Quasar #45
AUTORITA’
I think we should follow a
simple rule:
if we can take the
worst, take the risk.
Joyce Brothers
E’ difficile ambientarsi in un luogo che ha un unico, monotono colore, e dove possono essere create nuove stanze con poco meno di un pensiero. Ovvio che, se per voi correre alla velocità del suono è a malapena considerabile come affrettare il passo, se vi perdete nessuno se ne accorgerà mai.
Makkari apre la porta di energia di una stanza che non aveva mai visto, dato che fino al giorno prima non c’era. Come tutte le stanze della struttura di energia della Zona Quantica, non è particolarmente interessante: una semplice grossa scatola contenente una scrivania e una sedia.
Seduto alla scrivania Wendell Vaughn, Quasar, l’attuale Protettore dell’Universo. Anche se si è cambiato il costume dall’ultima volta in cui Makkari lo ha visto, non sembra cambiato per niente rispetto all’uomo pieno di risentimento che era tornato a casa dopo aver visto troppe cose. Si è tagliato i capelli, ridotti ad una pettinatura a spazzola, mettendo molto in risalto la vistosa cicatrice sul collo, coperta solo in minima parte dal colletto e dall’attaccatura del mantello stellato.
-Siamo pronti, Quaze – annuncia Makkari.
Wendell alza gli occhi dal pezzo di carta nero che tiene tra le dita e lo lancia verso l’amico e compagno di squadra, che lo prende al volo.
-Questo ci è arrivato ieri.
Con una certa sorpresa, Makkari lo identifica subito come un biglietto da visita. Il lato che sta osservando è completamente nero, capeggiato da un triangolo rosso vuoto all’interno. Sull’altro lato, anch’esso nero, una scritta rossa in una calligrafia priva di qualsiasi segno riconoscibile.
“Dispiaciuti 86 e 39.
Movimenti interessanti nel 1999, possibilità di guadagno come da archivio.
Attendendo veste bianca, cordialmente”
Al posto della firma, una piccola ellisse con un punto al centro.
-Sembra una sorta di messaggio in codice. Chi ce lo manda ?
-Gran bella domanda – risponde Quasar mettendosi comodo sulla sedia – Era appoggiato al Cubo Cosmico.
-E non sappiamo chi lo manda ?
-Precisamente. A parte che è qualcuno che ci conosce molto bene e può superare i nostri sistemi di sicurezza come se niente fosse.
-Warlock ?
-A che scopo ? Non dubito che potesse entrare in qualche modo, ma Epoch non ha avvertito niente. Sempre che non mentisse, ma lo escludo, o non ci avrebbe lasciato trovare il biglietto.
-E’ anche gente a cui non interessa il potere – osserva Makkari rigirando il biglietto tra le dita – O si sarebbero presi la sfera con il potere di mille universi, o quello che è, e sicuramente sanno molte cose delle nostre ultime avventure. 39 sta per Multiverso 1939 e “veste bianca” probabilmente per Saygé, l’essere che ci ha fatto la profezia su Nemesi.
-Di più. Il New Universe era il Multiverso 1986. Se vogliono dirci che l’Arma è nel Multiverso 1999, significa che dovremo fare quello che abbiamo visto nei nastri dell’Archivista, usandola contro Nemesi. Pensa a quello che abbiamo attraversato per sapere tutte queste cose, Mak, e poi pensa a che razza di esseri possono sapere tutto questo ed essere totalmente anonimi, nell’ombra. Tutte le entità cosmiche dell’universo non hanno la più pallida idea di dove sia l’Arma. Letteralmente miliardi di miliardi di universi tra cui scegliere, e ci consigliano questo con una piccola nota, senza compromettersi.
-Si direbbe che qualcuno conosca davvero un bel po’ di segreti importanti. Allora che facciamo, andiamo in questo M. ’99 ? Ci fidiamo ?
-Abbiamo altra scelta ? – risponde Quasar alzandosi in piedi. Makkari appoggia il biglietto sulla scrivania, e tutti e due escono dalla stanza gialla.
Entrambi salgono le scale per arrivare al livello più esterno della struttura, così silenziosi che si sente persino l’eco dell’eco dei loro passi. Makkari prova a resistere il più possibile, circa tre secondi, prima di parlare. Quasar non è mai stato molto loquace, ma non a questi livelli.
-Comunque, come vanno le cose al bar ?
-Non ho avuto tempo per andarci - risponde velocemente Quasar – Ma ho saputo che ci sono delle trattative con gli Starbucks.
-In che senso ? Hai intenzione di vendere il Moonbucks !?
-Ho in testa altre cose al momento – adesso il tono è più aspro, ma Makkari lo ignora.
-E con Lara, invece ? Come vanno le cose ?
-Ho dormito un po’ in giro per l’universo nelle ultime notti. Dice che capisce.
“Stupendo” pensa Makkari “Adesso che gli serve una bella lavata di capo, lei è diventata la donna più comprensiva dell’universo. Come faccio a dirgli che non deve prendere troppo sul serio il suo lavoro quando tutta l’esistenza è in mano nostra !?”
Decidendo che non è il momento più adatto per discorsi del genere, l’Eterno si rallegra alla vista della fine della lunga rampa di scale, che è costretto a percorrere a velocità umana. Quando i due sono fuori si trovano quasi subito davanti Nuvola e Molecola ai lati di Maelstrom, che tiene le mani ammanettate in grembo e sorride.
-Bene, bene, è già la mia ora d’aria ?
-Mettiamo subito in chiaro un paio di cose – inizia Quasar puntando il dito sul gigante di più di due metri – Numero uno, se non fai quello che ti diciamo ti rispedisco nell’Erebo. Numero due, se provi anche solo a pensare di scappare ti rispedisco nell’Erebo. Numero tre, se provi a toglierti le manette o a forzarle ti rispedisco nell’Erebo. Numero quattro, usa i tuoi poteri senza un ordine preciso e indovina dove ti rispedisco ?
-Siamo…proprio sicuri, Quasar ? – chiede Molecola quasi balbettando – Voglio…voglio dire, è…è Maelstrom, è già scappato una volta e…
-Epoch mi ha spiegato il perché di quella fuga, e anche se ho promesso di non parlarvene posso assicurarvi che non si potrà ripetere. E’ stato un caso del tutto irripetibile e l’Erebo è del tutto a prova di fuga per lui. E queste manette sono molto superiori alle precedenti. Vi ho già detto come funzionano.
-Se non ci sono altre obiezioni, è il caso di partire – sintetizza Nuvola.
-Sì, partiamo – ripete Quasar stringendo il pugno sinistro ed attivando il colossale Ottagono davanti a loro – Sperando che sia l’ultima volta.
La sfera luminosa al centro dell’Ottagono si ingrandisce sempre di più, generando uno spostamento d’energia che viene avvertito in tutta la Zona Quantica. Qualunque valore energetico con un minimo di senso va immediatamente fuori scala, e quando l’energia è al massimo i cinque oltrepassano il varco. Dopo un’ultima onda potentissima, le scosse di vento diminuiscono fino a scomparire, e torna il silenzio.
Per i viaggiatori è solo l’inizio. Attorno a loro appaiono e scompaiono interi universi nel giro di pochi attimi; ciascuno così simile, eppure così diverso dall’altro.
Anche solo un’occhiata alle vere dimensioni dell’esistenza, unita all’accelerazione spaventosa, è troppa per qualunque mente finita, e anche questi titani perdono presto i sensi.
Quando Nuvola riacquista la propria mente, si accorge con stupore di non essere la prima. Quasar è tornato in sé prima di lei, cosa logica dato che l’Ottagono è, in fondo, una sua opera. Maelstrom e Makkari, grazie al loro metabolismo eccezionale, la seguono dopo un paio di minuti.
-Come va la costruzione della via per il ritorno, Quaze ?
-Il grosso è fatto, ma voglio provare a rendere il passaggio più stabile dell’altra volta, per guadagnare qualche ora in più. Non si sa mai.
-Sapete come si dice, non è la caduta a farti male, è l’atterraggio brusco.
Tutti e tre si voltano verso Maelstrom, che con fare innocente sta studiando le stelle.
-Non guardatemi in quel modo, non è colpa mia se non mi avete messo anche la museruola.
-Piuttosto cerca di far riprendere i sensi a Molecola. Nuvola, usa i tuoi sensi per controllare la zona e darci un’idea di dove siamo capitati.
-Subito Quasar.
Maelstrom si allontana dal resto del gruppo, per raggiungere il suo compagno di squadra (per quanto trovi rivoltante ammettere che lo sia). Si meraviglia che siano “atterrati” nello stesso punto, invece di essere sparpagliati nell’universo come l’ultima volta, ma poi si ricorda che Quasar si è ripreso prima di tutti gli altri, e che quindi deve averli radunati. Mentre riflette sulla cosa, indica alzando entrambe le braccia, dato che i polsi sono ancora bloccati dalle manette.
Cellule altamente specializzate assorbono e manipolano l’energia cinetica circostante, incanalando il prodotto della strana reazione nel sangue di Molecola, che in tutta risposta circola molto più rapidamente. Irrorato dal sangue, il cervello riprende a funzionare normalmente e Owen Reece si sveglia.
-Cosa…dove… tu !?
-Un atterraggio brusco. Per un essere del tuo calibro, non sei molto resistente alle forti accelerazioni.
-Come se te ne importasse qualcosa. L’ultima volta, comunque, è andata molto peggio.
-Sì, questa volta andrà molto meglio.
-Non ti facevo un ottimista, Maelstrom.
-Andrà molto meglio nel senso che stavolta non si salverà nessuno.
-Niente da fare – commenta Quasar allontanandosi dall’Ottagono appena formatosi – Possiamo contare esattamente sul lasso di tempo dell’altra volta, nonostante le migliorie.
-Mi sembra normale, Quaze. L’altra volta siamo andati dal 61 al 39, nell’ordine dei multiversi, stavolta da 61 a 99. Siamo più lontani, quindi già il fatto di avere un passaggio come il precedente è un gran passo avanti.
-Speriamo che basti. Trovato niente, Nuvola ?
La nebulosa vivente non distoglie lo sguardo dalle stelle, in piedi mezza nuda nel nulla.
-Qualcosa di abbastanza strano. Le stelle sono molto simili a quelle del nostro universo, anche se leggermente spostate. Il resto dell’universo, invece, ha una conformazione notevolmente diversa, pur mantenendo delle caratteristiche di base. Molto strano.
-Non posso crederci – tutti si voltano ad osservare Maelstrom di ritorno con un Molecola ancora un po’ stordito – Un corpo spaziale vittima dell’antropocentrismo.
-Che cosa vuoi dire ?
-Nessuno di voi pezzi grossi cosmici si è ancora accorto che la velocità della luce è quasi il doppio di quanto è normale da noi ?
Gli altri quattro spostano lo sguardo verso il basso e si concentrano, come se stessero cercando di identificare un rumore lontano. Poi mormorano “è vero”.
-Come ho fatto a non pensarci – dice Nuvola mordendosi leggermente un labbro – Dato che la velocità della luce è limitata, vediamo gli oggetti come erano molto tempo fa. Su piccola scala l’effetto è risibile, ma è più che normale che le altre galassie ci sembrino totalmente diverse dalle nostre. Che stupida.
-No, semplicemente più umana, cara Nuvola. Il che, ora che ci penso, è molto peggio.
-Grazie della precisazione, Maelstrom.
-Figurati. Chissà che non abbia in qualche modo a che fare con la nostra frenata relativamente dolce.
-E tenendo conto di tutto questo – torna in tema Molecola – più o meno dove ci troviamo ?
C’è una piccola pausa prima della risposta di Nuvola.
-Nel nostro sistema solare – altra pausa breve – tra Urano e Nettuno – pausa ben più lunga – Se fossimo nel nostro universo sarebbero le dodici e quarantadue, ora di New York, del 12 Aprile, in un anno non bisestile. Sempre, naturalmente, che le stelle che ho visto siano come quelle che conosciamo.
-Altra connotazione antropocentrica, darci l’ora della città a cui sei più abituata. Sai, ci sarebbero molti esperimenti per determinare quanto a fondo vada la tua somiglianza agli umani…quanto dolore puoi sopportare, quanto ami vedere gli altri soffrire…
-In questo momento sento appunto di poter amare molto il vederti soffrire, Maelstrom. Specialmente perché ti sbagli. Non ho dato l’ora di New York per una qualche affezione particolare, ma perché è il centro di un raggio tachionico diretto direttamente verso di noi.
-Okay, so quando ho perso…una battaglia.
-Basta chiacchiere – incalza Quasar – Dirigiamoci immediatamente sulla Terra, a New York.
-Ehi, Quaze, com’è che giriamo continuamente l’omniverso ma ci ritroviamo sempre a casa nostra !?
Un Salto Quantico collettivo ed una discesa nell’atmosfera dopo, il piccolo gruppo si ritrova vittima del più grande dejà vu della storia.
-Sta iniziando a diventare davvero ridicolo, se volete la mia opinione – commenta Molecola.
In effetti, se si escludono la mancanza di alcuni grattacieli, la presenza di qualche edificio nuovo e qualche macchina diversa dai modelli attualmente in circolazione, si sono appena ritrovati nella copia esatta della loro New York City.
-Se non altro non è il New Jersey – tenta di sdrammatizzare Makkari.
-Il raggio proveniva da qui, giusto ?
-Precisamente da qui, Quasar. A mezz’aria e a pochi metri da questo palazzo che non riconosco. Non dovrebbe esserci il Four Freedoms Plaza, qui ?
-Si vede che da queste parti hanno più buon gusto.
Sorprendentemente, il commento non è stato fatto da Maelstrom, bensì da Molecola, che tutti fissano con uno sguardo strano, persino l’Inumano/Deviante.
-Che c’è ? Non mi piacciono quei grossi 4 in cima.
-E se dipende da me, da queste parti non vedrete mai un palazzo del genere.
A parlare è stato un uomo che sta passando attraverso la facciata del palazzo, alzandosi in piedi fino a restare in perpendicolare rispetto al grattacielo. E’ un uomo robusto, sui trent’anni, con dei pantaloni neri ed una giacca dello stesso colore che viene mossa dal vento. I piedi nudi sono a contatto con l’edificio.
-E tu saresti…?
-Visto che questo è il mio pianeta, biondino, dovrei fare io la domanda. Comunque potete chiamarmi Jack.
-Bene, Jack, stiamo cercando un’arma a forma di sfera argentea. Ne sai qualcosa ?
-Sì, non siete i primi che vengono qui da un altro universo per prenderla. Spiacenti, ma non ve la possiamo dare.
-Quindi sai dove si trova ?
-Cazzo se lo so.
-Ci serve. Il più presto possibile.
-Niente da fare.
-Insisto.
-Senti, biondino, questo è il nostro pianeta, non il vostro, e si gioca secondo le nostre regole. La sfera è nostra e non si muove.
-E in base a quale autorità sarebbe vostra ?
-L’abbiamo vista prima noi.
-Molto maturo.
-Allora, ve ne andate ? E’ la vostra ultima possibilità.
-No. Ci serve.
-Peccato. Se vi consola, gli ho detto di andarci piano con voi schiappe. Porta.
Mentre alle spalle dei Protettori si apre uno schermo ribollente di energia, “Jack” colpisce Makkari con un gancio destro alla mascella, abbastanza velocemente da impedirgli di mettere gli altri in salvo dall’arrivo di un corpo luminoso che li investe con una quantità non indifferente di energia, quanto basta a rendere alcuni di loro preda della gravità e spingendo altri contro il palazzo.
Makkari è sul punto di riprendersi, ma Jack lo afferra per il costume e lo trascina con sé dentro il grattacielo, scomparendo alla vista. Ancora confuso dal colpo, Quasar riesce a visualizzare il suo nemico per un attimo: un uomo dai lunghi capelli bianchi, estremamente muscoloso, con un costume aderente quasi del tutto bianco, con un cerchio di luce attorno alla testa. E’ tutto quello che riesce a notare prima di essere colpito nuovamente, non solo da un pugno al livello di Hulk ma anche da una grande quantità di energia solare, finendo catapultato all’indietro di mezzo chilometro.
E’ passato veramente un attimo da quando sono stati attaccati, tanto che Nuvola non ha potuto fare altro che guardare. Ora invece, prima di poter intervenire come intende fare, si ritrova assalita alle spalle (tramite un’altra di quelle “porte”) da una miriade di emettitori energetici non più grandi di un virus, che si insinuano all’interno del suo corpo simulato come formiche, tagliando il suo legame con il resto della sua massa stellare. Mentre cerca di respingerli, vede di essere stata assalita da una donna la cui pelle sembra composta di metallo liquido, che si ricompone fino a trasformare una sua mano in un gigantesco mitragliatore.
A questo punto, Makkari e Maelstrom hanno iniziato a frenare la propria caduta, ed atterrano in mezzo ad una strada trafficata di New York, bloccando il traffico.
Vengono aperte altre due “porte”. Una macchina si trasforma in orrendoli mostriciattoli che attaccano Molecola, che impegnato a tenere a bada quei piccoli diavoli con zanne e artigli affilatissimi non fa caso al taxi che è appena diventato una massa informe di acido e che lo attacca, senza fare niente ai mostri. In mezzo a tutto questo, un uomo con un malandato costume viola e strani occhialini fluttua a gambe incrociate, ingurgitando pillole.
Maelstrom lo avrebbe aiutato, se non fosse stato immediatamente distratto da un pugno devastante allo stomaco e una serie velocissima di mosse per cui non fa in tempo a pensare nessuna difesa. Anche se la sua pelle è durissima, sente ciascuno di quei pugni inferti con precisione micidiale; l’uomo che li sferra, vestito da testa a piedi di pelle nera, sembra esserne pienamente cosciente e felice.
-Volevate l’autorità ? Eccovela, dritta in faccia – dice senza smettere di combattere nemmeno per un secondo.
Paradossalmente, non c’è stato nessun panico nella popolazione. Certo, tutte le macchine vicine allo scontro sono state abbandonate all’istante, e gli edifici più vicini si stanno lentamente svuotando, ma tutti gli altri si stanno comportando come se nulla fosse.
Proprio in mezzo alla strada, quattro auto vengono lanciate in aria dall’arrivo improvviso di Jack e Makkari, usciti dalla strada a grande velocità. L’Eterno viene stretto con più forza e conficcato nell’asfalto, che si modella attorno al suo corpo per poi stringerlo con forza. Prova a vibrare a super-velocità, ma l’asfalto si adatta ad ogni frequenza. Jack lo colpisce ripetutamente con dei pugni di tutto rispetto, ma Makkari non si sta concentrando su quello.
-Molecola ! – grida una volta attivato il bracciale quantico – Operano in telepatia !
Non fa in tempo a dare altre informazioni: un oggetto in traiettoria parabolica, appena sotto la velocità del suono, si abbatte su di lui con degli artigli sufficientemente affilati da tagliare la strada. Solo con i suoi riflessi ha fatto in tempo ad identificarla come una donna alata, prima di essere colpito. Jack non gli permette di aprire bocca con altri colpi, e facendo sì che l’asfalto stringa ancora di più, non lasciandogli la concentrazione necessaria a mandare un messaggio telepatico.
La donna fa un’altra planata contro di lui, ma stavolta la strada lo lascia libero. Gli artigli penetrano nella carne, lanciandolo a velocità pazzesca contro il più vicino palazzo. Aggiustandosi la giacca, Jack lo indica.
-Giù. Tutti quanti.
Preceduto da un piccolo sussulto, tutti gli edifici della strada crollano e si sollevano come un’onda, prontamente gettata direttamente su Makkari.
Non molto distante, Molecola ha ovviamente sentito l’allarme, ma non è nelle condizioni né di fare qualcosa né di capire perché Makkari si sia rivolto proprio a lui.
In questo momento si sta concentrando su più cose di quanto non sia normalmente abituato a fare: deve assicurarsi che l’acido stia lontano dalla sua pelle, anche a costo di perdere il costume; deve evitare che i piccoli carnivori facciano il loro dovere, tenendo a bada le molecole dei loro denti che, come scopre solo ora, sono di titanio e alluminio; deve creare dell’ossigeno nei proprio polmoni per non soffocare; e altre cose di cui il suo potere, per fortuna, si occupa automaticamente.
Un altro Protettore attualmente impegnato a sperimentare qualcosa di inaspettato è Nuvola, trapassata da una quantità veramente assurda di pallottole, che invece di spargere per aria del sangue riempiono di gas colorato l’aria. Non è un’esperienza che attendeva con impazienza.
Quasar se la cava leggermente meglio. Dopo il suo scontro con Overman, è abbastanza preparato a combattere avversari fortissimi potenziati dalle radiazioni solari.
Questa volta, però, il trucco di sovraccaricare l’organismo del nemico non funziona, dato che riesce a metabolizzare tutto quello che gli scarica addosso, e anche se riesce ad assorbire le sue riserve energetiche è tutto inutile perché si rigenerano a ritmi velocissimi.
Abbandonate le strategie energetiche, prova a restare sulla difensiva per analizzare l’avversario; nota con piacere che non è un nemico particolarmente loquace, visto che non ha detto una parola. Però sta emettendo qualcosa, anche se non vibrazioni sonore. Una sorte di onde radio ad ampia frequenza, in tutte le direzioni, e ne riceve di simili. E’ questo che cercava di far notare Makkari ? Radio-telepatia ?
E’ facile scoprirlo, dato che le onde radio fanno parte dello spettro elettromagnetico che controlla. Infatti, riesce a sovraccaricare i dispositivi di comunicazione con un impulso sufficientemente intenso; tutti i membri della squadra nemica (ancora senza un nome) si portano una mano all’orecchio, come se avessero sentito un acuto sibilo mentale. Approfittando della distrazione, forma un guanto chiudato attorno ai pugni, con punte di spessore atomico, e parte all’attacco.
Sfortunatamente, anche se distratto questa sorta di dio del sole non è meno invulnerabile. In tutta risposta, viene investito da una dose di energia solare più consistente di tutte quelle che l’hanno preceduta, e non riesce a frenare prima di attraversare un intero piano del grattacielo più vicino, disintegrandolo.
La silenziosa distrazione era esattamente quello che Maelstrom stava aspettando. Il guerrafondaio notturno che lo stava malmenando si ritrova diretto verso la stratosfera con la velocità di rotazione terrestre, prima di sussurrare “Porta” e svanire chissà dove, riapparendo alle spalle di Maelstrom.
Anche se non ce n’è il tempo, l’ibrido Inumano/Deviante amerebbe far notare che utilizzare un corpo in movimento contro il signore dell’energia cinetica è un errore imperdonabile. Infatti, nonostante la velocità, la traiettoria viene alterata quanto basta per far collidere il picchiatore con l’uomo che sta tormentando Molecola.
I due atterrano su una macchina che è appena diventata una massa informe e gelatinosa, ma è quanto bastava a Molecola.
L’acido scivola velocemente sul suo corpo, una volta tramutato in acqua; metà dei mostriciattoli diventano statue di cera, ed il resto vanno a far parte del suo nuovo costume. L’uomo vestito di pelle nera sta già correndo verso di lui, ma si ritrova bloccato in una scatola di acciaio temprato ricavata dall’aria e dalla strada.
-Tutto bene ? – chiede a Maelstrom.
-Occupati degli altri, penso io a quello con gli occhiali.
-No, aspetta…ho notato una cosa strana con quell’acido.
I suoi occhi vagano per un attimo da un edificio all’altro, nel tentativo di trovare quello giusto, quello da cui sono caduti. Con un gesto, separa gli ultimi due piani dal resto della torre, e poi li lascia andare. Con una leggera scia luminosa bluastra, le due parti si riassemblano velocemente.
-Sì, lo immaginavo. Le molecole erano troppo strane. Questo non è un pianeta, è un programma.
-Come !?
Notando che lo sciamano in viola ha finito di curarsi e si prepara ad attaccare di nuovo, Molecola si sbriga a ripristinare la comunicazione.
-Quasar, libera Makkari e Nuvola e mandali il più veloce possibile lontano dalla Terra !
-Come hai detto !? – domanda il Protettore attraverso il bracciale.
-Fallo e basta ! – urla, intento a distruggere con improvvisati colpi energetici i rami viventi che stanno uscendo dalla strada e che tentano di insinuarsi nel suo sistema respiratorio.
Protetto da una pioggia di pugni potenziati grazie ad uno scudo quantico, Quasar spera che si tratti di un lampo di genio del suo compagno di squadra e non di una reazione ritardata all’atterraggio.
-Senti un po’, tuta bianca, puoi sopravvivere nello spazio ? – domanda.
-Per chi mi hai preso, per uno di quelli che descrivono tutto quello che sanno fare ?
-Spero per te che sia un sì.
Le Bande Quantiche si illuminano di una luce accecante, che ricopre poi l’intero scudo. Senza altro preavviso, viene creato un vuoto d’aria molto superiore a quello di un banale uragano, trascinando dentro di sé tutto quello che c’è nei paraggi, compreso il nemico e buona parte di un’edicola.
A cinquemila anni-luce (locali) di distanza, il forzuto solare si ritrova a guardarsi intorno per riuscire a ritrovare la strada di casa, prova a chiamare una Porta, ma nemmeno in questo strano universo si può parlare in assenza di aria.
Sulla Terra, Jack e la donna alata stanno analizzando le macerie per essere certi che Makkari sia morto. Lei si guarda intorno poco prima che il vuoto creato poco prima venga colmato con un’esplosione inimmaginabile, che lancia per aria le centinaia di tonnellate di detriti che poco prima erano un isolato.
La polvere non ha nemmeno finito di innalzarsi quando un lampo rosso schizza verso l’alto. Jack passa attraverso le macerie fino a trovarsi faccia a faccia con Quasar.
-Non siete i primi a provarci.
-Neanche voi siete i primi a fallire, “Jack”.
Il lampo rosso frena bruscamente una volta raggiunto l’obiettivo, cioè il plesso solare della donna di metallo, intenta a rinchiudere in piccoli contenitori di plastica campioni presi dal materiale gassoso che galleggia davanti a lei, ciò che prima era Nuvola.
Il rumore metallico non fa in tempo a diffondersi, perché la donna viene investita da un pugno con la massa di un tir che si muove a Mack 3500.
Makkari spalanca gli occhi ed emette quello che sembrerebbe un ampio raggio rosso, che investe tutto il gas che galleggia davanti a lui. In realtà, ha appena usato il bracciale quantico per dirigere nove trilioni di raggi di calore, fondendo ogni singola nanomacchina.
Con un cerchio alla testa, sorride alla vista di Nuvola che si ricompone arto per arto.
-Tutto bene ?
-Insomma. Ti hanno mai sparato ?
-Qualche volta. So che fa male.
-Quindicimila proiettili al secondo ?
-Immagino faccia molto più male. Molecola vuole che ci allontaniamo il più veloce possibile; credo di aver capito cosa ha in mente, ma devo sapere quanto ci possiamo spingere. Seicentomila chilometri al secondo potrebbero non bastare; puoi fare il tuo trucco della distorsione spaziale ?
-Credo di sì. Seguimi.
Sale sempre più di quota, lasciando l’atmosfera prima ancora che Makkari abbia finito di sorridere. Poi, inizia uno scatto molto superiore a quello della nebulosa.
-Starai scherzando.
Cinque minuti dopo. Di New York City è rimasto molto poco di riconoscibile. Jack ha fatto crollare addosso a Quasar ben tre palazzi, senza nemmeno scalfire i suoi scudi; ora lui e la cacciatrice alata sono svenuti su una pila di mattoni, con parecchie contusioni.
Ai confini della città, lo sciamano non riesce a muovere un dito, con le ossa più pesanti dell’uranio arricchito e gli impulsi elettrici del cervello rallentati, incapace di pensare. Firma di Maelstrom, insieme all’occhio nero e alla lente rotta.
-Mi ricevete ? – domanda una voce familiare. Tutti e tre rispondono con voce rilassata di sì.
-Siamo arrivati ai confini del sistema solare… e abbiamo trovato una struttura di una specie di metallo. Quaze, dove sei arrivato col Salto Quantico di prima ?
-Molto più in là.
-Sicuro ? Perché Nuvola mi sta assicurando che oltre a questo punto ci sono solo un paio di anni luce. Oltre non c’è neanche lo spazio.
-Cosa !?
-Stiamo provando ad entrare. Avete sistemato tutti quanti, lì ?
-Io ho preso quelli che ce l’avevano con te, e il forzuto è da qualche parte a metà strada tra te e me.
-Noi due abbiamo gli altri uomini – riporta Molecola – Dov’è finita la donna di metallo liquido ?
-Oh, merda – ringhia la voce di Makkari, seguita dall’inconfondibile rumore di una mitragliatrice, per quanto il rumore sia almeno diecimila volte tanto.
-Mak ? Che succede ?
-Ce ne sono a miliardi !!! Sono apparse dal nulla… Molecola aveva ragione ! Penso che abbiamo trovato l’Arma !
-Oh, merda.
Jack e la cacciatrice si stanno rialzando, i lividi curati da una lieve luminosità blu. Ma a preoccupare Quasar non è tanto questo, quanto il fatto che la luminosità aumenta fino a generare in continuazione delle nuove copie, in rapida successione.
-Ci siamo dentro ! Siamo dentro l’arma ! – urla Quasar ai suoi compagni, prima di proteggersi con un’armatura e, per la prima volta dopo tanto tempo, ritrovarsi a pregare di sopravvivere.
CONTINUA…