Quasar #30
who
is too afraid to fly
so he
never did land”
Train,
“Drops of Jupiter”
New
York, una domenica qualsiasi. Le dieci del mattino. Ci sono poche macchine per
strada, una vera rarità per il posto.
Dall’altra
parte della strada, il Moonbucks. Wendell Vaughn sorride per la coincidenza. Ci
sono molti bar in città, tanti che nessun newyorkese, per quanto “socialmente
attivo”, può conoscerli tutti. E Wendell non è esattamente il più attivo di
tutti: ha passato l’ultimo anno quasi esclusivamente nello spazio, assumendosi
le responsabilità del suo ruolo di Protettore dell’Universo…anche troppe,
forse. Ora è arrivato il momento di staccare, anche solo per un giorno.
Indossa
un paio di jeans ed una maglietta nera, appena acquistati. Il commesso del
negozio aveva controllato tre volte la carta per essere sicuro non si trattasse
di uno scherzo; non capita tutti i giorni di ricevere un cliente che paga con
una Tessera dei Vendicatori, invece che con una carta di credito.
Fa
abbastanza freddo, ma non lo sente molto. Le Bande Quantiche che porta ai polsi
innalzano la sua resistenza alle temperature. Utile quando si viaggia nello
spazio, con temperature prossime allo zero assoluto, e si ha bisogno di tutta
l’energia disponibile per salvarsi la pelle.
Anche
in una situazione così ordinaria non riesce a non pensare alla sua vita
cosmica. L’ultima volta che ha provato a prendersi un giorno libero non è
andata esattamente come prevedeva [1], così questa volta
ha disattivato le comunicazioni delle Bande, così da non essere disturbato.
Per
un attimo pensa di rendere invisibili le Bande, come faceva una volta. Poi si
ricorda quello che gli ha detto il suo amico Makkari quella stessa mattina:
“Non farti troppi problemi ad essere Wendell Vaughn per un giorno, invece di
Quasar. In fondo siete la stessa persona”. Le Bande ormai sono una parte di lui
da anni. Perché nasconderle ?
Attraversa
la strada, dopo aver scacciato il pensiero di volare dall’altra parte. Meglio
non strafare.
Apre
la porta del bar e dà un’occhiata in giro; non ci sono molti tavoli, né tanti
clienti. Il posto perfetto. Si siede al primo tavolo che trova, cercando di non
fare troppo caso alle altre persone che lo fissano per i suoi strani bracciali.
Una
cameriera sui venticinque anni si avvicina, dando una rapida occhiata ai
bracciali. “Carina”, pensa Wendell.
-Benvenuto
al Moonbucks. Cosa le porto ?
-Un
cappuccino, Lara.
-Arriva
sub…come sa il mio nome ?
-E’
scritto sulla collana.
La
ragazza prende in mano il piccolo ciondolo della modesta collana che porta al
collo, con aria imbarazzata.
-Sì
certo…è ovvio. Immagino che lei si intenda di gioielli, con quelli che porta ai
polsi.
-Ah,
ecco…in realtà non è che siano proprio gioielli. Lara…è un bel nome.
-Sì…certo,
con tutte le battute che ne derivano…
-Battute
?
-Sa,
su Lara Croft e tutto il resto…
-Chi
?
-E’
stato sulla Luna negli ultimi cinque anni ?
-No,
solo un paio. Ah, adesso ricordo…il gioco…sì sì…
-Se
è un modo per rimorchiarmi ha le idee un po’ confuse.
-Mi
dia un po’ di tempo, non faccio una conversazione normale da mesi. E l’ultima
terrestre con cui sono uscito è rimasta intrappolata in un altro universo con
un tatuaggio alieno.
-Lei
ha visto Men In Black qualche volta di troppo, secondo me. Vado a prepararle il
suo cappuccino, adesso.
-Aspetti
! Non stavo cercando di rimorchiarla, davvero. Volevo solo…parlare. Ho visto
altre tre cameriere e ci sono solo due clienti oltre a me, si potrà pure
fermare dieci minuti no ?
La
ragazza si ferma un attimo, perplessa. Poi ordina un cappuccino al barista e
torna al tavolo di Wendell.
-E
va bene, resterò. Ma solo dieci e minuti e niente scherzi, d’accordo…
-Wendell. Wendell Vaughn.
-Da
quanto avete aperto ? Non vi avevo mai visto, eppure passavo sempre di qui.
-Sei
mesi.
-Sei
mesi…? Accidenti.
-Allora
che fa nella vita, mister Vaughn, oltre a stare sulla Luna un paio d’anni ?
-Tecnicamente
credo di potermi definire un disoccupato – risponde sorridendo.
-Con
un paio di bracciali d’oro come quelli ? Sì, come no. Sul serio, che lavoro fa
?
-Sul
serio ? Sono un ex agente dello SHIELD, ex responsabile della sicurezza al
Progetto PEGASUS ed ex membro dei Vendicatori. Ah dimenticavo, anche ex
dirigente di una ditta di sistemi di sicurezza.
-I
Vendicatori, sicuro. Mi lasci indovinare…lei era Thor, giusto ?
-No,
parlo troppo normalmente per essere Thor, le pare ?
-Giusto.
-In
realtà sono Quasar.
-Certo.
Non dovrei dirglielo ma, sa, io sono Wonder Woman.
-Non
sto scherzando. Ecco, il mio costume è così – Da una delle gemme delle Bande
Quantiche uscì un raggio di luce che prese le fattezze dell’attuale costume di
Quasar, sotto forma di ologramma. Lara fece un passo indietro.
-Come
fa a farlo ? Cos’è, un proiettore portatile della Stark-Fujikawa ?
-Dubito
possa fare questo – nella sua mano apparve una pallina da tennis, gialla e
trasparente – Energia quantica.
La
lancia alla ragazza, che la prende al volo. E’ solida e né calda né
fredda…sembra non avere calore.
Un’altra
cameriera sta portando il cappuccino, quando si ferma a bocca aperta. Il
cappuccino le cade dalle mani, ed è prontamente afferrato da una mano di
energia quantica.
-Dunque…stavamo
dicendo, Wonder Woman ?
I
clienti si spostano in tavoli più vicini al suo e le cameriere si mettono ad
origliare. Wendell mescola il suo cappuccino e lo beve lentamente.
-“Quasar”…non
credo di averlo mai sentito, o di aver visto quel costume.
-Beh,
non è l’unico che ho usato – di fianco all’ologramma di prima se ne formano
altri tre: il costume originale, identico a quello di Marvel Boy (lunga
storia), il secondo leggermente modificato da Eon, ed il terzo modificato da
Origine, usato solo per pochissimo tempo – ma non penso di essere comunque
molto famoso.
-Non
se la prenda, in fondo di Vendicatori ce ne sono stati parecchi, e cambiano in
continuazione. Come quel tizio che c’è adesso, come si chiama…il Fante di
Danari…
-Fante
di Cuori. Lo conosco, è simpatico. Un po’ sulle sue, forse…
-Allora
dimmi, Quasar…
-Wendell.
Oggi sono solo Wendell.
-Che
ci fa un ex-Vendicatore in un bar ?
-Volevo
staccare un po’ la spina.
-Credevo
che i super-eroi fossero sempre in servizio.
-Lo
credevo anch’io. Ma comunque, se ti interessa sapere come mai sono qui…ecco –
al centro del tavolo si forma un piccolo schermo ultra-piatto, di energia
quantica naturalmente. Inquadra uno spazio stellato, con quattro persone e due…
esseri… molto particolari. Lara si siede e guarda l’immagine con gli occhi
sgranati.
-Cos’è
quello !?
-Quella…è
Epoch, la mia capoccia cosmica.
-E’
una specie di…aliena ?
-Più
o meno, sì. Anche quello con un occhio gigante al posto della testa è un
alieno; lo chiamiamo Mr. S, visto che ha un nome davvero impronunciabile. E’ il
segretario di Epoch.
-Quello
sei tu…e la ragazza nuda ?
-E’
Nuvola. In realtà…ehm…non è una ragazza e non è nuda. E’ una nebulosa
senziente, che tu ci creda o no. Ed ha quelle… nuvolette, vedi…che la coprono.
-Uhm.
Certo che sapete come divertirvi, voi super-eroi – lancia un’occhiata divertita
a Wendell, che sorride imbarazzato e cambia subito argomento dopo essersi
schiarito la voce.
-Quello
in rosso è Makkari, uno degli Et…ah…lascia perdere, storia lunga. L’altro è
Molecola.
-Molecola…quel
Molecola ? Il super-criminale ?
-Oh,
grande. Sono sorpassato in popolarità da Molecola.
-Ahah
! E’ che…vedi, io c’ero quando ha sollevato in aria il Baxter Building. Anni
fa. E adesso fa il super-eroe ?
-Più
o meno.
-Ma
adesso nessun super-criminale resta così ? Prima questa Songbird, poi danno uno
stato a Magneto…
-In
realtà credo che l’ordine sia l’opposto.
-Immagino
avrai incontrato anche loro.
-Conosco
Songbird, sì. Magneto…una parte di me sarebbe interessata ad incontrarlo,
dopotutto i miei poteri sono basati sullo spettro elettromagnetico. L’altra
parte spera che avvenga il più tardi possibile, se capisci cosa intendo…
-Quindi
siete una sorta di, ecco…Vendicatori dello Spazio ?
-Più
o meno. Come ti dicevo, comunque, è andata più o meno così…
Alle
otto della stessa mattina, nell’Eon-verso. E’ Epoch a parlare.
-Avete
svolto un ottimo lavoro nello sconfiggere l’ultima minaccia.
-Già
considerando che Frost l’ha sconfitto Ego, Maely l’ha sconfitto il Dormiente,
Ego l’ha sconfitto il Rettificatore e che hanno causato un terremoto in Arizona
ed un bel po’ di danni a Los Angeles… [2]
-Calma, Makkari. Ho parlato con i Rangers e mi hanno detto che Stark ed un certo Firehart si sono offerti per contribuire a riparare i danni. Abbiamo passato tre giorni a rimuovere macerie…è stato grave, ma bisogna andare avanti. Ed i Vendicatori della Costa Ovest assicurano che LA non ha subito troppi danni. Tra questo, gli Eterni che sono tornati ad Olympia ed i Devianti che ricostruiranno Lemuria, direi che tutto sommato ce la siamo cavata bene.
-I
Fantastici Quattro avrebbero risolto la situazione senza fare tanti danni –
Molecola abbassa lo sguardo.
-Nella
loro prima settimana !?
-Per
favore…non ho molto tempo da dedicarvi. Veniamo al dunque.
-Sempre
più impegnata, Epoch ? Ti va di parlarmene ?
-No.
Makkari, Molecola, Nuvola…ammetto di avere avuto delle riserve sulla scelta di
nominarvi aiutanti di Quasar.
-Veramente
Nuvola l’hai scelta tu…
-Vi
siete dimostrati valorosi. Pertanto, ufficializzo la vostra nomina a
vice-Protettori dell’Universo.
-“Vice”
!? Ep, tutto questo casino e siamo solo vice ?
-Sì,
Makkari. Può esserci un solo Protettore dell’Universo. Ho già informato
Rick Jones e Genis-Vell della loro nomina a membri di riserva. Congratulazioni.
Con questo, l’udienza è terminata.
I
quattro si ritrovano istantaneamente di nuovo nella Zona Quantica, nella
struttura recentemente creata da Quasar come base.
-La
tua capoccia ha proprio bisogno di darsi una ridimensionata, Quaze !
“Udienza” !?
-Lo
so, lo so…neanche a me va a genio. Volevo parlargliene, ma è da quando è
resuscitata che non riesco a parlarle per più di cinque minuti. E’ come se mi
evitasse…
-Awww,
lascia perdere questi pensieri tristi !! Ho appena ottenuto la mia prima
promozione dopo ottocento anni, ed ho voglia di festeggiare !
-Mak,
tu hai sempre voglia di festeggiare.
-Un
motivo in più per farlo oggi !
-Okay,
voi tornate pure sulla Terra. Io ho del lavoro da fare.
-Qualcosa
di urgente ?
-No,
credo di no.
-E
allora vieni anche tu a divertirti ! Che diavolo, l’Universo potrà fare a meno
di te per un giorno, no !?
-Beh…suppongo
di sì…
-E
allora forza ! – abbraccia Nuvola, leggermente sorpresa e disorientata dal
gesto.
-Conosco
giusto una spiaggia che ti farebbe impazzire, mia cara…
-Andate
pure, vi raggiungerò dopo. Penso che farò un salto dai Vendicatori ad
aggiornare i loro file sui Celestiali…
-Ok,
facciamo pure un salto a NY se proprio vuoi…ma niente Vendicatori ! Non si
lavora, oggi ! Ok ?
-Non
ce la fai a smettere di essere così su di giri, Makkari ?
-Ehi,
sono l’Uomo più Veloce della Terra ! Essere su di giri è il mio mestiere.
-Anche
io penso…di non venire.
-Due
stakanovisti, davvero. Non c’è niente che vorresti fare sulla Terra, Molecola ?
-
Beh, in effetti avrei…qualche faccenda personale da sistemare.
Dieci
minuti dopo, un Salto Quantico porta i quattro nello spazio normale. Un veloce
volo di pochi secondi li fa atterrare a Central Park. Quasar si cambia con un
lampo di luce, facendo uscire dalle Bande Quantiche i vestiti da civile che si
era portato dietro dopo l’ultima visita. Makkari modifica telecineticamente le
molecole del suo costume in un vestito. Molecola fa lo stesso, solo creando un
vestito un po’ meno…vivace.
-Direi
che siamo pronti.
-Non
per contraddirti, “capo”, ma anche se sarebbe un cambiamento interessante credo
che neanche a New York una ragazza possa girare tranquillamente coperta solo da
un paio di nuvole.
-Già…Nuvola,
sarebbe il caso se tu…ehm…ti coprissi.
-Non
sono già coperta abbastanza per la morale terrestre ?
-Sì,
ma – rispondono contemporaneamente tutti e tre, guardandosi poi in faccia con
aria divertita.
-Ci
penso io – Makkari scompare e riappare un secondo dopo, porgendo a Nuvola un
paio di shorts, una maglietta e dei sandali.
-Non
è un po’ freddo per quei vestiti, Mak ?
-Non
ha importanza, non sono condizionata dagli elementi esterni – risponde la
nebulosa senziente, indossando i vestiti mentre è ancora coperta alle anche e
al seno dalle nuvole. Una volta indossati, le nuvole scompaiono. Ora sembra una
normale ragazza bionda.
-Quei
vestiti li hai pagati, vero ? – chiede Quasar sottovoce.
-Ma
certo !
-E
dove hai preso i soldi ?
-Si
fanno un mucchio di risparmi, in quattromila anni.
-Sono
pronta. Dove andiamo ?
-Scusatemi
ma, come dicevo, ho delle faccende personali da sistemare – Molecola scompare
in un battito di ciglia.
-Non
avrei mai detto che esistesse qualcuno di più antisociale di te, Quaze.
-Non
per darti ragione, Mak, ma preferirei…restare da solo.
-Posso
fidarmi ? Non è che scopro che te ne sei andato a combattere degli Skrull su
Rigel ?
-Non
preoccuparti, si era detto una giornata normale e passerò una giornata normale.
-Già,
un Eterno superveloce ed una nebulosa senziente non sarebbero poi così normali.
Dove andrai ?
-Ancora
non lo so.
-Mi
raccomando. Non farti troppi problemi ad essere Wendell Vaughn per un giorno,
invece di Quasar. In fondo siete la stessa persona.
-Ci
rifletterò. Grazie, Mak.
Lo
schermo si spegne. Wendell si guarda intorno, accorgendosi di aver radunato un
folto pubblico nel locale.
-Ehi,
non volevo radunare una folla !
Il
barista si avvicina al tavolo, facendo spostare il pubblico.
-Forza,
forza…questo è un bar, non un auditorio ! Se volete restare a sentire il
super-eroe dovete prendere qualcosa !
-Grazie,
Bob. Questo è Quas…Wendell.
-Senti
Winters, non ti pago per star qui a far conversazione ! Quanto a te, biondino,
continua ad attirarmi così tanti clienti e ti servo gratis tutto l’anno.
-Non
serve, “Bob”. Ti chiedo solo di lasciar qui la mia amica Lara, d’accordo ?
-Bah.
D’accordo.
-Pagandola
come se fosse in servizio, naturalmente.
-E
va bene, va bene ! Ma ti conviene raccontare qualcosa di interessante a questa
gente ! – il barista si allontana brontolandosi. Wendell si avvicina a Lara e
le dice a voce bassa:
-Credevo
che solo i super-criminali dicessero “Bah”.
-Secondo
me questa è un’attività di copertura – risponde lei. I due si mettono a ridere
insieme, poi Wendell si alza in piedi.
-Gentili
clienti…in cambio di una mancia per le cameriere, forse vi interesserebbe sentire
qualche racconto…
La
gente si sbriga ad estrarre monetine e ad appoggiarle sui tavoli. Wendell
guarda verso Lara ed i due si sorridono.
“Grazie,
Mak” pensa, prima di iniziare a raccontare le proprie avventure.
Due
ore dopo. Periferia di Denver, Colorado. Molecola ci ha messo così tanto tempo
a decidersi, ed ancora non è sicuro di riuscire a farcela. Ma deve. Entra nel
condominio e sale lentamente le scale fino al quarto piano, continuando a
rimuginare.
Ci
vogliono altri dieci minuti passati camminando nervosamente avanti e indietro
davanti alla porta prima di decidersi a suonare. E quando lo fa, se ne è già
pentito.
Una
donna dai capelli neri apre la porta e dice con una faccia allibita:
-Owie
!?
-Ciao,
Marsha. Ti ho…ti ho portato questi – da dietro la schiena estrae un mazzo di
rose. Un po’ appassite.
-Mi
spiace ma non…non sono riuscito a farle meglio…la clorofilla è difficile da
creare. Volevo coglierle, ma non ne…non ne trovavo…
-Non
fa niente Owie, entra – alza gli occhi al cielo e prende i fiori, scansandosi
per far entrare l’ex-amante nell’appartamento.
-E’…è
da tanto che non mi chiami Owie. Sei…sei dimagrita, vero ? Sei bellissima.
-Non
ci vediamo da mesi, Owie. Che ci fai qui ?
-Volevo…parlare.
Carino, qui…
-“Parlare”…okay.
Ma ti prego non ricominciare a cercare di conquistarmi come l’ultima volta. Tra
noi è finita, lo sai.
-Sì,
lo so – abbassa lo sguardo – ma sei ancora l’unica…l’unica con cui riesca a…a
parlare.
-Che
hai fatto questa volta, Owie ? Non avrai creato ancora un mio ritratto sul
monte Rushmore, spero ! Ho passato una settimana a spiegare alle mie amiche che
non ero io…ho anche dovuto cambiare acconciatura, per farle smettere !
-Ti…ti
stanno bene, i…i capelli, messi così…
-Che
c’è, Owie ? Perché sei tornato ?
-Volevo
solo dirti che ho…messo la testa a posto. Ho lavorato con questo super-eroe di
Los Angeles, Capitan Marvel…
-Ti
ho visto alla tele.
-Ora
invece lavoro con quest’altro…Quasar, non penso tu lo conosca…
-Non
seguo più le faccende dei super-eroi. Ho smesso di essere Volcana, e voglio
rifarmi una vita normale. Perché continui a tornare, Owie ?
Molecola
si alza in piedi e va verso la porta. Potrebbe distruggere tutto il sistema
solare con un solo pensiero, ma non riesce neanche a guardare in faccia la
donna che amava.
-Volevo
dirti che ho messo la testa a posto, e che d’ora in poi non ti disturberò più.
Marsha
Rosemberg lo prende per un braccio e lo ferma. E’ quasi il doppio di lui, ma
non è facile.
-Owie,
tu non mi disturbi…Solo perché tu sei…quello che sei…non significa che non
possiamo parlare normalmente.
-Dici
davvero ? Allora posso restare ?
-Sì.
-Sai
le…le molecole mi avevano detto che era una buona idea venire qui.
-Tu…riesci
a parlare con le molecole ?
-Sì,
e in genere obbediscono sempre…qualcuna è più ostinata. Altre sono quasi
antipatiche. La caffeina poi è intrattabile.
-Dici
sul serio ?
-No,
sto scherzando – sorride, per la prima volta da anni. Anche lei sorride.
-In
realtà con le molecole ci parlo davvero, ma loro non…non pensano veramente.
Sanno cosa devono fare, quali reazioni devono funzionare e quali no, cose del
genere…ma non pensano. Però oggi mi hanno detto che avresti accettato.
-Oh,
Owie…questa è la cosa più romantica che tu mi abbia mai detto ! Che ti è
successo ?
-Ho
incontrato una persona dall’ottimismo contagioso.
Nello
stesso momento, Oceano Pacifico.
“Piùvelocepiùvelocepiùvelocepiùveloce”
pensa Makkari, prima di arrivare su un’isoletta sperduta. Frena di colpo,
rischiando di spaccare in due l’isola. Cade sulle ginocchia, si appoggia con
una mano ed ansima. Sorridendo.
-Quanto
? – chiede con voce esausta.
-Mach
23,2. Quasi 5 miglia al secondo. Ancora uno 0,1 ed avresti raggiunto la
velocità orbitale, ed i tuoi piedi non avrebbero più toccato il terreno.
-Devo
lavorarci ancora un po’, allora…sulle brevi distanze sono troppo lento.
-Ti
senti bene, Makkari ? Il tuo battito è…
-Sto
bene, Nuvola. Un minuto ed avrò recuperato tutta l’energia cosmica che ho
usato.
-Sono…perplessa.
Qual è lo scopo di questo sforzo fisico ?
-Superare
i propri limiti. Essere tutt’uno con la velocità…dovresti provare.
-Posso
raggiungere velocità simili, ma non credo che il mio corpo simulato potrebbe
realmente sforzarsi come il tuo.
-A
che punto è…realistico, il corpo simulato ?
-Quanto
voglio che lo sia. Alcune differenze molecolari sono intrinseche, tuttavia.
-Molto
interessante…Fammi controllare un attimo che i nostri colleghi siano impegnati,
e ti farò vedere un’attività fisica che dovrebbe interessarti… - preme alcuni
pulsanti sul bracciale di forza quantico che porta per comunicare con Quasar.
A
New York, nello stesso momento, una delle Bande Quantiche emette un ronzio.
-Che
c’è ? – chiede Lara.
-Credevo
di averlo spento…è Makkari che mi chiama.
-E’
una cosa grave ?
-Da
Mak ? Sarebbe corso direttamente qui. Vorrà solo chiedermi cosa sto facendo…ma
gli avevo promesso di non rispondere, quindi…ecco fatto, ora è spento. Dove ero
rimasto ? Ah sì…io ero morto ed avevo un corpo di energia, Maelstrom aveva le
Bande Quantiche e stava facendo collassare l’Universo…allora ho pensato che lui
era ancora in carne ed ossa, e ci siamo gettati in un buco nero……
Di
nuovo Oceano Pacifico. Makkari spegne il bracciale.
-Beh,
Quaze si starà divertendo. Anche Molecola non risponde. Forse sono davvero
riuscito a farli ragionare !
-Hai
forse usato le tue capacità mentali ?
-No,
è bastata un po’ di esperienza millenaria in esseri umani.
-Interessante.
Sei una fonte inesauribile di dati sulla mente umana, Makkari. Insegnami altro.
-Beh,
più che altro avevo giusto in mente un paio di lezioni sul corpo umano…
Quella
sera, a New York. Il Moonbucks.
-…e allora gli dico: “Sono il Protettore dell’Universo e in particolare di questo sistema solare. Ditemi chi siete e che intenzioni avete”. Il capitano Kree mi risponde di aver inseguito un cubo di materia organica. Gli dico “Beh il cubo è scomparso ed in questo sistema non avete una grande reputazione. Vi consiglio caldamente di andarvene.” Lui mi minaccia e… [3]
-Forza
gente, è ora di chiusura ! – urla Bob. In risposta i venti clienti rimasti si
lamentano, ma Bob è irremovibile.
Tutti
escono dal locale, Wendell firma qualche autografo e glissa su qualche
richiesta di commenti sui Vendicatori.
-Mi
raccomando, biondino…passa di qui quando ti pare ! – gli urla Bob da lontano.
Pochi passi dopo, Lara lo raggiunge.
-Ehi
! Te ne andavi senza salutarmi ?
-Volevi
finire di sentire la storia ?
-No,
sinceramente mi sono persa dopo Thanos.
-Temo
di non essere un gran narratore.
-Secondo
me ti sottovaluti troppo.
Si
gira a guardarla; sta sorridendo.
-Beh,
se ti va posso presentarti i miei amici.
-D’accordo,
ma è meglio lasciare da parte Epoch.
-Già,
specialmente di questi tempi…hhhmmm, non risponde nessuno dei tre. Devo dire
che hanno preso inaspettatamente bene questa giornata libera, dopotutto.
-Da
quello che hai raccontato, ne avevi un gran bisogno anche tu. Non riesci
proprio a rilassarti, eh ?
-A
dire la verità c’è una cosa che mi ha sempre rilassato. Ti faccio vedere.
Le
tocca una spalle ed attorno ai due si crea una debole luminescenza.
-E’
il mio campo di forza personale, l’ho esteso anche a te.
-E
a che serve ?
-A
volare.
Si
sollevano lentamente in aria, poi sempre più veloce. Lara osserva con
meraviglia le strade ed i grattacieli che si rimpiccioliscono, fino a
scomparire quando davanti a loro ci sono soltanto stelle.
-E’…è
incredibile ! E tu fai questo tutti i giorni !?
-Praticamente
sì.
-E’
bellissimo ma…credo di preferire avere i piedi ben saldi a terra !
-Sì,
ti capisco.
Ritornano
sulla città, atterrando sull’Empire State Building.
-Sai,
io abito qui vicino. Puoi portarmici ?
-Certo.
Planano
sulla città, e Wendell lascia andare Lara per farla volare da sola, sempre
all’interno del campo. Ci vogliono due minuti per arrivare all’appartamento; è
la prima volta che Lara rientra a casa passando dalla finestra.
Parlano
per ore. All’inizio parlano ancora della carriera di Quasar, poi l’argomento si
sposta a Wendell e alla fine a Lara.
Un’ora
dopo la cena, Wendell si avvicina alla finestra.
-Credo
sia ora che vada.
-Ne
sei sicuro ? Non vuoi restare ?
-Non
penso sia il caso.
-Beh…posso
avere il tuo numero di telefono ?
-Non
sono sull’elenco…ma ti chiamerò, non preoccuparti – le risponde sorridendo.
Esce dalla finestra e raggiunge il cielo, dove si concede qualche acrobazia.
Nello
stesso momento, se il tempo ha ancora significato in questo luogo. Una stanza
circolare, decine di metri. Le pareti sono spoglie e levigatissime, ma non
riflettenti. Al centro un piccolo pilastro, collegato elegantemente al resto
della stanza.
Non
c’è aria, non c’è polvere, non c’è rumore, non c’è assolutamente niente di
niente. Solo una piccola fiala rossa al centro della stanza. Poi, per la prima
volta, qualcosa entra. O per meglio dire, qualcosa si materializza. Sei uomini.
Indossano
complicate tute, che permettono la loro sopravvivenza in quell’ambiente.
Dall’equipaggiamento sulla schiena escono alcune bolle di energia gialla, che
evaporano in pochi istanti.
-Riferite
alla base che siamo arrivati.
-Comandante,
non riceviamo letture su questa stanza.
-Ricontrolli,
soldato. Siamo nel posto sbagliato, forse ?
-No,
è il posto giusto. E’ tutto ciò che siamo riusciti a trovare oltre il nostro
sistema solare, oltre lo spazio bianco. Passando per quello giallo.
-Comandante,
non riesco a datare questa stanza. Potrebbe esistere da milioni, forse miliardi
di anni.
-Non
affidiamoci alle congetture, soldato. Non c’è niente qui, solo quella
fiala…cosa puoi dirmi ?
-Le
letture sono fuori scala.
-Questo
è impossibile !
-Eppure
è così. I nostri sensori possono registrare le energie di un’intera galassia,
ma qualunque cosa ci sia dentro quella fiala supera quell’energia di un numero
infinito di volte.
-Che
tipo di energia ?
-Non
lo so, comandante. Qualunque sensore è bloccato dal materiale della fiala.
Energia solida, anch’essa fuori scala.
-Allora
la rompa, soldato. Vediamo cosa c’è dentro.
Il
soldato prende in mano la fiala, che non ha peso. C’è un sistema di chiusura,
ma le sue mani non sono sufficienti a romperlo.
-Non
fa niente, portiamolo indietro così com’è. Ci penseremo là. Attivare il
trasporto !
I
sei soldati si smaterializzano, per ricomporsi in un laboratorio molto lontano.
Il comandante si toglie il casco e si fa dare la fiala.
-Non
può essere così difficile da aprire ! Scommetto che posso…
Il
sigillo si rompe con un rumore sordo. Il comandante fa a malapena in tempo a
vedere qualcosa di nero uscire dalla fiala.
Un
istante dopo i suoi occhi non esistono più. Il nero si diffonde a tutta la
stanza, inglobandolo. Un laboratorio di ottocento persone smette di esistere
nello spazio di una frazione di secondo. Ed il nero si espande oltre. Molto
oltre.
New
York. Wendell Vaughn sta pensando, sospeso a mezz’aria. Non si è nemmeno messo
il costume.
Perché
se ne è andato ? Stava bene con Lara. Si mette a pensare alle sue
responsabilità, ma capisce che non è questo il motivo. Lui si è sempre preso le
sue responsabilità. Anche quelle degli altri. Sempre. Troppe.
Che
fine aveva fatto Wendell Vaughn ? Aveva davvero lasciato spazio a Quasar ? O
forse si era solo rifugiato, al sicuro dalla vita ? Makkari direbbe che pensa
troppo. Ed avrebbe ragione. Avrebbe maledettamente ragione.
Dieci
secondi dopo è davanti all’appartamento di Lara Winters, e bussa alla finestra.
Un minuto dopo, lei la apre.
-Sono
un idiota – è tutto quello che lui riesce a dire. Lei sorride e gli prende la
mano.
Entrambi
fluttuano all’esterno, sospesi tra un grattacielo e l’altro.
-Anche
io. E’ davvero bellissimo quassù, lo sai ? Questa volta non voglio che mi
riporti indietro – gli dice prima di baciarlo.
Rientrano
lentamente nell’appartamento e qui, finalmente, è ora di lasciarli in pace.
Almeno per una volta.
Tell
me did the wind sweep you off your feet
Did you finally get the chance to dance along the light of day
And head back toward the Milky Way
Episodio
insolito. Non c’è stata nessuna scena d’azione, e dopo le scorpacciate degli
ultimi numeri immagino non vi sia dispiaciuto. Quasar è chiamato con il suo
nom-de-guerre solo quando indispensabile. Ed è anche scritto al presente, una
vera novità per me. Non c’è molto altro da dire, immagino che l’episodio parli
da solo. Fate soltanto attenzione all’interludio finale, sarà fondamentale. Per
quanto riguarda il Moonbucks, ho preso il nome da recenti storie di Devil
(Marvel Italia). Il nome di Lara Winters è invece merito di Mickey.
[2] un riassunto degli ultimi numeri
[3] un Non-Premio a chi sa da che numero di questa serie è preso
l’episodio !