperimento.
Solo a questo punto mi decido a guardare verso l’alto, e capisco di aver fatto un grosso errore ad aspettare. Siamo sottoterra, in profondità, ed il salto dell’androide ha aperto un tunnel verso la superficie. Un tunnel notevolmente instabile, a giudicare dai massi che stanno cadendo verso di me e Molecola.
Vorrei urlargli di fare qualcosa, ma non ho le corde vocali in questo momento. Essere decapitati non è piacevole nemmeno per uno come me.
Decido di non voler morire. Sono già stato morto una volta, e faceva abbastanza schifo. Quando ho riprogettato questo corpo e l’ho reso un’indistruttibile macchina genocida, per sfortuna, non ho pensato a rendere la testa completamente indipendente. Dovrò lavorarci su.
Cerco di calmarmi. Non è difficile, visto che adesso non ho nessun cuore da rallentare. Comincio a perdere i sensi, ma non posso mollare. Non adesso.
Il mio corpo ha ancora la capacità di controllare l’energia cinetica, e la mia testa ne possiede ancora una frazione. Devo concentrarmi…
Muovo la mano. Buon inizio. Il braccio fa forza sul pavimento, ma non basta. Devo muovere anche l’altro…no, niente da fare. Andato.
Tutto ciò che riesco a concludere è cadere di petto. Non ho fatto tutta questa strada per lasciarmi fermare dall’ultimo arrivato !
IN PIEDI, STUPIDO CORPO !
Con il peso del pianeta sulle spalle, il mio corpo si solleva sgraziatamente. Avanza, senza veramente camminare, verso di me. E mi afferra. Strana sensazione, afferrare la propria testa ed avvertire la sensazione da entrambe le parti…sapendo che non sono collegate. Strana sensazione. Mi piace molto.
Dovrò ricostruire quasi tutto, parte della spina dorsale compresa. Ci vorrà tempo, troppo tempo. Collego solo un po’ di nervi essenziali, prima di spostare i massi in una posizione meno pericolante. Mantengo il collo nell’immobilità più totale, e ricollego l’udito che avevo inavvertitamente soppresso.
Molecola non urla più. E’ a terra, in una pozza di sangue che continua ad uscire. Se continua così, morirà dissanguato entro quindici minuti.
Perché aspettare ?
Raccolgo da terra un po’ di detriti e polvere, e li plasmo in una nuova forma. Spreco molta energia, ma riesco a creare un pugnale abbastanza acuminato.
Lo lancio per aria, manipolandone lo spostamento per farlo precipitare verso il cranio di Molecola.
E lo fermo. Devio la sua velocità verso le mie cellule, e continuo a farlo per renderlo immobile. Complicati meccanismi cellulari metabolizzano quell’energia e la incanalano nel mio processo di guarigione.
Perché mi sono fermato ?
Forse è il danno neurologico. Sto ancora collegando il cervello alla spina dorsale, dopotutto. Ma non ho problemi a gestire l’energia cinetica, evidentemente… ho desiderato che il pugnale si fermasse. Ho pensato.
Ho pensato “E poi ?”
Sì, posso uccidere Molecola. Posso distruggere le manette quantiche, fuggire il più lontano possibile da questa galassia, e ricominciare da capo. E poi ?
Che significa “e poi” ? Da non credere, riesco a fare discussioni anche quando parlo con me stesso.
In effetti non sarebbe male allontanarsi dalla prigionia, da quell’Erebo che hanno costruito nella Zona Quantica. Niente più catene, niente più immobilità assoluta, niente più inattività. E poi ?
Quasar e gli altri hanno troppo da fare per venirmi a cercare. Quando sarà tutto finito, io sarò già pronto per loro ed avrò la mia… Ma finirà davvero ?
Mi ha quasi ucciso. Impressionante.
Quell’affare è alimentato a particelle F2, e qualunque cosa siano solo Molecola riesce ad avvertirle con precisione. Dice di non poterle controllare, ma lo dice praticamente di tutto. Quale potere si ritrova tra le mani… persino il controllo dell’energia del movimento impallidisce. Come fa a non comprendere il suo potenziale? Ogni cosa, nell’universo, è collegata a un’altra. La sua mente gli permette di controllare gli elementi basilari dell’esistenza… non c’è nulla che non si possa fare, se conosci le basi. Io conoscevo tutte le basi della genetica avanzata ed eccomi qua…praticamente indistruttibile ed al comando del movimento.
E mi ha quasi ucciso.
Molecola è il peso massimo dei Protettori. Anche se non lo
sa. Senza di lui non hanno neanche la possibilità di capire come si comporta l’F2. Hanno Nuvola, ma… lei comprende il suo potenziale
anche meno di questo idiota morente. Quasar ? Makkari
? Per carità. Epoch ? Non sembra capire più niente da quando è entrata in campo
Warp.
So cosa ho visto quel giorno. Ho visto un dio. Gli altri non possono capire,
non sono in sintonia con il movimento. Se ce ne sono altri come lui,
Senza di me, senza Molecola, i Protettori dell’Universo sono morti. E poi ?
Sei uno scienziato, Maelstrom. Uno dannatamente bravo. Osserva e comprendi… pensa fuori dagli schemi, agisci fuori dalle regole. L’hai sempre fatto.
Se cadono i Protettori,
Se uccido Molecola, se lo lascio morire,
Ho bisogno dei Protettori. Quando ero morto si stava meglio…
Sollevo telecineticamente il corpo di Molecola, controllando che il suo cervello sia ancora in funzione. E’ illeso. Bene, sarà un lavoro complicato anche senza ulteriori distrazioni. Per prima cosa trasferisco l’energia cinetica del sangue in uscita al cuore, facendolo battere. Non risponde.
Dannazione, dovrò lavorare mentre continuo a trattenere il sangue e far funzionare il cuore… e ricostruisco il mio collo, muscolo dopo muscolo. Per la prima volta nella mia carriera scientifica, mi rammarico di non avere più esperienza nel far sopravvivere le cavie.
Con mia enorme sorpresa, però, scopro che il sangue ha già iniziato a coagulare attorno alla ferita. Opera di Molecola, senza dubbio. Lo rivaluto leggermente, dopo una cosa del genere… puro istinto di sopravvivenza suppongo. Se avesse avuto un minimo di conoscenze mediche non sarebbe nemmeno sotto shock.
L’operazione richiede trentasei minuti e ventitre secondi.
Quando ho concluso, Molecola si ritrova con una sutura grossolana ricavata dalle fibre del mio costume.
Non sarà esteticamente piacevole, ma almeno è funzionale. Il sangue non esce più, ed il cuore batte da solo. E’ la più fatua scintilla di vita che abbia mai visto.
Poi arrivano, senza nemmeno un secondo di ritardo. Una luce gialla in rapido avvicinamento segnala la presenza di Quasar, mentre Makkari è già al capezzale del compagno di squadra prima ancora che io possa vederlo.
-Cosa diavolo è…oh, Zuras…
Raramente ho visto un Eterno impallidire, ma l’espressione sul volto di Makkari quando vede lo squarcio nel mio petto ed i muscoli del mio collo esposti all’aria mentre ricrescono… sublime. Deve essersi ricordato di quando la ragguardevole forza fisica dei Protettori non sia riuscita nemmeno a procurarmi un graffio.
-UNION – è tutto ciò che Quasar dice, guardando preoccupato prima Molecola e poi me.
-Dammi una mano, Maelstrom, voglio fargli una trasfusione con il mio sangue.
-Per quanto sia grato dell’assenza di una storpiatura del mio nome, Makkari, uno sforzo del genere lo ucciderebbe rapidamente. Dovremo aspettare qualche settimana prima di poter anche solo pensare a delle cure…non vorrei aver faticato per nulla. A proposito, perché ci avete messo tanto ?
-Saremmo arrivati prima se tu ci avessi avvertito.
-La situazione richiedeva un mio impegno assoluto e costante. Lavorate per un essere onnisciente; cos’è, vi siete fermati a chiedere informazioni ?
-Ehi, per quanto ne so potresti essere stato tu a ferirlo !
-Facendomi esplodere il petto ? Siamo seri…
-Ora basta – interviene Quasar – Mak, porta Molecola nella Zona Quantica e dì a Nuvola di portare gli xhanteani in un luogo sicuro. Maelstrom, con me.
-Tutto qui ? Posso fare di più, Quaze…
-Ma ho bisogno di Maelstrom qui. Muoviti.
Lo vedo scomparire alla velocità della luce, con il corpo sfinito di Molecola tra le braccia. Quasar mi guarda negli occhi con determinazione.
-Chi è stato ?
-Un androide super-forte e super-veloce ad energia solare… sembra che abbia in petto un sole miniaturizzato come quello di Drylon.
-Quindi alimentato da particelle F2, il che significa in grado di assorbire quantità illimitate di energia.
-Illimitate ? Mi ha solo colto di sorpresa !!!
-Ti sei accorto che l’orbita del pianeta è cambiata ?
-Ripeti un po’ ?
-Stiamo precipitando verso il centro di questo sistema solare. Per fortuna la sua stella è una nana bianca, o ci sarebbero voluti minuti invece di mesi.
-Non è possibile. Conosco le leggi del movimento; anche se fosse così forte da spostare un pianeta, non avrebbe un punto d’appoggio… a meno che non l’abbia creato lui stesso ! Certo… ha usato quel suo campo di forza per avere una superficie abbastanza resistente per saltare ! Geniale…
-Probabilmente non sa volare. Se non si sta muovendo più veloce della luce puoi rintracciarlo, vero ?
-Facilmente. Ma, onestamente, sconsiglio un attacco diretto… dobbiamo prima scoprire le sue debolezze.
-Giusto. Andiamo ?
-Sto impiegando tutte le mie risorse solo per restare vivo. Se vuoi che lo combatta ancora devi togliermi le manette quantiche.
-D’accordo.
-E non cominciare con i tuoi discorsi da…come !?
-Al momento sei l’ultima delle mie preoccupazioni, Maelstrom. Pensi di poterlo rallentare ?
-Non sarà difficile, ma attaccherà.
-Cercherò di stargli alla larga.
-Mi suona strano organizzare un piano con te, Quasar…
-Il disgusto è reciproco.
Rintracciarlo è molto semplice… non ci sono altri esseri viventi in questo sistema solare desolato, e si sta muovendo alla velocità della luce. Di questo passo impiegherà anni prima di arrivare da qualche parte, ma se effettivamente è in grado di assorbire continuamente energia potrebbe riuscire ad accelerare.
Un rapido Salto Quantico ci porta direttamente alla sua destinazione… l’unico altro pianeta della zona, un gigante gassoso.
Ci posizioniamo esattamente tra lui e il pianeta, e faccio del mio meglio per rallentarlo. Con orrore, mi rendo conto che la velocità diminuisce troppo lentamente… il che può significare solo due cose: sta bloccando il mio potere, oppure è dotato di auto-propulsione. Non ha solo saltato, ha prodotto la propria energia cinetica senza alcuno sforzo. Nemmeno io posso farlo.
-Passerà lo stesso – informo il mio riluttante alleato.
-Attraverso il pianeta ?
-Vuole usarlo come superficie di lancio. Credo sia in grado di generare la propria spinta solo se ha qualcosa su cui fare presa. Chiunque l’ha costruito ha preso Archimede un po’ troppo sul serio quando parlava di sollevare il mondo…
-Di quanto lo puoi rallentare ?
-Non riesco a farlo scendere sotto i duecentomila al secondo.
-Metri ?
-Chilometri.
-Così poco !?
-Il resto del sistema solare è vuoto e la stella più vicina è a nove anni-luce. Si sta preparando ad generare abbastanza energia da muoversi almeno tremila volte più veloce della luce senza aiuti esterni, credi che gliene importi qualcosa di quello che facciamo ?
-Adesso gliela do io una ragione per rallentare, tu continua solo a tenermelo lontano.
Le Bande Quantiche emettono una luce abbagliante, canalizzata verso la nostra preda. In pochi istanti materializzano migliaia di tonnellate di energia quantica solida, formando una serie di muri gialli spessi parecchi metri.
Giusto in tempo perché l’ultimo figlio di Drylon li riduca a frammenti di vetro sparsi per l’orbita del pianeta. Uno dopo l’altro i muri lo rallentano, anche se è ancora troppo veloce per vederlo.
Se il piano di Quasar era di distrarlo, però, ha funzionato. Cade sul pianeta a più di centomila chilometri al secondo, passando attraverso nuvole, strati di gas, un mantello di idrogeno liquido, un nucleo di elio solido, e descrivendo una parabola che torna dritta verso di noi.
Quando mi rendo conto che quest’affare si è appena lanciato
attraverso un pianeta spesso ottanta volte
Guarda Quasar con i suoi occhi rossi di energia, e fa fuoco. Due raggi oculari si dirigono verso Quasar, passando attraverso cinque strati di scudi quantici come se fossero acqua.
Lo sposto telecineticamente, ma non abbastanza in fretta; uno dei raggi gli procura un’ustione di secondo grado alla spalla destra, lacerando l’attaccatura del mantello, e l’altro gli perfora da parte a parte il braccio sinistro con precisione chirurgica.
Quasar può essere un idiota, ma ha il buon senso tattico di sapere quando effettuare un Salto Quantico e mettere qualche milione di chilometri tra sé stesso e l’avversario. Il suo mantello stellato resta a fluttuare nel nulla.
Poi l’androide guarda me.
Il suo petto si gonfia e sul suo volto inespressivo si apre una fessura dove dovrebbe esserci una bocca. E’ l’ultima cosa che vedo, prima di essere investito da un vento così forte da rischiare di staccarmi un’altra volta la testa.
Vento !? Siamo nello spazio ! Quanto inizio a deviarlo, mi accorgo che in realtà è un vero e proprio ciclone di particelle. Non ho assolutamente idea di come faccia a produrle…un qualche sotto-prodotto di quell’F2 ? Probabile…invece di produrre calore, come dovrebbero fare con ognuno dei loro migliaia di impatti, stanno abbassando la temperatura.
Paradossalmente, questo mi rende le cose più facili; senza capire bene come sia possibile, assorbo una specie di energia cinetica negativa e devio parte del tifone.
Non esattamente quello di cui avevo bisogno, dopo tutta la fatica delle ultime ore.
Quando sono esausto, cioè molto presto, smette. La “bocca” si richiude, ed aspetto che mi salti addosso per uccidermi. Invece, la sua attenzione è catturata dal mantello di Quasar. Lo afferra e lo osserva incuriosito. Sembrerebbe impossibile, per un essere senza una bocca, sorridere. Ma giuro di averlo quasi sentito ridere.
Prende il mantello e lo indossa, fissandolo al proprio corpo con quei suoi raggi oculari. Un’altra manifestazione del suo “campo forzato”, credo, perché il mantello e la “pelle” non si bruciano, restano semplicemente uniti.
Così, l’androide vola verso il gigante gassoso. Mi volto per osservarlo, constatando con assoluto sgomento che l’intero, gigantesco pianeta è ormai ridotto ad una palla di ghiaccio allo zero assoluto.
Ha congelato l’intero pianeta con quella specie di super-respiro !!!
Lo sento atterrare sulla superficie. Poi avverto una tremenda velocità, e nient’altro. Deve aver semplicemente saltato oltre questo sistema solare, oltre i miei sensi.
Riprendo fiato, anche se non ho niente da respirare. Le riparazioni al mio corpo sono subito interrotte da un Salto Quantico, e mi ritrovo di nuovo in sgradevole compagnia.
-Per le Galassie – si lascia scappare Nuvola, guardando il pianeta. Accanto a lei ci sono Quasar e Makkari, come mi aspettavo.
-E’ andato. Per di là – li informo, anche se naturalmente lo sanno già. Altrimenti perché avrebbero aspettato a farsi vivi ? Idioti.
-Da quella parte c’è Drylon. Se viaggia in linea retta passerà a meno di un anno-luce dalla Terra – ragiona Quasar.
-Quaze, sarebbe davvero il caso di trovare i rinforzi di cui parlava Epoch. Che so… i Celestiali…
-
-Sì, come no… quell’affare è già potentissimo, diamogli anche dell’energia infinita da assorbire. L’ideale sarebbe portarlo nella Zona, lanciarlo attraverso un Ottagono e spedirlo in chissà quale multiverso… ma non li possiamo più usare, dopo il disarmo, e l’ultima cosa che voglio fare è portarlo in una dimensione interamente composta di energia da assorbire.
-Dubito che possa diventare ancora più potente di così – gli spiego.
-Eviteremo accuratamente che ciò accada – interviene qualcuno alle mie spalle. Riconosco la sua voce, naturalmente, anche se sono molto sorpreso dalla sua presenza.
-Hai trovato un modo per sconfiggerlo, Epoch ?
-Non ancora, Quasar, anche se so che è possibile. Non siete abbastanza potenti da fermarlo…forse non lo sono nemmeno io, dopo aver sostenuto uno scontro con Nemesi in persona. Ma per quanto potente possa essere, questo androide non ha molte speranze in una battaglia contro tutti noi.
-Non sono nemmeno sicuro che tecnicamente sia un “androide” – chiarisco all’entità onnisciente.
-In sostanza, ora che facciamo ? – chiede il pragmatico Quasar.
Epoch guarda oltre il sistema solare, raduna le sue energie, ed apre per noi un rapido portale dimensionale.
-Distruggiamo l’Ultimo Figlio di Drylon,
il Dio della Distruzione… o come preferisco chiamarlo… distruggiamo
CONTINUA…