QUASAR #25
I’m
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E’ il freddo a svegliarlo. La sensazione di qualcosa di freddo e solido sotto di sé, mentre l’ultima cosa che ricordava era di volare. Gli ci volle un attimo per riprendersi, e capire che cosa fosse successo.
L’ultima
cosa che Quasar ricordava era di aver combattuto due entità cosmiche…Origine ed
Inessere, in perenne lotta per la creazione e la distruzione di super-esseri.
Durante la battaglia era stato colpito da entrambi…creato ed in-creato allo
stesso istante. E poi nient’altro.
Si
guardò attorno. Era ancora sulla Terra…anche se non sapeva dove. Era in una
specie di cortile, con alle spalle un cancello chiuso e davanti a sé una casa.
Non era mai stato in quel luogo. Non si sentivano macchine lungo la strada, non
c’erano persone, non c’era niente che catturasse la sua attenzione. Le Bande
Quantiche non rilevavano niente di anomalo…forse il colpo lo aveva
semplicemente spedito in un punto qualsiasi della Terra ?
-Epoch
? Riesci a sentirmi ? Niente da fare. Makkari, mi ricevi ? Mak ?
Ancora
nessuna risposta. Forse una ricognizione aerea sarebbe bastata. Volò verso
l’alto, ma ciò che vide non era quello che si aspettava…infatti non vide nulla.
Oltre la casa, oltre il cancello non c’era niente. Volò il più lontano
possibile, ma c’era solo una distesa di bianco uniforme. Provò un Salto
Quantico, ma arrivò solo in un altro spazio bianco.
-Dove
sono finito ? Sembra la Dimensione delle Manifestazioni, ma non rilevo nessuna
energia cosmica…non rilevo assolutamente niente. Devo essere in una qualche
dimensione parallela. Forse sto sognando, o qualcosa del genere… C’è solo
quella casa. Vediamo chi c’è dentro.
Una
volta atterrato, vide una porta aprirsi oltre il cortile. Ne uscì un essere
umano, probabilmente sulla ventina. Indossava dei pantaloni neri ed una tuta
grigia, tenendo le mani in tasca. Portava un paio di occhiali, e sembrava
trattenere a stento un sorriso.
-Ci
abbiamo messo un’eternità ad arrivare a questo punto, quindi tanto vale cominciare.
-Sapevi
che sarei venuto ?
-Per
forza.
-Beh,
mi dispiace essere così brusco, ma se potessi dirmi da che parte sono passato
per arrivare qui e come ritornare indietro…
-Ma
certo. Sei passato di lì…quel muro, vedi ? – stava indicando il cancello.
-Quale
muro ? Non c’è nessun muro lì…
-Il
quarto muro, subito oltre l’entrata.
-Che
posto è questo ?
-E’
casa mia. Ti dispiace se entriamo ? Inizia a far freddo qui.
-No,
grazie…devo soltanto tornare a casa…
-Quanta
fretta…non ci vorrà molto.
Erano
in una cucina adesso, dove il ragazzo aprì il frigorifero chiedendo a Quasar se
voleva qualcosa da bere.
-Un
momento…come siamo arrivati qui ? Un attimo fa eravamo fuori…
-Abbiamo
già perso abbastanza tempo…ma dopotutto sei l’ospite, quindi se proprio insisti…
-Che
posto è questo ?
-E’
casa mia. Ti dispiace se entriamo ? Inizia a far freddo qui.
I
due entrarono in casa. A sinistra c’era una porta che dava in una specie di
studio, mentre davanti a loro c’era una scala. Quasar seguì il suo misterioso
padrone di casa, salendo le scale e passando per una sala, dove spense la
televisione.
Erano
in una cucina adesso, dove il ragazzo aprì il frigorifero chiedendo a Quasar se
voleva qualcosa da bere.
-Contento
? Ammetterai che è stato piuttosto noioso…
-Come
hai fatto ? Io…mi sono ritrovato a salire le scale, ma solo qui in cucina mi
sono ricordato di esserci già stato…
-Sì, il risultato non è stato un granché…un po’ confusionario, lo ammetto.
Prese
una bottiglia e ne versò il contenuto in due bicchieri, porgendone uno a
Quasar. Era un liquido fresco e scuro…ma al suo interno, invece che bollicine
c’erano stelle.
-Che
cos’è ?
-Un
simbolismo. Personalmente li odio, ma pensavo che fosse adatto alla situazione.
Bevi, è molto dissentante…
-Okay,
penso di aver capito. Tu sei un’altra entità concettuale, o magari una specie
di proiezione mentale…
-No,
ti assicuro che quello che vedi è un normale essere umano.
-Quello
che vedo, forse, ma non quello che sei. Cos’è questo posto ?
-La
mia casa…un luogo che mi piace definire il Grande Oltre.
-Oltre
che cosa ?
-Beh,
effettivamente è un po’ vago…oltre tutto, diciamo.
-Sono
in un’altra dimensione ?
-Hhhmm
sì, perché no ? Diciamo che siamo nella Dimensione delle Manifestazioni…no,
l’ho già usata anche troppo. Il concetto è simile, comunque…questo è un luogo
in cui puoi incontrare esseri che non possono entrare nella tua realtà.
-Quindi
sei un’entità ? E che cosa rappresenti ?
-Solo
me stesso, purtroppo. Letteralmente, in questo caso: chi ti parla è solo un
riflesso di qualcos’altro.
-Molto
interessante…ma vorrei tornare indietro. Dicevi di sapere che sarei arrivato…
-Non
proprio. Ti ho portato io qui.
-Quindi
sei tu quello di cui parlava Origine ? Quello che le ha assegnato la sua
missione ?
-Metaforicamente
parlando.
-Come
mi hai portato qui ?
-Quante domande…però è quasi divertente. E’ stato semplice: “E’ il freddo a svegliarlo. La sensazione di qualcosa di freddo e solido sotto di sé”…
Quasar
era piuttosto seccato. “Questa situazione non mi piace per niente” pensò
“vorrei riuscire a capire se si tratta di una minaccia o meno…”
-Oh,
non mi preoccuperei troppo di questo se fossi in te. Mi sono preso una piccola
pausa…niente minacce per adesso. Lo bevi o no ? Non è mica avvelenato, sai.
-Mi
hai letto nel pensiero. Questo conferma la mia ipotesi che tu sia un’entità.
-Sei
fissato quanto me con le entità, vero ? Senti se non lo bevi appoggia il
bicchiere, prima che mi dimentichi di dire che cosa ne hai fatto.
-Francamente
inizio a stancarmi di tutto questo. Puoi riportarmi a casa o no ?
-Certo
che posso.
-Allora
fallo. Stai cercando di confondermi ?
-Tutt’altro,
sto cercando di chiarirti le idee, ma non è facile come sembra. Dimenticavo…il
mio nome è Henry.
-Piacere,
Quasar. Non riesco a capire se stai cercando ancora di leggere i miei pensieri,
ma è chiaro che non rispondi alle mie domande.
-Mi
dispiace, ma per fare “sbirro buono-sbirro cattivo” bisogna essere in due. E
comunque, se vuoi capire dove ci siamo già incontrati, posso fartelo vedere.
Mentre
Henry si sedeva sulla sedia davanti al monitor, Quasar osservò la stanza in cui
si trovavano…era un piccolo studio, con solo una scrivania, un armadio ed in
computer.
-L’hai
rifatto, vero ? Mi hai portato qui senza farmi capire come ci sono arrivato…
-Ecco,
è iniziato tutto qui. Leggi le parole sullo schermo.
-“Il nero mare dello spazio fu ferito da una piccola scintilla gialla, che crebbe fino a divenire un bagliore accecante. Se fosse stato presente qualcuno per osservare la scena non sarebbe stato in grado di vedere anche la piccola figura umana che ne era emersa a diverse migliaia di chilometri orari”…non capisco. Che cosa significa ? Che ha a che fare con me ?
-Continua a leggere…
-“L’uomo si fermò improvvisamente e si guardò intorno per comprendere dove si trovasse. Non si trattava di un uomo qualsiasi: proveniva da un mondo lontanissimo, invisibile da quella galassia. Era conosciuto per il suo ruolo, il Protettore dell’Universo, più che per il suo nome di Quasar. Era da tempo, ormai, che nessuno lo chiamava con il suo vero nome”…
Quasar guardò allibito e confuso Henry, che si limitò a indicare ancora lo schermo un lieve gesto della mano.
-“Controllò
con le sue bande quantiche la configurazione energetica di quel settore di
spazio e capì di non esservi mai stato. “Qualcosa non va” pensò “Dovevo
arrivare nel regno degli Aakon, ma non sono mai stato in questa galassia”… Mi ricordo quel Salto…fu
appena prima che Epoch mi dicesse di aver previsto la propria morte. Tu che
c’entri ?
-L’ho
scritto io.
-Vuoi dire…che mi stavi osservando e che hai scritto quello che succedeva ? Anche i miei pensieri ? Ricordo di averlo pensato…
-Temo
che tu non capisca. Non ho trascritto quei fatti…li ho scritti.
-Continuo
a non capire…
-Credo
che tu capisca, invece. Ho creato io quella situazione…ho ideato io il piano
dell’Assassino Cosmico, ho ideato io quel Salto sbagliato…ho ideato tutto
quello che ti è successo da quel momento in poi.
-Se
è uno scherzo, non è affatto divertente.
-Certo
che non è divertente. La tua vita non deve essere divertente, non è stata
ideata per questo. Certo, ogni tanto bisogna smorzare la tensione…
-Che
vorresti dire ? Che mi hai creato tu !?
-No,
certo che no ! Sono stati Roy e George a crearti, quando eri ancora Marvel Man…
-Così
sono stato creato da Roy ed un tizio di nome Henry dirige la mia vita.
-Henry
non è il mio nome. E’ solo un modo con cui puoi identificarmi. Questo corpo,
questo stesso luogo non sono altro che un modo per interagire. Non potresti
neanche lontanamente immaginare la vera forma del luogo da cui provengo, ed io
non potrei certo entrare nel tuo universo.
-Come
faccio a crederti ? Potresti essere solo un telepate che ha letto i miei
pensieri…
-Hhmm…forse
è il momento di una piccola dimostrazione.
Si
sedette davanti allo schermo e lo schermo tornò bianco. Iniziò a scrivere:
“Henry
si sedette davanti allo schermo e lo schermo tornò bianco. Iniziò a scrivere,
guardando raramente la tastiera. Quasar era decisamente stufo…non vedeva l’ora
di lasciare quello strano posto e di tornare a casa. Mentre Henry scriveva,
Quasar leggeva le parole sullo schermo e si rendeva conto di pensarle
all’istante. Forse quello strano individuo stava controllando la sua mente,
costringendolo a pensare quello che scriveva…però anche questa riflessione
rispecchiava quello che leggeva sullo schermo ! Cercò di convincersi a non
pensare, o a controllare i dati delle Bande Quantiche…ma anche questi pensieri
scorrevano sullo schermo…”
-Spero
di averti convinto, adesso.
-Come
hai fatto !? Tu…mi hai fatto pensare quelle cose, lo sento…già altri hanno
controllato la mia mente ma nessuno mi aveva fatto pensare con i miei stessi
pensieri…
-E’
veramente molto semplice. Questa è la tua realtà…un qualcosa scritto da qualcun
altro. Non hai mai avuto un pensiero tuo, non hai mai fatto niente se non
perché qualcun altro diceva che lo avresti fatto…la tua vita è in mani altrui.
-Come
ci riesci ?
-Proviamo
con un esempio…prendi un foglio dall’ultimo cassetto. Vedi questa penna ? Da
sola può creare interi universi. Ti faccio vedere…
Disegnò
una specie di omino stilizzato.
-Voilà,
abbiamo appena creato un essere vivente. Mi dispiace per la rozzezza, ma sono
proprio negato nel disegno.
-Quello
è solo un disegno…un insieme di linee.
-Questo
è un mondo a due dimensioni. Puoi disegnare qualsiasi cosa su quel foglio, e
l’uomo al suo interno lo vedrà come il proprio universo.
-Ma
è ridicolo ! Quel disegno non è vivo.
-E’
una metafora. Considera il tuo universo come a due dimensioni. Pensa di essere l’uomo
nel disegno. Tutto ciò che puoi vedere è il foglio…il nostro mondo sarà sempre
troppo oltre per lui. Il tuo universo ha tre dimensioni spaziali, ma il luogo
da dove provengo ne ha altre tre ! E’ superiore in scala al tuo.
-E
tu hai creato il mio Universo ?
-No,
certo che no. Per citare Grant, vivi in un mondo creato da un comitato. C’è chi
ci definisce i Creatori. Noi siamo superiori in scala…possiamo fare quello che
vogliamo del tuo piccolo foglio di carta. Pensa a noi come a degli scrittori.
Ognuno dà un piccolo contributo alla storia generale. Per facilitare la nostra
memoria, creiamo degli artefatti che, dal nostro punto di vista, sono più
solidi. Noi osserviamo questi artefatti, dato che la tua realtà è un qualcosa
di puramente astratto per noi. Una specie di promemoria visivo.
-Mi
riesce difficile pensare che voi Creatori scriviate ogni singolo momento della
vita di ogni abitante dell’Universo…
-Perché
non è così. Prendi la Terra…pensi sia un caso che tutti i super-umani del
pianeta siano in America ? Che interesse avremmo a scrivere il resto ? Sono i
super-esseri ad interessarci. Pensi che scriviamo di tutto l’Universo ? Il tuo
caro Universo non esiste. Esistono solo un insieme di luoghi la cui posizione è
solo vagamente immaginata.
-Cosa
!? Io sono stato in altre Galassie…vuoi dire che non esistevano ?
-Certo
che esistevano ! Ma non c’è una continuità tra un luogo ed un altro. Se non è
vero, prova a dirmi dove si trova il regno degli Aakon.
-Io…-
aveva la risposta pronta…solo che non c’era risposta. Gli occhi di Henry si
fecero sempre più insistenti.
-Mi
muovo tramite dei Salti Quantici…non ho bisogno di sapere la strada…
-Buon
tentativo di evitare la domanda. Te ne faccio un’altra: perché stavi andando là
?
-Dovevo
fermare una rivolta…
-Lo
so, l’ho scritto io. Che rivolta ? Come lo avevi saputo ? Com’è andata a finire
?
-Io…io…
-Non
lo sai, vero ? Certo che non lo sai: non l’ho scritto. E sai perché non l’ho
scritto ? Perché non importava a nessuno. Ho inserito quel passaggio
semplicemente perché era verosimile che tu avessi qualcosa da fare.
-Quindi
io penso e faccio solo ed esclusivamente quello che scrivi ? Da sempre ?
-Beh,
quello che scrivono i Creatori che si occupano di te.
-Anche
prima che diventassi un super-eroe ?
-Naturalmente
no. Tu non esistevi, prima di essere un super-eroe.
-Ma
i primi anni della mia vita…
-…non
esistono. Tu sei stato creato come Marvel Man, agente dello SHIELD per una
squadra segreta di super-agenti. Poi sei diventato Capo della Sicurezza al
Progetto Pegasus, e sei partito per lo spazio. Solo allora hai iniziato ad
avere una vita passata, anzi solo degli sprazzi di vita.
-Come
posso essere stato creato da adulto ? Prima io…
-Come
te lo devo dire ? Prima tu non esistevi. Sei stato creato già adulto, ed in
seguito abbiamo creato il tuo passato nello SHIELD. Non ci credi ? Allora
rispondi ad una semplice domanda: quand’è il tuo compleanno ?
-Stai
scherzando ?
-Quand’è
il tuo compleanno ?
-Non
era questo che…
-Non
lo sai, vero ? Quanti anni hai ? Quand’è stata l’ultima volta che hai mangiato
una pizza ? Che cosa hai sognato ieri notte? –Io non…
-Come
si chiamava tua nonna ? Che lavoro fa tua sorella ? E’ destra o mancina ?
-Non
capisco cosa…
-Puoi
rispondere ad una sola di queste domande ?
-E’
ridicolo ! Certo che so quand’è il mio compleanno ! E’ il…il…
-E’
in Marzo.
-Vedi
che ho un compleanno ?
-Che
giorno ?
-E’
di…cioè, è un…aspetta…io…
-Non
lo sai. Nessuno ha mai scritto quand’è il tuo compleanno perché il tempo non
esiste nel tuo universo. Sai solo il mese perché l’ho appena “scritto”. Il
tempo per te non esiste. Posso leggere una “storia” su di te “scritta” tempo
fa, e mentre la leggo tu rivivi quel momento. Ricorda che sto usando dei
termini a te comprensibili…non potresti mai capire il processo attraverso il
quale creiamo. Se scrivessi che giorno è il tuo compleanno, il tempo
inizierebbe a passare nel tuo universo perché la successione dei compleanni lo
scandirebbe.
Quasar
lo stava ascoltando, ma non era veramente lì. Stava cercando di ricordare il
suo compleanno…ma non ricordava niente. Non lo aveva mai festeggiato. Non
ricordava la sua infanzia, ma nemmeno cosa aveva fatto negli ultimi anni…
ricordava solo i suoi viaggi, le sue battaglie…anzi, nemmeno i viaggi.
Ricordava solo partenze ed arrivi. Una serie di avvenimenti che non hanno una
continuità tra di loro. E non gli era mai sembrato che dovessero avercela…
-Vuoi
altri esempi ? Pensa a quando Thanos ha conquistato il potere di Galactus.
Avresti dovuto intervenire, giusto ? E perché non l’hai fatto ? Epoch ti disse
che era per ordine di Eternità. “Così vogliono poteri superiori”, ti disse…ma
ero stato io a scriverlo. In realtà, i Creatori che scrissero la storia di
Thanos mi chiesero di lasciarti da parte. E tu non pensasti nemmeno che questo
non fosse in linea con il tuo passato. Pensaci: le tue avventure sono sempre
state isolate, tranne che con i Vendicatori ed in poche altre occasioni. E
tutto questo perché altri Creatori scrivevano di te con loro…se non l’avessero
voluto, tu non ci saresti stato.
-No…no
! Stai mentendo ! Ho incontrato esseri superiori…il Tribunale Vivente, ad
esempio ! Nessuno di loro mi ha mai parlato di te ! Se crei gli universi,
perché il Tribunale non ti ferma ?
-Perché
anche il Tribunale è niente in confronto ai Creatori…non può nemmeno immaginare
la nostra esistenza.
-E
l’entità suprema ? Il capo del Tribunale ?
-Non
c’è nessuna entità suprema, Quasar…è solo un espediente per risolvere alcune
idee e per evitare alcune complicazioni.
-Ed
Origine ? Se crea i super-eroi…
-Origine
non è altro che un nostro riflesso…ci diverte vedere dei nostri riflessi nel
tuo universo. Ci aiuta a pensare che forse siamo più simili di quanto non
pensiamo…che la vostra esistenza non sia così astratta come a volte ci sembra.
-Dici
di poter scrivere tutto quello che vuoi del mio mondo…allora perché ti rifiuti
di portarmi a casa ?
-Io
non mi rifiuto affatto…tornerai a casa quando la storia sarà finita.
-Storia
? Quale storia ?
-Quella
in cui siamo. Non hai ancora capito, mi sa. Hai sempre vissuto in
storie…chiamiamoli “episodi”. Vedi, i Creatori non sono altro che una
minoranza. Noi scriviamo…e non dimenticarti che queste sono solo
metafore…mentre altri leggono. I Creatori scrivono per intrattenere i
lettori…ed in un modo che tu non puoi capire, loro ci retribuiscono per questo
nostro servizio. Le avventure li appassionano…il dramma li interessa…le
situazioni assurde li divertono. Il tuo universo è una specie di luna-park per
noi. Gli episodi fanno parte di…chiamiamole “serie”, perché no…ed ogni serie si
concentra su una singola persona, o su un gruppo. Per questo interagite con
altre persone, di ruolo minore, e combattete contro i criminali.
-L’Universo
è solo…una lettura di piacere, quindi.
-Esattamente.
In questo stesso momento, per come concepiamo il tempo dato che per te non
esiste, loro ci stanno leggendo. Vedo dal tuo sguardo che inizi a capire la
verità…ah, come vorrei che Mike fosse qui. Era entusiasta di questa idea.
-E
quindi ogni Creatore è assegnato ad un eroe ?
-Certamente,
ma non ad uno solo. Capita che una persona non sia scritta per lunghi
periodi…periodi in cui non esiste nel presente, ma esiste nel passato. Leggendo
gli “episodi” passati, rivivrà quei momenti. E’ successo anche a te…non sei
stato scritto per moltissimo tempo, fino a quando non ho deciso che avevi
ancora molto da dire. Ho scritto anche Thor e Capitan Marvel…non è affatto un
caso che vi siate incontrati, quindi.
-Mi
rifiuto di credere che l’universo sia scritto da persone diverse…
-Dio
non gioca a dadi, ma noi decisamente sì. Cerchiamo di dare una continuità alle
storie, sempre per avere l’illusione che il tempo esista e che voi pensiate con
la vostra testa. Cerchiamo di essere il più fedeli possibile al vostro modo di
pensare. Ma nonostante questo, anche se siete in qualche modo reali, il nostro
potere su di voi può superare anche questo. Ciò che un Creatore crea, un altro
lo può distruggere o modificare…la vostra realtà è fluida, ed il suo fluire
convince noi e voi della sua ipotetica stabilità. Un modo complicato per dire
che più le cose cambiano, più restano uguali.
-Credo
di cominciare a capire. Quindi sei stato tu ad inventare il piano di Kronos…
-Esattamente.
Mi ha sempre affascinato…e pensavo meritasse qualcosa di più.
-Qualcosa
di più !? Gli hai fatto uccidere Epoch ! Avrebbe potuto uccidere l’intero
universo solo per fare del bene, ed è stato condannato a morte ! Ti sembra
divertente tutto questo !?
-Certo
che lo era. Kronos sarà anche morto, ma prima o poi qualcuno lo riporterà in
vita ! Nel tuo universo, nessuno si fa male sul serio, nessuno resta morto per
sempre, tutto ritorna sempre come prima !
-Ma
è mostruoso ! Portate ciclicamente il nostro universo verso la catastrofe solo
per divertirvi !? Non c’è nessuno scopo, allora ? Allora non è vero che
l’umanità ha un ruolo cruciale nell’universo…
-Un
Creatore molto più bravo di me ha detto che l’opera di una generazione non può
durare per sempre. Ma dato che per voi il tempo non esiste, la vostra opera può
essere ampliata e sfruttata all’infinito.
-Quindi
non siamo…niente…
-Non
te la prendere. Poteva andarti peggio…potevi non essere mai stato creato, o
potevi essere considerato stupido ed essere distrutto…così.
Prese
il foglio di carta con disegnato l’uomo e lo stracciò, gettandolo in un cestino
sotto la scrivania.
-Non
è il caso di disperarsi. Quando la storia sarà finita ritornerai al tuo
universo e non ricorderai niente.
-Perché
?
-Perché
non sarebbe plausibile. Se tu sapessi di noi, ti affideresti al nostro potere
per salvarti…e non saresti più credibile. Inoltre, è una tradizione. Gli altri
che hanno saputo la verità hanno dovuto dimenticarla.
-Ce
ne sono stati altri ?
-Ti
ho già parlato di Grant…il suo lavoro mi ha ispirato molto. Ma lui decise di
presentarsi a Buddy come un creatore di fumetti… una metafora tutt’altro che
stupida della natura dei Creatori. Ma forse ti interesserà sapere che anche
qualcuno che conosci era a conoscenza della verità…She-Hulk.
-Che
cosa !?
-Ovvio
che tu non lo sappia. Negli “episodi” della “serie” in cui lo sapeva tu non sei
mai apparso. John si divertì molto a giocare con il concetto, ed in effetti non
si può negare che abbia fatto un buon lavoro. Una volta finito, She-Hulk
dovette dimenticare tutto. Ma John può essere utile anche per farti capire la
nostra relazione con i “lettori”. Il lavoro di John sulla vita dell’Uomo Ragno
non fu vista bene dai “lettori”, ed un altro Creatore gli dovette subentrare.
Forse ti interesserà sapere che anche John ti ha “scritto”…in particolare
quando affondò Idro-Base.
-Ma
se voi avete creato tutti gli universi, chi ha creato voi ?
-Beh,
la persona con cui stai parlando è stata creata dal tuo Creatore, ed è solo una
manifestazione…io non posso entrare nel tuo universo più di quanto tu non possa
entrare in quel foglio di carta. Posso soltanto creare un universo abbastanza
simile al tuo perché tu ci possa sopravvivere, ed usare un personaggio che
parli per me. Per quanto riguarda la nostra origine…nessuno lo sa. A creare il
tuo particolare universo furono Stanley e Jacob…partendo da un universo persino
più atavico. Prima dei creatori di quell’universo originale, Joe e Jerry,
nessuno osa immaginare che cosa ci fosse. Personalmente non vorrei vivere in
una realtà senza questo tipo di creazione.
-Tutto
ciò che si conosce è stato creato da due chiamati Joe e Jerry !?!?
-Non
sono certo famosi per i loro nomi.
-E
chi ha scritto me ?
-Soprattutto
Mark. Se non fosse stato per lui, saresti stato solamente un personaggio di
poco conto, poco più di una comparsa. Devi quasi tutto a quel Creatore…è grazie
a lui che sei quello che sei. E’ grazie a lui che io scrivo di te…si può
tranquillamente dire che, senza Mark, tu ora non esisteresti.
-Vorrei
poterlo incontrare.
-E’
impossibile. E’ morto.
-Cosa
!? Credevo foste oltre la morte…
-Lo
siamo…ricordati che sto semplicemente usando delle metafore.
-Ma
hai detto che prima o poi tutti tornano in vita…
-Nel
tuo universo, certo. I Creatori hanno una grande limitazione…non possono niente
contro i propri simili. Per voi siamo degli dei, ma tra di noi siamo come
esseri umani. Prova a pensare…ti basta stracciare un foglio per uccidere
quell’omino stilizzato, ma senza Bande Quantiche non puoi fare nulla contro i
tuoi simili.
-E’
per questo che avete creato l’Universo ? Per poter sfruttare i vostri poteri ?
-A
meno che tu non intenda a livello inconscio, no. Il tuo mondo è molto più
interessante del nostro…eroi, criminali, alieni, entità cosmiche…niente di
tutto ciò ha un analogo nel nostro mondo. La nostra esistenza è molto più
banale.
-Siamo
uno svago…un modo per far passare il tempo.
-In
un certo senso.
-Non
ci credo.
-Come
scusa ?
-Sei
molto bravo, sai ? Sono quasi orgoglioso che tu mi scriva…ma ti sei fregato.
Credo che tu debba ancora dirmi perché mi hai portato qui.
-Invece
te l’ho detto. Mi sembrava una buona idea.
-Hai
detto che la mia vita non esiste se non quando la scrivi, che ogni mio pensiero
ed azione è ideata e messa in pratica da te.
-Vedo
che inizi ad accettare la cosa.
-Quindi
tutto ciò che ho detto e pensato è stato scritto da te.
-Esattamente.
Dove vuoi arrivare ?
-Il
solo fatto che tu mi ponga questa domanda mi fa capire che ho ragione. Perché
chiedermi cosa voglio dire se sei tu a parlare ? Tu mi hai portato qui per un
motivo, ma non vuoi ammetterlo…
-Sì,
questo mi dimostra che sei pronto per sapere il finale della storia. Ho omesso
di dirti una cosa, Quasar. Che nel mio mondo, Creatori e “lettori” sono una
minoranza. Spesso siamo considerati male solo perché lo facciamo, e perché
crediamo che voi siate veri. Tremendo, vero ? I tuoi dei sono solo un gruppo
ristretto di emarginati.
-Ma
siete comunque molto potenti ed importanti…
-Solo
tra di noi. Io ero un lettore prima, Quasar. Vedi, tu non sei stato creato
nell’universo in cui vivi, ma in un altro. Ora ti trovi in un universo gestito
da pochi Creatori… La beffa definitiva,
vero ? Ho scritto un capolavoro con la tua vita, ma probabilmente non lo
leggerà nessuno.
-A
parte il fatto che hai una bella tendenza all’egocentrismo, non hai detto che i
Creatori muoiono molto prima di noi ? Che le nostre storie sopravvivono molto
più di voi ?
-E
con questo ?
-Mi
hai portato qui come esercizio di psicanalisi. Cerchi un motivo per continuare
a scrivere.
-Qualcosa
del genere, anche se non è niente di così radicale. Questo è il venticinquesimo
episodio che scrivo su di te, Quasar. Fin dai tempi di Stanley, questa è una
tappa importante. Dimmi…c’è un motivo per cui continuare a scrivere ?
-Devo
prima sapere una cosa.
-Dimmi.
-Perché
scrivete di noi ? Perché vi affasciniamo ?
-Perché,
anche se insulsi rispetto a noi per la vostra inferiorità di scala, siete
migliori di noi. Voi siete degli eroi…noi dei semplici esseri viventi.
-Perché
io ? Anche io sono solo un essere umano !!
-Per
due motivi. In parte perché, essendo abituato a trattare con esseri astratti ed
onnipotenti, sei il più adatto a comprendere le mie parole. Ma soprattutto per
la nostra affinità di carattere. Come te, non sono mai sicuro di cosa
faccio…come te, non sono mai del tutto sicuro di aver preso la decisione
giusta.
-Io
sono riuscito a farmene una ragione…grazie a te, suppongo. Se io posso
continuare a fare l’eroe, tu puoi continuare a scrivere.
-Ma
tu sei solo un personaggio immaginario !
-Se
anche un solo lettore leggerà ciò che scrivi…ciò che scrivono tutti i
Creatori…allora forse imparerete qualcosa da noi, ed anche tra di voi ci
saranno eroi. O altrimenti, se anche uno solo di loro deciderà di scrivere,
creerà un nuovo universo… e forse avrete un’altra speranza.
-E
se così non fosse ? Se fosse tutto veramente inutile ?
-Beh,
allora diciamo che almeno vi sarete divertiti.
Henry
sorrise. E quel sorriso era la prova che, dopotutto, ne era valsa la pena.
-Hai
ragione. Basta con queste riflessioni esistenziali…non sono mai state il mio
genere. Credo sia ora di rimandarti a casa, adesso.
-Dovrò
dimenticare questo incontro ?
-Temo
proprio di sì.
-Gli
altri dovrebbero sapere…dovrebbero sapere che la loro esistenza ha uno scopo,
anche quando sembra che il mondo gli cada addosso.
-Se
lo sapessero, non varrebbe la pena far cadere il mondo. Ma credo che, in fondo,
abbiate sempre saputo la verità.
-Forse
perché, in fondo, volevate farcela conoscere.
-Sono
molto contento di questo incontro, Quasar. Vorrei tanto farti sapere se questa
storia piacerà o meno. Probabilmente hai ragione…forse il solo fatto di
scrivere ha un valore intrinseco.
-Non
potresti almeno…ecco…rendermi la vita un po’ più facile, nelle prossime storie
?
-Temo
proprio che il peggio debba ancora arrivare, Quasar…potrei inventarmi qualcosa
in questo senso, ma non posso svelartelo…rovinerei la sorpresa.
-E’
stato un piacere incontrarti, Henry. Paradossalmente, sapere di essere solo un
prodotto dell’immaginazione altrui mi ha dato uno strano senso di completezza.
-Torna
a casa adesso, Quasar. Ci rivedremo tra altri venticinque numeri.
Henry
indicò lo schermo e Quasar scomparve. Lo schermo si spense ed Henry guardò
verso l’alto.
-Come
sono andato, Fabian ?
Gli
rispose una voce dall’alto…da molto più in alto, oltre l’orizzonte del foglio
su cui era stato creato Henry.
-Sei
stato molto bravo, Henry…mi dispiace non averlo potuto incontrare di persona.
Immagino che, essendo noi due la stessa entità, l’abbia incontrato comunque.
-Fabian
?
-Sì
?
-Stavo
pensando a quello che ha detto Quasar. Anche io sono solo un prodotto
dell’immaginazione…una tua creazione. Dovrò dimenticare anche io quello che è
successo ?
-Non
preoccuparti, Henry…probabilmente ti userò ancora in un’altra storia. Saluta i
lettori, prima di svanire.
Le
dita di Fabian scrissero le ultime frasi sullo schermo, mentre il piccolo
universo di Henry scomparve definitivamente. La storia era conclusa, ormai…e
poté scrivere la parola FINE.
Guardò
per un attimo lo schermo. Quelle parole avevano dato un altro attimo ad un
piccolo universo. Un universo che, solo ora riusciva a comprendere appieno, era
molto più grande di qualsiasi altro.
File. Salva. Esci.
Fabian
si sgranchì le dita, si mise comodo sulla sedia ed iniziò un’altra storia.